COVID-19: NESSUNO VA DIMENTICATO! #30

COVID-19: NESSUNO VA DIMENTICATO! #30

COVID-19 | BOLLETTINO #30 | 1 dicembre 2020

“Possa il Signore restituirci la vista, per riscoprire che cosa significhi
essere membri della famiglia umana”. (Papa Francesco)

Nuovi progetti nonostante la pandemia

La pandemia ha messo a dura prova il settore umanitario, richiedendo sforzi umani ed economici straordinari. Ciononostante, le organizzazioni umanitarie cattoliche hanno avviato nuovi programmi per fornire sostegno ai rifugiati e agli sfollati forzati.

Caritas Internationalis ha lanciato un programma triennale (EN; FR) per assistere i rifugiati burundesi nel campo di Mahama in Ruanda. Il programma è volto ad aiutare le donne ad avviare piccole imprese. Guadagnando qualche soldo, le donne del campo possono ottenere una certa autonomia, riacquistare la loro dignità e prendersi cura della loro famiglia, ha spiegato Ngarambe Vanson, membro del personale del campo della Caritas Rwanda. Il programma fornisce anche strumenti e sementi per l’agricoltura e assiste gli anziani. Inoltre, i mediatori sono stati addestrati per offrire formazione per il consolidamento della pace all’interno del campo e sostenere le persone affette da disturbi mentali. Il lavoro della Caritas e la generosità dei donatori hanno aiutato gli sfollati a migliorare la qualità della loro vita, anche in questi tempi difficili in cui le loro piccole imprese sono state duramente colpite a causa della pandemia del COVID.

La ICMC, in collaborazione con l’Ufficio per la popolazione, i rifugiati e le migrazioni del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, ha lanciato un nuovo programma (EN) per l’anno 2020/2021 che fornisce assistenza umanitaria vitale a persone vulnerabili e a rischio sia per le comunità di rifugiati che per quelle ospitanti in Giordania. La ICMC in Giordania è fortemente focalizzata sulla violenza e disuguaglianza di genere, nonché sui matrimoni infantili. Costruendo la loro resilienza, i corsi di competenze di vita facilitano l’emancipazione delle giovani donne sopravvissute e delle ragazze a rischio di matrimonio infantile. Inoltre, l’organizzazione cattolica continuerà a svolgere alcune delle sue attività regolari, come i servizi di supporto psicologico e mentale e le classi di alfabetizzazione per la lingua araba e inglese. Quest’anno, la ICMC ha personalizzato i suoi spazi a misura di bambino per rispondere alle esigenze psicosociali dei più giovani, attraverso attività mirate pensate per aumentare la resilienza di circa 4500 bambini. Infine, attraverso il programma per il sostentamento, i partecipanti beneficiano della formazione professionale, dello sviluppo di competenze trasversali e del rafforzamento della loro capacità occupazionale. Ogni studente diplomato concluderà il programma con un kit di avviamento personalizzato per l’inizio di un’attività generatrice di reddito.

In Bangladesh, Caritas, Jesuit Refugee Service (JRS) e Catholic Relief Service (CRS) si sono uniti in un nuovo progetto per aiutare migliaia di rifugiati Rohingya. Le tre agenzie cattoliche hanno lanciato il Centro Polivalente per Adolescenti (EN; ES) per promuovere lo sviluppo psicologico dei giovani. Questo fornirà, inoltre, consulenza e sviluppo di competenze agli adolescenti, servizi di assistenza all’infanzia e assistenza alle future madri e ai bambini con bisogni speciali. Il progetto, lanciato dopo un workshop nel Cox’s Bazar nel novembre 2020, sarà rivolto ai ragazzi tra i 12 e i 18 anni e durerà fino ad aprile 2021, ma potrebbe essere prolungato se necessario. Inmanuel Chayan Biswas, responsabile delle operazioni del programma Caritas di risposta alle emergenze, ha spiegato che i finanziamenti del JRS per il progetto erano principalmente per i settori riguardanti la protezione, mentre il CRS fornisce supporto per la riduzione del rischio di disastri naturali, accoglienza e protezione. Il CRS fornisce poi supporto tecnico e consultivo. Infine, secondo quanto riferito da padre Jerry Gomes, un gesuita del Bangladesh che rappresenta il JRS nel paese, questo finanzia 11 strutture per i bambini, che hanno già portato l’istruzione di base a circa 4000 beneficiari.

Difendere le vittime delle crisi umanitarie

Come ha sottolineato più volte Papa Francesco, molteplici crisi colpiscono questo mondo ferito e l’umanità; se vogliamo uscire dalla pandemia meglio di prima, è necessario, quindi, affrontare tutti i mali che affliggono la nostra società. Per questo motivo, è importante continuare ad accrescere la consapevolezza comune sulle numerose crisi umanitarie presenti in tutto il mondo, oltre che sull’emergenza pandemica.

“Siamo veramente in una profonda crisi umanitaria e abbiamo bisogno di solidarietà”, ha detto Luiz Fernando Lisboa, vescovo della diocesi di Pemba in Mozambico, in un appello all’aiuto (EN; FR) per migliaia di famiglie sfollate a Cabo Delgado. Molte persone non hanno documenti e arrivano con quasi niente. “Ci sono un sacco di persone da curare e hanno bisogno di tutto, ma in questo momento stiamo affrontando i bisogni più essenziali, che sono il cibo e un posto dove stare”, ha aggiunto, nella compagnia di volontari (tra cui un team di Caritas Pemba) che accolgono e offrono aiuto agli sfollati. “È una situazione molto difficile perché ci sono ancora centinaia tra loro che dormono sulla spiaggia. Hanno ricevuto snack, tè caldo, ma non cibo solido.” Inoltre, un team addestrato sta dando seguito con supporto psicosociale: “La diocesi di Pemba sta formando sacerdoti, suore e operatori pastorali laici per la consulenza traumatologica, in modo che possano visitare le famiglie e i centri IDP (Internal Displaced Persons) per fornire assistenza”. Infine, il vescovo Lisboa ha espresso la sua gratitudine per gli individui, le organizzazioni e i gruppi che hanno aiutato le famiglie sfollate a Cabo Delgado, ringraziando “tutte le persone che si sono interessate alla nostra situazione.”

“Come guide spirituali e pastori del popolo di Dio e dei suoi concittadini, esprimiamo la nostra profonda tristezza per la recente guerra tra fratelli/sorelle nel nostro vicino paese, l’Etiopia”, hanno detto i Vescovi dell’Eritrea in un comunicato (IT; ES; FR) sul conflitto tra il governo di Addis Abeba e le autorità regionali della regione etiope del Tigray. “La guerra è contro la vita e contro lo sviluppo”. Pertanto, i Vescovi chiedono pace e dialogo: “In nome di Dio e per il bene dei popoli coinvolti, chiediamo l’immediata cessazione delle ostilità”. Nel frattempo, Abba Mussie Zerai, sacerdote dell’Eparchia di Asmara che da tempo si batte per la protezione dei migranti, ha chiesto uno status legale che possa proteggere i rifugiati eritrei nel Tigray. Come ha spiegato all’Agenzia Fides (EN; ES; FR), ci sono migliaia di eritrei nel Tigray che sono spesso affamati ed esposti a ogni forma di sfruttamento e abuso. La disperazione aumenta e spinge queste persone nelle mani dei trafficanti di esseri umani. Abba Mussie ha chiesto all’Unione europea di “investire risorse per rendere dignitosa l’accoglienza di questi profughi eritrei in Etiopia garantendo accesso al diritto di asilo, accesso allo studio, alle cure mediche, al lavoro. Questo è il modo migliore per aiutare e accogliere i profughi. Altrimenti l’esodo verso l’Europa aumenterà con il triste conteggio di morti nel deserto e nel Mare Mediterraneo”.

I Vescovi José Mazuelos e Bernardo Álvarez hanno pubblicato una Lettera Pastorale dal titolo: ‘In ascolto dell’eco di Lampedusa nelle Isole Canarie’ (ES). Le quattro sezioni della Lettera toccano il dramma degli immigrati; la globalizzazione dell’indifferenza; chiamati ad essere buoni samaritani; e fratelli e sorelle tutti. Gli autori ribadiscono i quattro verbi che riassumono i programmi animati dalla parabola del Buon Samaritano, vale a dire: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. “Dove molti vedono un emigrante, il cristiano vede un fratello o una sorella con una vita segnata dal dolore e dalla sofferenza, che cerca speranza per una vita migliore. Non dobbiamo dimenticare che, solo quando le attuali ingiustizie e crisi umanitarie cesseranno, saremo in grado di regolare i flussi migratori. Inoltre, occorre evitare l’immigrazione superflua creando reali opportunità di vita dignitosa nei paesi di origine. Fino ad allora, è necessario aumentare e semplificare la concessione dei visti; aprire corridoi umanitari; garantire alloggi, sicurezza e servizi essenziali; offrire opportunità di lavoro e formazione; promuovere il ricongiungimento familiare; proteggere i minori; garantire la libertà religiosa e promuovere l’inclusione sociale”, si legge nel documento. Di fronte all’arrivo di migliaia di immigrati nelle isole Canarie, i vescovi locali invitano i fedeli cattolici e la società in generale a prendere coscienza della povertà e della vulnerabilità di queste persone. Tutti dovrebbero fare in modo che nessuno si senta emarginato o disprezzato, ma che tutti sperimentino l’accoglienza, l’attenzione e il rispetto che meritano quali esseri umani.

Voci dalla Chiesa

In un video messaggio del 25 settembre alla 75a sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Papa Francesco chiede riforme, multilateralismo, cooperazione e rispetto della dignità umana. Egli esprime anche il desiderio della Santa Sede che l’ONU serva “come segno di unità tra gli Stati e come strumento al servizio dell’intera famiglia umana”. Il Santo Padre sottolinea che una “grave mancanza di rispetto per la dignità umana” è alla base di ciò che egli chiama la cultura dello scarto. Cita casi di persecuzione religiosa, crisi umanitarie, uso di armi di distruzione di massa, sfollamenti interni, traffico di esseri umani e lavoro forzato, e il “gran numero di persone costrette a lasciare le loro case”- tutto questo è “intollerabile, ma volutamente ignorato da molti”. Il Papa continua sottolineando gli effetti devastanti della crisi COVID-19 sui bambini, compresi i migranti non accompagnati e i rifugiati, rimarcando che i casi di abuso e violenza sui bambini sono aumentati. Infine, “da una crisi non si esce uguali: o ne usciamo migliori o peggiori”, insiste il Santo Padre.  “Perciò, in questo momento critico, il nostro dovere è di ripensare il futuro della nostra casa comune e del nostro progetto comune”, rafforzando il multilateralismo e la cooperazione tra Stati.

In un messaggio per la Giornata Internazionale della Pace (EN; ES; FR) del 21 settembre, Barani Edwardo Hiiboro Kussala, Vescovo di Tombura-Yambio, si è unito al Santo Padre “el suo desiderio di pace, nella sua preghiera per la pace e nel suo lavoro per la pace per il mondo e ancora di più per noi qui in Sud Sudan”. Per ottenere la pace, “dobbiamo prima di tutto innamorarci di Dio”, dice il Vescovo. Poi, è necessario amare gli esseri umani, “creati da lui a sua immagine.” Mons. Hiiboro continua sottolineando i mali del tribalismo: “Indipendentemente dal fatto di essere membri delle nostre diverse comunità etniche, siamo tutti attratti dal fatto che Dio ha creato tutti noi a sua immagine. Di conseguenza non puoi in nome della tua tribù umiliare un’altra tribù, non puoi in nome della tua tribù privare un’altra tribù e non puoi in nome della tua tribù opprimere altri esseri umani. Pertanto siamo chiamati da questo denominatore comune, che Dio è il nostro creatore e tutti gli esseri umani sono a Sua immagine, quindi tutti noi abbiamo diritto al rispetto e tutti noi abbiamo il diritto di vivere insieme.”

Marie Dennis di Pax Christi International è stata invitata ad unirsi alla Commissione COVID-19 che sta lavorando per immaginare il mondo dopo il COVID-19. In un’intervista a Vatican News (EN; ES), Marie Dennis sostiene che la Chiesa con il suo insegnamento sociale “può aiutare a generare e valutare idee che possono plasmare un futuro più giusto e sostenibile.” Per lei, il COVID-19 sta smascherando la profonda ingiustizia e violenza che lasciano troppe persone, comunità e paesi molto più vulnerabili di altri. Tuttavia, crede che “i germi della non-violenza siano stati seminati da tutti coloro che in qualche modo stanno rispondendo in termini di solidarietà alle sofferenze causate dal Covid19. Questi semi, nutriti e curati con amore, possono dare origine a una globalizzazione della solidarietà radicata nella non-violenza, che promuoverà una pace giusta e sostenibile”. Marie Dennis afferma che il futuro sarà determinato dalla qualità, dalla metodologia e dal contenuto dell’educazione che offriamo alle giovani generazioni. A questo proposito, sottolinea la profonda disuguaglianza di opportunità educative all’interno e tra molti paesi in tutto il mondo e di come il COVID-19 ha peggiorato questa disuguaglianza. “Spostare gli investimenti economici dalle spese militari all’istruzione sembrerebbe un modo ovvio di investire in un futuro giusto, pacifico e sostenibile”. La Chiesa cattolica ha svolto un ruolo notevole nel garantire l’educazione delle comunità vulnerabili e svantaggiate. “Il contributo che le scuole cattoliche offrono alla pace e al benessere nelle comunità divise e in Paesi sopraffatti dalla violenza, può essere immenso”, ha spiegato; “Particolare merito hanno quelle scuole in cui il programma di studi comprende una profonda analisi della non-violenza come stile di vita e come strumento per trasformare i conflitti.”

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