Donne lavoratrici migranti: sfide e potenzialità

Donne lavoratrici migranti: sfide e potenzialità


BOLLETTINO 2022 | #7

Donne lavoratrici migranti: sfide e potenzialità

 

Al di là dello stereotipo che vede nelle donne migranti semplici familiari a carico degli uomini oppure persone che si spostano solo per ricongiungimento familiare c’è una lunga storia di donne che migrano per lavoro, con numeri in aumento negli ultimi dieci anni. Si tratta di flussi migratori spesso influenzati dalla mancanza di un’occupazione dignitosa e di parità di diritti nei Paesi d’origine, oltre che dall’aumento della domanda di manodopera femminile nei Paesi di destinazione. 

Le donne migranti affrontano spesso diverse sfide e ostacoli. Convinzioni stereotipate sull’idoneità delle donne a certi incarichi hanno limitato le loro opportunità di lavoro presso i Paesi ospitanti. Di conseguenza, le donne migranti non hanno altra scelta che cercare lavoro all’interno dei “settori invisibili”, cosa che le espone al rischio di disinformazione, lavoro indecente, tratta di esseri umani, ricatti e abusi. Una volta che hanno trovato un impiego, le lavoratrici migranti spesso non sono in grado di accedere ai sistemi formali di trasferimento delle rimesse e si trovano spesso escluse dal diritto al ricongiungimento familiare e dal diritto di avere figli nei Paesi ospitanti.

Infine, la salute, il benessere e il reddito delle lavoratrici sono stati colpiti in modo sproporzionato dalla crisi del COVID-19 e, nonostante in pandemia svolgessero lavori essenziali, molte sono dovute tornare nei loro Paesi. Una volta rientrate, spesso si trovano ad affrontare pregiudizi e una diffusa carenza di servizi di reinserimento oltre che di opportunità lavorative. 

Il presente Bollettino intende promuovere la tutela e la valorizzazione dei diritti delle lavoratrici migranti. Queste possono rappresentare una ricchezza per i Paesi ospitanti, colmando le principali lacune nel mercato del lavoro, sollevare di conseguenza le loro stesse famiglie dalla povertà e sostenere il loro Paese d’origine attraverso i flussi di rimesse. A tal fine, questo Bollettino presenta alcune buone pratiche e dichiarazioni volte a garantire l’inclusione delle donne migranti e lo sviluppo del loro pieno potenziale.


Valorizzazione e protezione delle donne lavoratrici migranti


Nell’Enciclica
Fratelli Tutti, Papa Francesco auspica una nuova società dove nessuno resti escluso. Facendo un paragone tra i gruppi vulnerabili, mette a confronto donne e migranti: “Così come è inaccettabile che una persona abbia meno diritti per il fatto di essere donna, è altrettanto inaccettabile che il luogo di nascita o di residenza già di per sé determini minori opportunità di vita degna e di sviluppo”. Inoltre, in occasione dei 500 anni dall’arrivo del Vangelo nelle Filippine, il Santo Padre ha dedicato parole di elogio per le donne filippine a Roma, definendole “‘contrabbandiere’ di fede! Perché dove vanno a lavorare, lavorano, ma seminano la fede”. E le ha ringraziate per la gioia che portano al mondo intero e alle comunità cristiane. È un’esperienza missionaria. “il vangelo della vicinanza di Dio chiede di esprimersi nell’amore verso i fratelli”, ha affermato. E ha, altresì, ricordato che la Chiesa ha la stessa missione di accogliere e portare Cristo agli altri.  

L’Arcivescovo Bernardito Auza, già Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite e Nunzio Apostolico, ha partecipato al 3º Comitato per la Promozione delle Donne. In questa occasione, egli ha espresso preoccupazione per la violenza e la discriminazione affrontate dalle donne migranti (EN), comprese le lavoratrici migranti, che “subiscono situazioni di esclusione, maltrattamenti e violenza”. Il Nunzio Apostolico ha affermato che “queste donne meritano di essere accolte, protette e integrate con dignità nelle nostre comunità. Meritano anche pieno e pari riconoscimento davanti alla legge, anche attraverso l’accesso al sistema giudiziario”. A tal proposito, ha sottolineato l’importante assetto costituito dal Patto Globale sulla Migrazione, ma anche la necessità di una efficace legislazione e della sua applicazione per prevenire la tratta di persone e il lavoro forzato.

In occupazioni quali il lavoro domestico, le lavoratrici migranti si trovano spesso escluse dal diritto al ricongiungimento familiare e al diritto ad avere figli nei Paesi ospitanti. A questo proposito, il n. 14 dei Venti Punti d’Azione per i Patti Globali mira a “Incoraggiare gli Stati ad adottare politiche e pratiche che favoriscano e preservino l’integrità e il benessere della famiglia, indipendentemente dallo status migratorio”. Tra i vari esempi, vale la pena menzionare la richiesta per “L’adozione di leggi che consentano il ricongiungimento dei rifugiati e dei migranti con le loro famiglie, e che riconoscano ai membri di queste il diritto di lavorare” nonché “politiche che promuovano il rintracciamento dei familiari e il ricongiungimento con loro”.

Nell’ambito del progetto “Volti per le Migrazioni”, la FOCSIV ha prodotto un dossier che analizza la questione della migrazione di genere. Partendo dal quadro della comunità internazionale, il documento presenta gli obiettivi di sviluppo sostenibile e il Patto Globale sulla Migrazione quali promotori della politica migratoria che tiene conto in maniera prioritaria delle questioni di genere. Il documento riporta anche le cause della migrazione delle donne e le sfide che devono affrontare. L’analisi rivela una doppia discriminazione: come donne, sono relegate a posizioni marginali nel mondo del lavoro; come migranti, sono soggette alla tratta e allo sfruttamento. Infine, vengono presentate le buone pratiche dell’Italia e dell’Unione Europea, in modo da dimostrare che la cooperazione europea e italiana può svolgere un ruolo importante nella promozione di canali sicuri di migrazione per le donne, i loro diritti e quindi il loro contributo allo sviluppo sostenibile.


Le buone pratiche degli attori cattolici


Gli attori cattolici sono impegnati nel sostenere l’integrazione delle lavoratrici migranti nei Paesi di accoglienza e prendersi cura di coloro che ritornano nel loro Paese di origine. Di seguito alcuni esempi del loro impegno.

Nella città di Ferrol, in Spagna, presso l’officina tessile della Caritas le donne migranti imparano i segreti della sartoria, ma stringono anche legami e svolgono attività che le aiutano ad integrarsi nella comunità. Qui poi ci sono due studentesse di Moda che hanno avviato un progetto di moda circolare che cerca di istruire le donne migranti al lancio di un marchio dedicato al riciclaggio creativo dell’abbigliamento usato. È ciò che viene chiamato upcycling: partendo dai vestiti che la Caritas riceve in dono vengono creati altri indumenti. Attraverso questo progetto, chiamato Facendo realidade a moda circular e sustentable en proximidade (ES), le donne migranti vengono guidate sia nella parte più creativa del processo, come ridisegnare l’abbigliamento usato per trasformarlo in un altro capo, che nella formazione per la creazione e l’implementazione del proprio marchio, nonché di nozioni di marketing digitale per promuoverlo sui social media. 

Le suore Scalabriniane a Fortaleza, Brasile, con l’aiuto di alcuni migranti volontari della Pastorale, si sono prese cura di molte donne migranti (PT), madri con bambini, rimaste senza lavoro, senza cibo e senza la garanzia di un alloggio a causa della pandemia. Le missionarie sono andate di casa in casa per offrire alle donne migranti cestini di cibo e mascherine. Inoltre, gli incontri settimanali online promossi dalla Pastorale hanno permesso a queste donne migranti di investire in forme di generazione di reddito per garantire il sostentamento delle loro famiglie. Uno specialista in affari ha spiegato passo dopo passo a ciascuna di loro come avviare la propria attività. Dopo più di un anno di orientamento, ciascuna delle donne migranti gestisce una piccola impresa. La Pastorale assiste e accompagna anche le donne madri che, bisognose e prive di informazioni, cadono vittime della tratta, operando in sinergia con la Pastorale Carceraria e il Difensore Civico, ponti per snellire il processo e favorire alternative alla detenzione.

Nonostante i siriani abbiano il diritto a lavorare in Turchia, i loro datori sono restii ad avviare le necessarie pratiche, lasciando così molti di questi lavoratori senza tutele, vittime di un’instabilità che rende ancora più vulnerabile la loro vita quotidiana. Tuttavia la povertà, la mancanza di assistenza sociale e la disoccupazione affliggono in particolare le donne, a causa dei bassi livelli di istruzione e, conseguentemente, delle scarse competenze tecniche e linguistiche. Caritas italiana e Caritas Turchia hanno avviato un progetto teso a favorire un percorso di autonomia femminile destinato a 50 donne migranti, che prevede attività di formazione professionale e il successivo inserimento lavorativo. L’obiettivo è favorire l’accesso a corsi di formazione professionali e stage lavorativi presso imprese locali. Si cerca, inoltre, di promuovere la nascita di microimprese attraverso una formazione ad hoc ed il sostegno finanziario.

Molte donne e ragazze minorenni del Bangladesh, che emigrano per lavoro all’estero, sperimentano lo sfruttamento e gli abusi sul posto di lavoro. In risposta a questa situazione, il CAFOD – insieme a OKUP, un’organizzazione locale di migranti in Bangladesh – sta intraprendendo un progetto triennale (EN) dal titolo “Emancipazione delle donne e delle ragazze lavoratrici migranti, comunità e istituzioni chiave per proteggere e promuovere i diritti dei lavoratori migranti e l’accesso alla giustizia”. Il progetto – finanziato dal CAFOD e dall’UE – mira a garantire che le donne lavoratrici migranti e le loro comunità siano più resilienti e unite contro la migrazione, la tratta e lo sfruttamento, e che i loro diritti siano meglio protetti attraverso il miglioramento dei meccanismi di giustizia istituzionale. Il report sull’accesso alla giustizia (EN) mette in evidenza le sfide e le barriere della giustizia affrontate dalle donne migranti e offre raccomandazioni per un miglioramento di tale sistema.


Testimonianze e storie 


Gabriela è arrivata in Italia nel 2018 dal Brasile. Pur avendo una laurea in giornalismo e parlando diverse lingue, in quattro anni ha faticato a trovare un lavoro nella sua area di competenza. Tuttavia, non si è persa d’animo, trovando diversi impieghi occasionali per poter sbarcare il lunario. Infine, nel 2022, grazie al progetto
“E-Library on the move” del CSER (Centro Studi Emigrazione dei Missionari di San Carlo) torna a fare quello che faceva in Brasile: comunicazione, educazione sociale e collaborazione in biblioteca. Il progetto mira all’integrazione professionale nel campo delle biblioteche digitali delle donne migranti e rifugiate qualificate, che in Italia lavorano molto spesso in settori e posizioni che richiedono mansioni umili e qualifiche basse. Gabriela si dice entusiasta di partecipare alla “E-Library on the move”, in quanto le dà la possibilità di acquisire nuove competenze tecniche in un ambiente di lavoro inclusivo e stimolante.

Quella di Hugette è la storia di una madre fuggita dalla Repubblica Democratica del Congo nella speranza di trovare una vita migliore e più sicura per se stessa e per i suoi figli. Quando è arrivata in Sudafrica, tuttavia, si è resa conto che la vita era più dura del previsto. Un’amica le ha poi parlato del programma di generazione di reddito del JRS (EN; ES; FR). Ora che si è diplomata, condivide le sue speranze per il futuro: “Ho le conoscenze, posso andare avanti con la mia vita ed essere indipendente. Ora so come fare le unghie, massaggi e make-up. Il mio sogno è quello di aprire la mia attività, affittare uno spazio e assumere persone per aiutarmi”. Michelle, un’insegnante del programma, ha detto: “Molte delle donne del nostro programma hanno un’istruzione limitata, sono disoccupate e lottano per prendersi cura delle loro famiglie. Diamo a tutti una possibilità indipendentemente dal loro background educativo. Ti aiutiamo a diventare un professionista. E diamo anche speranza”.

Nel libro Driven by the Depth of Love, dell’ICMC, il fotogiornalista Christian Tasso presenta numerose storie di lavoratori migranti provenienti da diverse parti del mondo. Tra queste, possiamo trovare storie di donne migranti che vivono a Chicago (EN), negli Stati Uniti, che raccontano la loro esperienza di migrazione, dal viaggio travagliato alle difficoltà culturali, sociali ed economiche incontrate nel loro processo di integrazione. Il filo conduttore che lega queste storie è il loro rapporto con la Pastorale Migratoria, un ministero guidato dagli immigrati dell’arcidiocesi di Chicago per il servizio, la giustizia e le azioni di accompagnamento nelle comunità parrocchiali con popolazioni immigrate di grande entità. Il ministero parrocchiale, creato nel 2008, lavora per affrontare le questioni  dei diritti del lavoro, della documentazione e altre questioni che sono centrali per le comunità migranti e ha aiutato tutte queste donne a trovare il loro posto nella società che le ha ospitate.

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