Padre Fabio Baggio C.S., Sezione Migranti e Rifugiati
al Festival Biblico di Rovigo, 20 maggio 2018
La speranza nella prospettiva cristiana presenta quattro punti fondamentali:
– L’affidamento al trascendente
– La sopportazione in vista del futuro
– La sfida della morte: non c’è nulla da perdere
– L’interpretazione positiva della tragedia: la possibilità di riscatto
Nella speranza dei migranti riscopriamo la nostra speranza, nei suoi quattro elementi.
L’affidamento al trascendente
Qasier, rifugiato pakistano: «Volevo dare voce alle sofferenze della minoranza cristiana perseguitata. […] Ho viaggiato in tutto il Pakistan per far conoscere la difficile vita cui sono costretti i cristiani, discriminati dalla legge contro la blasfemia e spesso vittime di violenze brutali fino all’assassinio. Alcuni gruppi terroristici consideravano le mie parole un attacco allo Stato e all’islam e sono dovuto fuggire. Non è stato facile, ma nei momenti bui la fede è stata l’ancora di salvezza.»
La sopportazione in vista del futuro
Sonia, 25 anni, rifugiata nigeriana, incinta di quattro mesi: «Con mio marito volevamo raggiungere l’Europa per dare un futuro al figlio che aspetto. Una notte a Tripoli ci hanno fatti salire su un gommone scuro, eravamo 120, c’era acqua e pane, ma mancavano i giubbotti di salvataggio per tutti. Dopo 4 giorni di navigazione il gommone si è capovolto, eravamo in troppi e le onde erano alte. Ci siamo salvati in 10. Anche mio marito è morto, aveva 28 anni. Ora chiedo solo di essere aiutata a rimanere in Italia, lavorare e crescere il figlio che aspetto.»
La sfida della morte
Bakary, 16 anni, Guinea Bissau, rifugiato minore non accompagnato: «Meglio morire in mare che stare in Libia. In mare si muore una volta sola, se stai in Libia è come se morissi tutti i giorni. I letti dove dormivamo in Libia erano pieni di insetti, avevamo pagato per il viaggio, ma nell’attesa dovevamo lavorare per i padroni del posto. Gratis, come schiavi. Chi si rifiutava veniva picchiato. Ho visto gente morire sepolta a pochi metri da dove dormivamo.»
L’interpretazione positiva della tragedia
Yusra, 18 anni, ragazza siriana, è andata alla olimpiadi per aver salvato 19 persone nel suo naufragio: «Non sarei rimasta là a lamentarmi che sarei potuta annegare: c’erano alcune persone non sapevano affatto nuotare. Se fossi affogata, almeno sarei morta orgogliosa di me e di mia sorella.»
“Per favore, non spegniamo la speranza nel loro cuore; non soffochiamo le loro aspettative di pace!”
Papa Francesco