Nepi, Viterbo – Come Suore Missionarie della Consolata abbiamo un chiaro mandato: annunciare la consolazione di Dio, donare pace e speranza ai popoli lontani, far conoscere l’Amore infinito del Signore. Questo compito lo realizziamo anche attraverso l’accoglienza. Nella nostra Casa generalizia, abbiamo due casette adatte ad ospitare persone e famiglie in difficoltà. Più volte abbiamo avuto la gioia di poterle rendere disponibili a chi era nel bisogno e così è stato anche quando abbiamo saputo che due famiglie di rifugiati dall’Afghanistan, arrivate in Italia attraverso i corridoi umanitari, erano in cerca di alloggio. Non abbiamo esitato ad aprire le porte, ci siamo messe al loro fianco e li abbiamo accompagnati in questa nuova strada della loro vita.
Giorno dopo giorno cresciamo insieme e impariamo gli uni dagli altri. Ormai condividiamo molto, sia la quotidianità che gli eventi straordinari come quello accaduto di recente. Con una di queste famiglie, la famiglia Hewad (marito, moglie e tre figli), abbiamo vissuto una grande emozione, abbiamo incontrato il Santo Padre.
Un giorno il loro figlio di 13 anni, Sulaiman, ha chiesto al papà di poter scrivere una lettera al Papa perchè aveva una richiesta importante da sottoporgli: uno dei suoi insegnanti, amato dagli alunni, era stato trasferito in un’altra scuola e Sulaiman voleva chiedere l’aiuto di Papa Francesco per farlo tornare. Una richiesta un po’ bizzarra ma come mettere il freno alla spontaneità dei ragazzi?
E così, abbiamo aiutato Sulaiman a spedire la lettera scritta insieme al suo papà. Inaspettatamente, dalla Santa Sede è arrivata una telefonata al papà di Sulaiman: il Papa non poteva fare nulla per far tornare l’insegnante a scuola ma sarebbe stato molto contento di conoscere personalmente la famiglia Hewad e noi suore che l’abbiamo accolta. Una grande gioia per tutti noi!
Durante un’Udienza Generale, abbiamo così avuto la grazia di incontrare Papa Francesco. La famiglia Hewad ha visto in questo la mano amorevole di Dio. Proprio Sulaiman ha accolto quel momento come un progetto del Signore su di lui: “incontrare il Santo Padre è stato per me un momento molto emozionante; da piccolo sempre lo vedevo in televisione e ascoltavo da mio padre parlare di lui con molto affetto, ammirando il suo modo di essere, la sua gentilezza e bontà. Io accarezzavo la speranza di trovarlo un giorno e avere la fortuna di quelle persone che vedevo salutarlo da vicino e parlare con lui. E pensavo “un giorno lo incontrerò, perché per Dio tutto è possibile”. E quel giorno finalmente è arrivato! Non è stato solo un incontro, ma una scintilla di speranza, amore e ispirazione nelle nostre vite ed è stato un dono per noi. Abbiamo scorto un piano di Dio su di noi e di questo siamo molto, molto grati!”
Un cammino ancora lungo quello di questa famiglia di rifugiati che dall’ Afghanistan è arrivata con le mani vuote, tanto dolore e molte speranze. Noi staremo ancora al loro fianco. L’accoglienza ha ridato loro calore e tranquillità e la fede in Dio dona loro ogni giorno la luce per vedere anche nel buio, come testimoniano le parole del papà di Sulaiman:
“Un vero miracolo per noi e un dono dall’Alto il fatto di essere arrivati in un posto sicuro, in libertà e speranza. È vero che quello che sembra impossibile nella vita, per Dio è possibile. Crediamo che Qualcuno si prende cura di noi. Abbiamo sentito la protezione di Dio dal momento in cui siamo partiti da casa”.
Sr. Franca Colombo