Reti di carità nate grazie ai migranti

Reti di carità nate grazie ai migranti

Modena, 21/03/2018 – “La mia famiglia sta accogliendo due ragazzi richiedenti asilo, Ebrima Manneh del Gambia (nella foto in alto, insieme a Papa Francesco) e Djibi Nanque della Guinea Bissau. I due ragazzi sono ospitati tramite la Caritas e il CAV di Formigine, la parrocchia della mia famiglia.

Alcune settimane fa Ebrima ci ha segnalato un grave problema: la sua famiglia in Gambia, che già versava in condizioni di forte povertà, è sotto sfratto: entro il 31 marzo deve lasciare l’abitazione e, non avendo alternative, per loro è un vero incubo. Per la mamma e le sorelle di Ebrima, significherebbe iniziare una vita sulla strada, mentre per i suoi fratelli diventerebbe inevitabile intraprendere il viaggio che aveva intrapreso lui verso l’Italia passando per la Libia e per il mare, cioè un viaggio attraverso l’inferno.

Djibi con Papa Francesco

Quando Ebrima ci ha segnalato questa situazione, l’8 marzo scorso, ci sono tornate alla mente le parole dette da Papa Francesco in Amoris Laetitia: “L’accompagnamento dei migranti esige una pastorale specifica rivolta alle famiglie in migrazione, ma anche ai membri dei nuclei familiari rimasti nei luoghi d’origine. Ciò deve essere attuato nel rispetto delle loro culture, della formazione religiosa ed umana da cui provengono, della ricchezza spirituale dei loro riti e tradizioni, anche mediante una cura pastorale specifica” (n. 46).
Abbiamo pensato così di rivolgerci alla Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e grazie alla sua mediazione siamo riusciti a contattare la Chiesa gambiana, che ci ha subito risposto attraverso la Caritas del Gambia.

Abbiamo quindi raccontato il problema della famiglia di Ebrima, e la loro risposta è stata: “Vorremmo essere di aiuto a tutte le persone in difficoltà nella Gambia, anche se purtroppo siamo limitati dalla mancanza di risorse. Se c’è un qualche modo in cui noi e voi possiamo collaborare per assistere queste persone in difficoltà, siamo più che disponibili a fare in questo modo”.
Abbiamo dunque girato i contatti dei familiari di Ebrima e ci siamo organizzati per raccogliere e mandare alla Chiesa gambiana i mezzi economici con i quali potesse aiutarli.

Ieri mattina i volontari della Caritas del Gambia sono andati a incontrare e a conoscere la famiglia di Ebrima, per portare loro amicizia e vicinanza. La mamma di Ebrima, quando li ha visti arrivare, si è commossa. Pensate che tra l’altro la famiglia di Ebrima è musulmana! Ma proprio i nostri fratelli e sorelle migranti che arrivano dall’Africa Sub-Sahariana Occidentale ci testimoniano che è possibile anche per cristiani e musulmani vivere da fratelli.
Intanto, il CAV e la Caritas della nostra parrocchia hanno fatto partire una colletta per raccogliere i fondi da mandare in Gambia.
Oggi pomeriggio la parrocchia ha fatto il versamento e nei prossimi giorni la famiglia di Ebrima potrà entrare nella casa che avrà trovato insieme alla Caritas del Gambia.
Insomma, è stata veramente una bella collaborazione a distanza. Tanto che il direttore della Caritas del Gambia, alla luce della bellezza di questa esperienza, ci ha chiesto di continuare a collaborare, tramite i ragazzi gambiani che sono presenti qui nelle nostre città, per aiutare insieme le loro famiglie che vivono nel Gambia e che necessitino eventualmente di aiuto.
Di questa collaborazione tra CAV, Caritas, parrocchia nostra e la Chiesa gambiana per aiutare la famiglia di Ebrima, dobbiamo ringraziare anche la Sezione Migranti e Rifugiati, che ha fatto da collegamento e ci ha messi in contatto.

Penso che se Papa Francesco ha istituito la Sezione Migranti e Rifugiati con il compito di aiutare le Chiese locali, le organizzazioni ecclesiastiche, e tutti, ad accompagnare i migranti e i rifugiati in tutte le fasi della loro vita, questo scopo stia venendo felicemente realizzato.

Questa è la Chiesa, che diffonde nel mondo la luce e l’amore di Gesù.”

Mattia Ferrari

La famiglia di Ebrima in Gambia

Leggi anche un’altra esperienza di Mattia.