[…] Questo modo di vedere la realtà delle migrazioni non vuol dire nascondere o
ignorare le difficoltà e i problemi. Chi meglio di voi li conosce e può testimoniarli?
E dunque è importante che le vostre esperienze siano anche messe a
disposizione della buona politica, per aiutare chi ha responsabilità di governo a
livello locale, nazionale e internazionale a fare scelte che sappiano sempre unire
il sano realismo con il rispetto della dignità delle persone. Ho visto uno dei
quadri che avete portato, sulle torture che subiscono i migranti quando quei
trafficanti li prendono. E questo succede oggi. Non possiamo chiudere gli occhi!
La dignità delle persone. Per questo il vostro Festival, come altre iniziative
analoghe in Italia e in diversi Paesi, non va ridotto a manifestazione folcloristica
o a un raduno di idealisti. No, lo dico anche come spunto di riflessione e di
verifica per voi stessi. Possiamo chiederci, dopo trent’anni: la nostra esperienza
è riuscita, e in quale misura, a incidere sul piano delle scelte politiche,
dialogando con le istituzioni e con la società civile? Mi sembra importante porsi
questa domanda.
Cari amici, soprattutto ringrazio con voi il Signore per il cammino che vi ha
donato di compiere in questi anni attraverso l’esperienza del Festival. Vi auguro
di andare avanti con spirito sempre rinnovato. Vi propongo di prendere come
modello Abramo, che Dio chiamò a partire e che rimase sempre migrante in tutta
la sua vita. Abramo è un “padre” che come cristiani condividiamo con gli ebrei e i
musulmani, ma è una figura in cui possono riconoscersi tutti gli uomini e le
donne che concepiscono la vita come viaggio alla ricerca della terra promessa,
terra di libertà e di pace, dove vivere insieme come fratelli. […]