[…] Porto nel cuore tutte le numerose vittime ucraine, i milioni di rifugiati e di
sfollati interni, le famiglie divise, gli anziani rimasti soli, le vite spezzate e le città
rase al suolo. Ho negli occhi lo sguardo dei bambini rimasti orfani e che fuggono
dalla guerra. Guardandoli non possiamo non avvertire il loro grido di dolore, insieme
a quello dei tanti altri bambini che soffrono in tutto il mondo: quelli che muoiono di
fame o per assenze di cure, quelli che sono vittime di abusi e violenze e quelli a cui
è stato negato il diritto di nascere.
Nel dolore della guerra non mancano anche segni incoraggianti, come le porte
aperte di tante famiglie e comunità che in tutta Europa accolgono migranti e
rifugiati. Questi numerosi atti di carità diventino una benedizione per le nostre
società, talvolta degradate da tanto egoismo e individualismo, e contribuiscano a
renderle accoglienti per tutti. […]