[…] Sappiamo che egli era un umile falegname (cfr Mt 13,55), promesso sposo
di Maria (cfr Mt 1,18; Lc 1,27); un «uomo giusto» (Mt 1,19), sempre pronto a
eseguire la volontà di Dio manifestata nella sua Legge (cfr Lc 2,22.27.39) e
mediante ben quattro sogni (cfr Mt 1,20; 2,13.19.22). Dopo un lungo e faticoso
viaggio da Nazaret a Betlemme, vide nascere il Messia in una stalla, perché
altrove «non c’era posto per loro» (Lc 2,7). Fu testimone dell’adorazione dei
pastori (cfr Lc 2,8-20) e dei Magi (cfr Mt 2,1-12), che rappresentavano
rispettivamente il popolo d’Israele e i popoli pagani.
Ebbe il coraggio di assumere la paternità legale di Gesù, a cui impose il nome
rivelato dall’Angelo: «Tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai
suoi peccati» (Mt 1,21). Come è noto, dare un nome a una persona o a una cosa
presso i popoli antichi significava conseguirne l’appartenenza, come fece Adamo
nel racconto della Genesi (cfr 2,19-20). […]
[…] Nel Tempio, quaranta giorni dopo la nascita, insieme alla madre Giuseppe
offrì il Bambino al Signore e ascoltò sorpreso la profezia che Simeone fece nei
confronti di Gesù e di Maria (cfr Lc 2,22-35). Per difendere Gesù da Erode,
soggiornò da straniero in Egitto (cfr Mt 2,13-18). Ritornato in patria, visse nel
nascondimento del piccolo e sconosciuto villaggio di Nazaret in Galilea – da
dove, si diceva, “non sorge nessun profeta” e “non può mai venire qualcosa di
buono” (cfr Gv 7,52; 1,46) –, lontano da Betlemme, sua città natale, e da
Gerusalemme, dove sorgeva il Tempio. Quando, proprio durante un
pellegrinaggio a Gerusalemme, smarrirono Gesù dodicenne, lui e Maria lo
cercarono angosciati e lo ritrovarono nel Tempio mentre discuteva con i dottori
della Legge (cfr Lc 2,41-50).
Nel secondo sogno l’angelo ordina a Giuseppe: «Alzati, prendi con te il bambino
e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole
cercare il bambino per ucciderlo» (Mt 2,13). Giuseppe non esitò ad obbedire,
senza farsi domande sulle difficoltà cui sarebbe andato incontro: «Egli si alzò,
nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino
alla morte di Erode» (Mt 2,14-15).
In Egitto Giuseppe, con fiducia e pazienza, attese dall’angelo il promesso avviso
per ritornare nel suo Paese. Appena il messaggero divino, in un terzo sogno,
dopo averlo informato che erano morti quelli che cercavano di uccidere il
bambino, gli ordina di alzarsi, di prendere con sé il bambino e sua madre e
ritornare nella terra d’Israele (cfr Mt 2,19-20), egli ancora una volta obbedisce
senza esitare: «Si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra
d’Israele» (Mt 2,21).
Ma durante il viaggio di ritorno, «quando venne a sapere che nella Giudea
regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito
poi in sogno – ed è la quarta volta che accade – si ritirò nella regione della
Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nazaret» (Mt 2,22-23).
L’evangelista Luca, da parte sua, riferisce che Giuseppe affrontò il lungo e
disagevole viaggio da Nazaret a Betlemme, secondo la legge dell’imperatore
Cesare Augusto relativa al censimento, per farsi registrare nella sua città di
origine. E proprio in questa circostanza nacque Gesù (cfr 2,1-7), e fu iscritto
all’anagrafe dell’Impero, come tutti gli altri bambini. […]