[…] Chiese sorelle, popoli fratelli: la riconciliazione tra cristiani separati, quale
contributo alla pacificazione dei popoli in conflitto, risulta oggi quanto mai attuale,
mentre il mondo è sconvolto da un’aggressione bellica crudele e insensata, nella
quale tanti cristiani combattono tra di loro. Ma di fronte allo scandalo della guerra
anzitutto non c’è da fare considerazioni: c’è da piangere, soccorrere e convertirsi.
C’è da piangere le vittime e il troppo sangue sparso, la morte di tanti innocenti, i
traumi di famiglie, città, di un intero popolo: quanta sofferenza in chi ha perso gli
affetti più cari ed è costretto ad abbandonare la propria casa e la propria patria! C’è
poi da soccorrere questi fratelli e sorelle: è un richiamo alla carità che, in quanto
cristiani, siamo tenuti a esercitare nei riguardi di Gesù migrante, povero e ferito. Ma
c’è anche da convertirsi per capire che conquiste armate, espansioni e imperialismi
non hanno nulla a che vedere con il Regno che Gesù ha annunciato, con il Signore
della Pasqua che nel Getsemani chiese ai discepoli di rinunciare alla violenza, di
rimettere la spada al suo posto «perché tutti quelli che prendono la spada, di spada
moriranno» (Mt 26,52); e troncando ogni obiezione disse: «Basta!» (Lc 22,51). […]