Onorevoli Signore e Signori!
Vi do il mio benvenuto e ringrazio la Signora Casellati e il Signor Fico per le loro
cortesi parole.
Pochi giorni fa, il 4 ottobre, ho avuto il piacere di riunirmi con vari leader religiosi
e scienziati per firmare un Appello congiunto in vista della COP26. Ci ha spinto a
quell’incontro, preparato da mesi di intenso dialogo, la «consapevolezza – cito
dall’Appello – delle sfide senza precedenti che minacciano noi e la vita nella
nostra magnifica casa comune, [… e] della necessità di una sempre più profonda
solidarietà di fronte alla pandemia globale e alla crescente preoccupazione» per
essa (Faith and Science: Towards COP26 – Appello congiunto, 4 ottobre 2021).
In tale occasione, animati da spirito di fraternità, abbiamo potuto avvertire una
forte convergenza di tutte le diverse voci nell’esprimere due aspetti. Da una
parte, il dolore per i gravi danni arrecati alla famiglia umana e alla sua casa
comune; dall’altra, l’urgente necessità di avviare un cambiamento di rotta
capace di passare con decisione e convinzione dalla cultura dello scarto,
prevalente nella nostra società, a una cultura della cura.
È una sfida impegnativa e complessa, ma l’umanità ha i mezzi per affrontare
questa trasformazione, che richiede una vera e propria conversione e la ferma
volontà di intraprenderla. Lo richiede in particolare a quanti sono chiamati a
incarichi di grande responsabilità nei diversi ambiti della società.
Nell’Appello congiunto che abbiamo sottoscritto, e che idealmente vi affido
consegnandolo ai Presidenti delle due Camere del Parlamento italiano,
compaiono numerosi impegni che intendiamo assumere nel campo dell’azione e
dell’esempio, come pure in quello dell’educazione. Siamo di fronte, infatti, a
un’importante sfida educativa, perché «ogni cambiamento ha bisogno di un
cammino educativo per far maturare una nuova solidarietà universale e una
società più accogliente» (Messaggio per il lancio del Patto Educativo, 12
settembre 2019). Una sfida a favore di un’educazione all’ecologia integrale per la
quale noi rappresentanti delle religioni ci siamo impegnati fortemente.
Nello stesso tempo si fa appello ai Governi, affinché adottino rapidamente un
percorso che limiti l’aumento della temperatura media globale e diano impulso
ad azioni coraggiose, rafforzando anche la cooperazione internazionale. Nello
specifico ci si appella affinché promuovano la transizione verso l’energia pulita;
adottino pratiche di uso sostenibile della terra preservando le foreste e la
biodiversità; favoriscano sistemi alimentari rispettosi dell’ambiente e delle
culture locali; portino avanti la lotta contro la fame e la malnutrizione;
sostengano stili di vita, di consumo e di produzione sostenibili.
Si tratta della transizione verso un modello di sviluppo più integrale e integrante,
fondato sulla solidarietà e sulla responsabilità; una transizione durante la quale
andranno considerati attentamente anche gli effetti che essa avrà sul mondo del
lavoro.
In questa sfida, ognuno ha il proprio ruolo, e quello dei parlamentari è
particolarmente significativo, direi decisivo. Un cambiamento di rotta così
impegnativo come quello che abbiamo davanti richiede grande saggezza,
lungimiranza e senso del bene comune, virtù fondamentali della buona politica.
Voi parlamentari, come principali attori dell’attività legislativa, avete il compito di
orientare i comportamenti attraverso i vari strumenti offerti dal diritto, «che
stabilisce le regole per le condotte consentite alla luce del bene comune» (Lett.
enc. Laudato si’, 177) e sulla base di altri principi-cardine, quali la dignità della
persona umana, la solidarietà e la sussidiarietà (cfr Compendio della Dottrina
Sociale della Chiesa, 160ss). La cura della nostra casa comune rientra in maniera
naturale nell’alveo di questi principi. Ovviamente, non si tratta solo di
scoraggiare e sanzionare le cattive pratiche, ma anche e soprattutto di
incentivare e stimolare nuovi percorsi più consoni al traguardo da raggiungere.
Sono aspetti essenziali per conseguire gli obiettivi previsti dall’Accordo di Parigi e
contribuire all’esito positivo della COP26.
Auspico, pertanto, che questo vostro impegnativo lavoro, in vista della COP26, e
anche dopo di essa, venga illuminato da due importanti “fari”: il faro della
responsabilità e il faro della solidarietà. Lo dobbiamo ai giovani, alle generazioni
future che meritano tutto il nostro impegno per poter vivere e sperare. Per
questo, occorrono leggi urgenti, sagge e giuste, che vincano gli stretti steccati di
tanti ambienti politici e possano raggiungere al più presto un consenso adeguato
e valersi di mezzi affidabili e trasparenti.
Grazie ancora per la vostra visita! Dio benedica voi, le vostre famiglie e il vostro
lavoro.