[…] Dopo quelle della pandemia e della pace, raccogliamo una terza sfida, quella
dell’accoglienza fraterna. Oggi è grande la fatica di accettare l’essere umano. Ogni
giorno nascituri e bambini, migranti e anziani vengono scartati. C’è una cultura
dello scarto. Tanti fratelli e sorelle muoiono sacrificati sull’altare del profitto, avvolti
dall’incenso sacrilego dell’indifferenza. Eppure ogni essere umano è sacro. «Homo
sacra res homini», dicevano gli antichi (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium,
95,33): è compito anzitutto nostro, delle religioni, ricordarlo al mondo! Mai come
ora assistiamo a grandi spostamenti di popolazioni, causati da guerre, povertà,
cambiamenti climatici, dalla ricerca di un benessere che il mondo globalizzato
permette di conoscere, ma a cui è spesso difficile accedere. Un grande esodo è in
corso: dalle aree più disagiate si cerca di raggiungere quelle più benestanti. Lo
vediamo tutti i giorni, nelle diverse migrazioni nel mondo. Non è un dato di cronaca,
è un fatto storico che richiede soluzioni condivise e lungimiranti. Certo, viene
istintivo difendere le proprie sicurezze acquisite e chiudere le porte per paura; è più
facile sospettare dello straniero, accusarlo e condannarlo piuttosto che conoscerlo e
capirlo. Ma è nostro dovere ricordare che il Creatore, il quale veglia sui passi di ogni
creatura, ci esorta ad avere uno sguardo simile al suo, uno sguardo che riconosca il
volto del fratello. Il fratello migrante bisogna riceverlo, accompagnarlo, promuoverlo
e integrarlo. […]