Giornata Mondiale contro la tratta di persone #CareAgainstTrafficking

Giornata Mondiale contro la tratta di persone #CareAgainstTrafficking

TESTIMONIANZA DI SOPRAVVISSUTI DELLA TRATTA RACCOLTA DA TALITHA KUM

 

Pakistan – Io e mia moglie vivevamo una vita felice nel villaggio con i nostri 5 figli, tre maschi e due femmine. Avevamo una piccolo casa.  Lavoravamo nei campi tutto il giorno e guadagnavamo il necessario per sfamarci. In pochi giorni la nostra vita è stata completamente stravolta

Successe quando un Chudery (uno dei capi del villaggio, autorizzato a prendere decisioni importanti per tutti gli abitanti) venne nella nostra casa insieme al proprietario della fornace di mattoni, proponendomi di lavorare lì. Avremmo potuto guadagnare di più e i nostri figli sarebbero potuti andare a scuola. 

Dopo aver parlato con mia moglie, accettai.

Per due anni abbiamo lavorato alla fornace, ricevendo quasi nessuna paga. Non eravamo in grado di soddisfare i nostri bisogni quotidiani. Cosi lo scorso anno abbiamo deciso di non lavorare piu lì.

Il proprietario ci ha citato in giudizio chiedendoci un risarcimento di 195mila rupie (1250 dollari), adducendo che avevamo avuto un prestito di pari importo, ma era tutto falso.  

Mandava regolarmente i suoi scagnozzi a casa mia. Alle volte mi chiamava e mi insultava, minacciava di bruciare vivi i miei bambini e di rapire le mie figlie. 

Sette persone della mia famiglia lavoravano nella fornace per 12 ore al giorno. Tiravamo fuori i mattoni cotti e li immagazzinavamo. Era il lavoro più duro, lavoravamo sotto un caldo torrido e, come se non bastasse, dovevamo fare i mattoni con una fornace ardente.
Le nostre mani avevano ustioni di primo grado dappertutto. E non avevamo cure adeguate. Non c’era nessun medico ad assisterci al forno. 

Soltanto guardando le mani dei miei figli, ci si può rendere conto di quanto fossero caldi i mattoni. Le loro mani hanno i segni di bruciature dappertutto. 

Certi giorni non sono in grado di usare le mani neppure per mangiare, a causa del prurito e del dolore. 

Al forno, il proprietario ha abusato di mia moglie e dei miei figli; e molte volte li ha brutalmente aggrediti con bastoni. Le cicatrici sono visibili sui loro corpi. 

Le donne e le ragazze devono affrontare la maggior parte dei problemi nella fornace di mattoni. Non ci sono bagni e servizi igienici adeguati. Nessuna privacy.

Il parroco e le suore di quella zona visitavano regolarmente la fornace. Non avevamo detto loro della nostra situazione a causa delle minacce del proprietario della fornace. 

Ma un giorno abbiamo preso il coraggio e abbiamo condiviso con loro tutta la nostra storia. Io e mia moglie siamo scoppiati a piangere: quel giorno non avevamo neppure da mangiare. 

Subito il prete ci diede del cibo e mi chiese di dargli il contatto del proprietario della fornace.

Ci accolse nelle stanze della parrocchia e ci offrì un lavoro: io cucinavo e pulivo la casa, mentre mia moglie lavorava in convento.
I nostri figli potevano finalmente andare a scuola. 

Il prete, con l’aiuto del Ministro dei Diritti Umani, ha anche fatto in modo che il nostro caso riguardo al falso prestito fosse archiviato. Incontrò anche il proprietario. 

Riuscì a far liberare molti bambini costretti a lavorare nella fornace. E anche loro furono iscritti a scuola. 

E ora viviamo molto meglio. Io e mia moglie abbiamo un lavoro, i nostri bambini stanno ricevendo un’educazione adeguata. Abbiamo cibo e riusciamo ad avere una vita dignitosa. 

Andiamo in chiesta regolarmente. Viviamo in un ambiente spirituale molto positivo e i nostri bambini partecipano agli incontri di catechismo.  La nostra vita è migliorata grazie a Dio, ai padri, alle sorelle e al Ministro dei Diritti Umani che ci hanno aiutato ad uscire dalla fornace. Perdoniamo chi ha sbagliato con noi. E’ grazie a loro che abbiamo ricevuto tutto questo.

#CareAgainstTrafficking