“Una donna di 22 anni proveniente da El Salvador cercava di raggiungere la sua famiglia negli Stati Uniti con l’aiuto di un ‘cojote’ . In El Salvador lasciava i suoi genitori e una figlia di 5 anni. Lungo il viaggio, in Messico, la giovane donna venne rapita e trafficata per lo sfruttamento sessuale. Ha potuto sfuggire ai trafficanti e trovare riparo in un rifugio protetto a Tapachula (Chiapas, Messico). La ragazza non può tornare nel suo paese d’origine, perché i trafficanti sanno da dove proviene e la minacciano di morte. Un’effettiva misura protettiva sarebbe possibile rilasciando un visto umanitario”[1].
In occasione della Giornata mondiale contro la tratta di persone, chiamiamo l’attenzione della comunità internazionale sul reato della tratta di esseri umani che colpisce ogni paese. Le persone sono trafficate in ambito locale e oltre le frontiere nazionali, per servitù domestica, sfruttamento sessuale e lavorativo, accattonaggio, matrimonio forzato, rimozione di organi, utero surrogato e per atti criminali. Mentre le stime del numero di persone, vittime della tratta, ammontano a decine di milioni, a livello mondiale le condanne per traffico di persone sono meno di 10.000[2].
La tratta delle persone è un crimine contro l’umanità, una ferita aperta nel nostro mondo[3] che deve essere guarita e affrontata efficacemente insieme.
Ogni giorno, migliaia di persone in tutto il globo si impegnano per l’identificazione, il salvataggio e la protezione delle vittime di tratta. Diverse organizzazioni di ispirazione religiosa lavorano a stretto contatto con popolazioni vulnerabili, in particolare tra i migranti e i rifugiati, e hanno individuato vittime della tratta tra questi gruppi di persone.
I migranti e i rifugiati sono tra i gruppi più vulnerabili alla tratta e allo sfruttamento, sia durante il loro viaggio che all’arrivo nei paesi di destinazione. La loro vulnerabilità è esacerbata dalla chiusura delle frontiere e dalla mancanza di percorsi legali e sicuri. In assenza dei quali, essi sono costretti ad usare vie “irregolari” pericolose, gestite da contrabbandieri e trafficanti che cercano di sfruttare tale situazione.
Le donne e i bambini meritano un’attenzione particolare poiché diventano facilmente vittime della tratta per lo sfruttamento sessuale ed lavorativo. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha stimato che il lavoro forzato e lo sfruttamento sessuale generino 150 miliardi di dollari di entrate ogni anno, due terzi dei quali provengono dallo sfruttamento sessuale.[4]
Le organizzazioni sottoscritte rinnovano l’appello a tutte le organizzazioni governative, non governative e internazionali affinché intensifichino i loro sforzi per contrastare questo crimine, in particolare chiediamo che:
- I governi che hanno la responsabilità principale di contrastare la tratta di esseri umani:
- ratifichino e garantiscano l’implementazione del protocollo di Palermo (2000) e di altre convenzioni pertinenti;
- garantiscano modalità di migrazione per migranti e rifugiati per permettere l’attraversamento delle frontiere con modalità sicure, legali e responsabili, come da impegno preso dai paesi nell’Agenda degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile 2030 (2015) e nella dichiarazione di New York (2016);
- garantiscano l’istituzione di sistemi adeguati per la protezione delle persone a rischio di essere trafficate durante i processi migratori;
- migliorino i servizi di protezione e di sostegno ai sopravvissuti della tratta tra le popolazioni migranti, in particolare, mediante la concessione di permessi di soggiorno umanitari a lungo termine;
- garantiscano che le persone che lavorano con migranti, richiedenti asilo e rifugiati siano addestrati per l’identificazione di persone trafficate e per il rispetto dei diritti umani;
- promuovano indagini che siano basate sulla raccolta di informazioni, piuttosto che sull’onere della prova esclusivamente a carico della testimonianza delle vittime della tratta[5].
- Tutte le parti interessate, comprese la società civile e le organizzazioni di ispirazione religiosa che lavorano con migranti e rifugiati:
- rafforzino le iniziative volte a individuare e sostenere le vittime della tratta, specialmente nelle regioni di frontiera e nei campi profughi;
- garantiscano protezione qualificata e accesso alla giustizia, indipendentemente dalla situazione legale in cui si trovano;
- considerino prioritaria la cooperazione e si impegnino a rafforzare le reti di collaborazione già esistenti, per esempio;
- istituendo meccanismi di “referral” per le persone trafficate;
- organizzando attività di prevenzione, come programmi educativi organizzati congiuntamente dall’UNHCR e dalle organizzazioni di ispirazione religiosa nei campi profughi, sui pericoli della tratta di persone e per informare i migranti su come proteggersi;
- Includendo nei processi per definire e monitorare i piani nazionali anti-tratta organizzazioni della società civile.
ACRATH – Australian Catholic Religious Against Trafficking in Humans
COATNET – Christian Organizations Against Trafficking in Human Beings
Dominicans for Justice and Peace
RENATE – Religious in Europe Networking Against Trafficking and Exploitation
Talitha Kum – The Worldwide Network of Religious Life against Trafficking in Persons
UISG – Unione Internazionale delle Superiore Generali
UISG/USG Anti-Trafficking Working Group
WUCWO – The World Union of Catholic Women’s Organisations
[1] Storia di una supravvissuta alla tratta, raccolta dalla Rete Rama – El Salvador
[2] US State Department, Trafficking in Persons Report 2017
[3] Cfr: Papa Francesco 2 Dicembre 2014 e 7 Novembre 2016
[4] ILO Report 2014, Profits and Poverty: The Economics of Forced Labour
[5] In molti luoghi il permesso di soggiorno per ragioni umanitarie, per vittime della tratta, è soggetto all’obbligo di denuncia e di partecipazione al processo giudiziario.