Padre Czerny: Non c’è spazio per la paura nel trattamento dei rifugiati

Migranti e Rifugiati - Storie

Padre Czerny: Non c’è spazio per la paura nel trattamento dei rifugiati

Padre Michael Czerny invita i Canadesi a mettere da parte le loro paure quando si tratta di aiutare i rifugiati

Padre Czerny: Non c’è spazio per la paura nel trattamento dei rifugiati

Sin dal 1914, la Chiesa ha usato la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato per sottolineare quanto sia necessario che ogni nazione accolga chi cerca riparo dal male e dagli orrori che affliggono la sua patria. È un messaggio di compassione ed ospitalità, eppure spesso è ricevuto con ansia e paura, oggi forse più che mai.

Anche in Canada, dove si è fatto di più per i rifugiati che in molti altri paesi, si sente questa corrente di paura. È una paura che tutti dobbiamo superare.

Nel suo discorso a Roma ai Movimenti Popolari, ad inizio novembre, Papa Francesco ha sottolineato la tragedia di migranti, rifugiati e sfollati.
“Nessuno dovrebbe vedersi costretto a fuggire dalla propria patria,” ha detto. “Ma il male è doppio quando, davanti a quelle terribili circostanze, il migrante si vede gettato nelle grinfie dei trafficanti di persone per attraversare le frontiere.”

“È triplo se arrivando nella terra in cui si pensava di trovare un futuro migliore, si viene disprezzati, sfruttati, addirittura schiavizzati. O semplicemente non si lasciano entrare.”
Anche se le cause prime potrebbero sembrare lontane, molti Canadesi stanno aiutando coloro che fuggono dai mali condannati dal Santo Padre. Negli ultimi 20 anni, il Canada ha accettato almeno 10,000 rifugiati l’anno. Ma il contributo del Canada è solamente una goccia nell’oceano, e paesi molto più poveri ricevono numeri di rifugiati molto più alti. Per esempio, l’Africa ospita e si prende cura di milioni di rifugiati – nove milioni solamente nell’africa orientale. I più poveri paesi africani ospitano generosamente la grande maggioranza di rifugiati.

In Canada i rifugiati sono accolti sia da programmi statali che da sponsor privati nelle comunità locali. Forse per questo il Canada ha più successo di molti altri paesi nell’integrazione dei rifugiati. I nuovi arrivati formano parte dell’impasto generale economico e demografico che il Canada necessita per la sua vitalità e prosperità.

Eppure alcuni canadesi, come anche alcuni cittadini di altri paesi sviluppati, continuano ad essere ansiosi. Le persone possono avere paura di ciò che il futuro riserva – paura di perdere il lavoro, di perdere la propria identità, di essere danneggiate dallo sconosciuto. Ma questa in realtà è espressione dell’ansia che le persone provano rispetto all’incertezza nella propria vita; non ha niente a che fare con l’immigrazione.

Spesso, coloro che parlano a gran voce di cosiddetti rischi mancano di conoscenze dirette. Purtroppo, è probabile che non abbiano avuto molto contatto con nuovi arrivati, e che tantomeno abbiano agito per integrarli, assisterli e legare con loro.

In quanto alla paura della violenza, in Canada non si è mai verificato un episodio di coinvolgimento di rifugiati in atti di terrorismo. I due attacchi dell’ottobre del 2014 furono commessi da giovani nati in Canada.

Grazie al programma canadese di sponsor privati, iniziato nel 1979 e unico nel mondo, molti canadesi hanno personalmente accolto ed assistito rifugiati. Al momento, questo programma si concentra sui rifugiati dalla Siria, che attualmente è il paese di origine del maggior numero di rifugiati. Spero che il Canada possa ricordarsi di altre popolazioni in fuga, che rimangono sotto il radar dell’attenzione generale.

Altra questione è la collaborazione fra sponsor ed agenzie statali. A volte i servizi statali si mostrano inefficienti nella collaborazione con i cittadini, i quali finiscono così per sprecare soldi e perdere slancio ed entusiasmo. Ecco quindi cosa possono fare i lettori di Catholic Register: fare pressione sul governo affinché migliori la sua collaborazione con le parrocchie e con altri gruppi di cittadini, in modo che il programma di sponsor privati funzioni a vantaggio di tutti.

Guardando oltre il Canada, la domanda rimane: come occuparsi della moltitudine? Il Canada può assistere i paesi africani che ricevono la grande maggioranza di rifugiati? Il Canada può aiutare a risolvere le cause prime?

Come Gesù ha sempre fatto, la Chiesa chiama i suoi seguaci all’amore e al servizio disinteressato, per accompagnare coloro che ne hanno bisogno in modo da garantire una vita abbondante per tutti.

Padre Michael Czerny, S.I., è un Gesuita canadese ed è sotto segretario della Sezione Migranti e Rifugiati al nuovo Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. In occasione delle celebrazioni della Chiesa per la 103ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, Catholic Register ha chiesto a padre Czerny di riflettere sul significato della giornata e sulle sfide che il futuro ci può riservare.

http://www.catholicregister.org/features/featureseries/item/24072-fr-czerny-fear-has-no-place-in-dealing-with-refugees

Italian translation by Giulia Isabel Cirillo