[…]
Essere l’amore! È saper stare accanto alla sofferenza di tanti fratelli e dire con il
salmista: «Nel pericolo ho gridato al Signore: mi ha risposto, il Signore, e mi ha tratto
in salvo» (Sal 117,5). Così la vostra vita nella clausura riesce ad avere una portata
missionaria e universale e «un ruolo fondamentale nella vita della Chiesa. Pregate e
intercedete per tanti fratelli e sorelle che sono carcerati, migranti, rifugiati e
perseguitati, per tante famiglie ferite, per le persone senza lavoro, per i poveri, per i
malati, per le vittime delle dipendenze, per citare alcune situazioni che sono ogni
giorno più urgenti. Voi siete come quegli amici che portarono il paralitico davanti al
Signore, perché lo guarisse (cfr Mc 2,1-12). Non si vergognavano, erano “spudorati”,
ma in senso buono. Non ebbero vergogna di fare un buco nel tetto e far scendere il
paralitico. Siate “spudorate”, non vergognatevi di fare in modo, con la preghiera, che
la miseria degli uomini si avvicini alla potenza di Dio. Questa è la vostra preghiera.
Attraverso la preghiera voi, giorno e notte, avvicinate al Signore la vita di tanti fratelli
e sorelle che per diverse situazioni non possono raggiungerlo per fare esperienza
della sua misericordia risanatrice, mentre Lui li attende per fare loro grazia. Con la
vostra preghiera potete guarire le piaghe di tanti fratelli».[2]
[…]