19 Gennaio 2018 | Discorso del Santo Padre, Incontro, Visita Apostolica

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ FRANCESCO IN CILE E PERÙ (15-22 GENNAIO 2018) INCONTRO CON I POPOLI DELL’AMAZZONIA DISCORSO DEL SANTO PADRE

Coliseo Madre de Dios (Puerto Maldonado)

[…]
Probabilmente i popoli originari dell’Amazzonia non sono mai stati tanto minacciati
nei loro territori come lo sono ora. L’Amazzonia è una terra disputata su diversi fronti:
da una parte, il neo-estrattivismo e la forte pressione da parte di grandi interessi
economici che dirigono la loro avidità sul petrolio, il gas, il legno, l’oro, le monocolture
agro-industriali; dall’altra parte, la minaccia contro i vostri territori viene anche dalla
perversione di certe politiche che promuovono la “conservazione” della natura senza
tenere conto dell’essere umano e, in concreto, di voi fratelli amazzonici che la abitate.
Siamo a conoscenza di movimenti che, in nome della conservazione della foresta, si
appropriano di grandi estensioni di boschi e negoziano su di esse generando situazioni
di oppressione per i popoli originari per i quali, in questo modo, il territorio e le risorse
naturali che vi si trovano diventano inaccessibili. Questa problematica soffoca i vostri
popoli e causa migrazioni delle nuove generazioni di fronte alla mancanza di
alternative locali. Dobbiamo rompere il paradigma storico che considera l’Amazzonia
come una dispensa inesauribile degli Stati senza tener conto dei suoi abitanti.
Considero imprescindibile compiere sforzi per dar vita a spazi istituzionali di rispetto,
riconoscimento e dialogo con i popoli nativi; assumendo e riscattando cultura, lingua,
tradizioni, diritti e spiritualità che sono loro propri. Un dialogo interculturale in cui voi
siate «i principali interlocutori, soprattutto nel momento in cui si procede con grandi
progetti che interessano i [vostri] spazi».[1] Il riconoscimento e il dialogo saranno la
via migliore per trasformare le antiche relazioni segnate dall’esclusione e dalla
discriminazione.
D’altra parte, è giusto riconoscere che esistono iniziative di speranza che sorgono
dalle vostre stesse realtà locali e dalle vostre organizzazioni e cercano di fare in modo
che gli stessi popoli originari e le comunità siano i custodi delle foreste, e che le
risorse prodotte dalla loro conservazione ritornino a beneficio delle vostre famiglie, a
miglioramento delle vostre condizioni di vita, della salute e dell’istruzione delle vostre
comunità. Questo “buon agire” è in sintonia con le pratiche del “buon vivere” che
scopriamo nella saggezza dei nostri popoli. E permettetemi di dirvi che se, da
qualcuno, voi siete considerati un ostacolo o un “ingombro”, in verità, voi con la
vostra vita siete un grido rivolto alla coscienza di uno stile di vita che non è in grado
di misurare i suoi costi. Voi siete memoria viva della missione che Dio ha affidato a
tutti noi: avere cura della casa comune.
La difesa della terra non ha altra finalità che non sia la difesa della vita. Conosciamo
la sofferenza che alcuni di voi patiscono per le fuoriuscite di idrocarburi che
minacciano seriamente la vita delle vostre famiglie e inquinano il vostro ambiente
naturale.
Parallelamente, esiste un’altra devastazione della vita che viene provocata con questo
inquinamento ambientale causato dall’estrazione illegale. Mi riferisco alla tratta di
persone: la mano d’opera schiavizzata e l’abuso sessuale. La violenza contro gli
adolescenti e contro le donne è un grido che sale al cielo: «Mi ha sempre addolorato
la situazione di coloro che sono oggetto delle diverse forme di tratta di persone. Vorrei
che si ascoltasse il grido di Dio che chiede a tutti noi: “Dov’è tuo fratello?” (Gen 4,9).
Dov’è il tuo fratello schiavo? […] Non facciamo finta di niente e non guardiamo
dall’altra parte. Ci sono molte complicità. La domanda è per tutti!».[2]
[…]