23 Settembre 2018 | Incontro, Visita Apostolica

VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE IN LITUANIA, LETTONIA ED ESTONIA [22-25 SETTEMBRE 2018] INCONTRO DEL SANTO PADRE FRANCESCO CON I GESUITI

Nunziatura di Vilnius

[…] Voglio dirvi questo: noi diciamo che Gesù è disceso agli inferi, e io vi consiglio di non aver paura di discendere negli inferi delle persone. Alle volte, questo addirittura significa entrare nel campo del diavolo. Ma le sofferenze umane, sociali, quelle delle coscienze… bisogna scendere agli inferi, bisogna scendere lì. Toccare le piaghe. E toccando le piaghe delle persone, tu tocchi le piaghe di Cristo. Il gesuita non deve aver paura di questo. È una grazia che si riceve dalla mano del Signore. E queste ferite non si sono aperte solamente a Vilnius e nel passato. La stessa cosa accade proprio oggi in tante situazioni sociopolitiche del mondo. Sto pensando a un filmato che testimonia la situazione di alcune carceri del nord Africa costruite dai trafficanti di persone. Quando i governi rispediscono indietro chi era riuscito a mettersi in salvo, i trafficanti li mettono in quelle carceri, dove si praticano le torture più orribili. Per questo è importante che lei parli della sua esperienza di prigionia. La gente deve sapere che significa. È bene che ne parli. Noi oggi ci strappiamo le vesti per quello che hanno fatto i comunisti, i nazisti e i fascisti… ma oggi? Non accade anche oggi? Certo, lo si fa con guanti bianchi e di seta! Quando Ignazio ci propone la terza settimana, c’è una cosa che sembra troppo volontarista, ma non lo è: è solamente molto umana. Lo sapete, sant’Ignazio ci chiede di sforzarci di provare dolore, di piangere per Cristo che soffre la passione. Questo non è pelagianesimo, no! Ignazio conosceva la resistenza che noi abbiamo a mettere dentro il nostro cuore i dolori degli altri. Per questo ci chiede di sforzarci. Per questo è importante meditare la passione del Signore. Devo farvi una confidenza. Io sempre porto con me questa Via Crucis tascabile, per ricordare la passione del Signore [e la tira fuori dalla tasca]. È la passione di tanta gente che oggi è carcerata, torturata. Mi fa bene meditare la Via Crucis. Grazie, padre! Grazie per la sua testimonianza! […] […] Grazie! Grazie per essere venuti a farmi visita e grazie per quello che fate per la Chiesa! Pregate! Vi consiglio due letture, come faccio spesso con i gesuiti. Leggete il discorso che ha fatto Paolo VI il 3 dicembre del 1974 ai padri radunati nella XXXII Congregazione generale. Per me è la cosa più bella che un Papa abbia detto ai gesuiti. È un gioiello. Prendetelo, meditatelo. E vi raccomando pure di leggere l’ultima cosa che ha detto padre Arrupe, cioè il discorso ai gesuiti che lavoravano nei campi profughi in Thailandia. È stato il suo “canto del cigno”. Poi, durante il volo di ritorno verso Roma, fu colpito da un ictus. E il discorso che lì aveva rivolto ai gesuiti che stavano lavorando con i rifugiati fu quello di non trascurare mai la preghiera. Leggete questi due documenti. Questo è più sostanzioso e più bello di ciò che io potrei dirvi. Pregate per me! Grazie! Adesso preghiamo insieme la Madonna, Regina Societatis Iesu… […]