[…] Dietro ogni migrante c’è un essere umano con una propria storia, con una cultura e degli ideali. Un’analisi asettica produce misure sterilizzate; al contrario, la relazione con la persona in carne e ossa ci aiuta a percepire le profonde cicatrici che porta con sé, causate comunque e in ogni caso della sua migrazione. Questo incontro aiuterà a dare risposte fattibili a favore degli emigranti e dei paesi di accoglienza, e al tempo stesso contribuirà a far sì che gli accordi e le misure di sicurezza vengano esaminati a partire dall’esperienza diretta, osservando se coincidono o meno con la realtà. Come membri di una grande famiglia, dobbiamo lavorare per porre al centro “la persona” (cfr. Discorso al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 9 gennaio 2017); questa non è un mero numero e neppure un ente astratto, bensì un fratello o una sorella che ha bisogno di sentire il nostro aiuto e una mano amica.
In questo lavoro è indispensabile il dialogo. Non si può lavorare in modo isolato; abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri. Dobbiamo essere “capaci di passare da una cultura dello scarto ad una cultura dell’incontro e dell’accoglienza” (Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, 2014). È necessaria la collaborazione congiunta per elaborare strategie efficienti ed eque nell’accoglienza dei rifugiati. Ottenere un consenso tra le parti è un lavoro “artigianale”, minuzioso, quasi impercettibile, ma essenziale per dare gradualmente forma agli accordi e alle normative. Si devono offrire tutti gli elementi ai governi locali, come pure alla Comunità internazionale, al fine di elaborare i patti migliori per il bene di molti, specialmente di quanti soffrono nelle zone più vulnerabili del nostro pianeta, come anche in alcune aree dell’America Latina e dei Caraibi. Il dialogo è fondamentale per promuovere la solidarietà con quanti sono stati privati dei loro diritti fondamentali, come pure per incrementare la disponibilità ad accogliere quanti fuggono da situazioni drammatiche o disumane. […]
Il lavoro è enorme e occorrono uomini e donne di buona volontà che, con il loro impegno concreto, possano dare risposta a questo “grido”, che si leva dal cuore del migrante. Non possiamo chiudere le nostre orecchie al suo appello. Esorto i Governi nazionali ad assumersi le proprie responsabilità verso tutti coloro che risiedono nel loro territorio; e rinnovo l’impegno della Chiesa cattolica, attraverso la presenza delle Chiese locali e regionali, a rispondere a questa ferita che portano con sé tanti nostri fratelli e sorelle. […]