3 Dicembre 2022 | Messaggio

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI PARTECIPANTI ALL’VIII CONFERENZA “ROME MED DIALOGUES”

Illustri Signore e Signori!

A tutti Voi un cordiale saluto in occasione dell’VIII Conferenza Rome MED
Dialogues, che costituisce da diversi anni un appuntamento promosso dal Ministero
italiano per gli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale e dall’Istituto per gli
Studi di Politica Internazionale, al fine di promuovere politiche condivise nell’area
del Mediterraneo.

Il metodo di questa Conferenza è di per sé significativo e importante, vale a dire
l’impegno nel dialogo, nel confronto, nella riflessione comune, alla ricerca di
soluzioni o anche solo di approcci coordinati verso quelli che sono – e non possono
che essere – gli interessi comuni dei popoli che, nella diversità delle rispettive
culture, si affacciano sul mare nostrum. Un mare, che, nella sua storia di medium
terrarum, ha una vocazione di progresso, sviluppo e cultura che sembra purtroppo
avere smarrito nel passato recente e che necessita di recuperare appieno e con
convinzione.

Il Mediterraneo, infatti, ha la grande potenzialità di mettere in contatto tre
continenti: un collegamento che storicamente, anche tramite la migrazione, è stato
grandemente fecondo. Con esso confinano Africa, Asia ed Europa, ma troppo spesso
dimentichiamo che le linee che delimitano sono anche quelle che mettono in
contatto, e che l’ambivalenza del termine “confine” può alludere anche a un fine
comune: cum-finis. Un aspetto, questo, di cui erano ben consapevoli le civiltà che ci
hanno preceduto e delle quali il Mediterraneo è stato la culla. Con rammarico
dobbiamo constatare che questo stesso mare, oggi, stenta ad essere vissuto come
luogo di incontro, di scambio, di condivisione e di collaborazione. Eppure, nello
stesso tempo, è proprio in questo crocevia di umanità che ci attendono tante
opportunità. Dobbiamo dunque riprendere la cultura dell’incontro di cui abbiamo
tanto beneficiato, e non solo nel passato. Così si potrà ricostruire un senso di
fraternità, sviluppando, oltre a rapporti economici più giusti, anche relazioni più
umane, comprese quelle con i migranti.

La presente Conferenza ha il pregio di rilanciare la centralità del Mediterraneo,
attraverso il confronto su un’agenda particolarmente ricca di argomenti, che spazia
dai temi di geo-politica e sicurezza, alla tutela delle libertà fondamentali della
persona, alla sfida delle migrazioni, alla crisi climatica e ambientale.

L’importanza e la molteplicità degli argomenti sottoposti alla vostra riflessione
sollecita una considerazione di fondo. Questa varietà è essa stessa già significativa
di come i temi etico-sociali non possano essere disgiunti dalle molteplici situazioni di
crisi geopolitica e anche dalle stesse problematiche ambientali. L’idea di affrontare i
singoli temi in modo settoriale, separatamente e a prescindere dagli altri è, in tal
senso, un pensiero fuorviante. Esso infatti comporta il rischio di giungere a soluzioni
parziali, difettose, che non solo non risolvono i problemi ma li cronicizzano.

Penso in particolare all’incapacità di trovare soluzioni comuni alla mobilità umana
nella regione, che continua a comportare una perdita di vite umane inammissibile e
quasi sempre evitabile, soprattutto nel Mediterraneo. La migrazione è essenziale
per il benessere di quest’area e non può essere fermata. Pertanto, è nell’interesse
di tutte le parti trovare una soluzione comprensiva dei vari aspetti e delle giuste
istanze, che sia vantaggiosa per tutti, che garantisca sia la dignità umana sia la
prosperità condivisa.
L’interconnessione delle problematiche richiede che vengano esaminate insieme, in
una visione coordinata e la più ampia possibile, come emerso in modo prepotente
già nel corso della crisi pandemica, altra evidente conferma che nessuno si salva da
solo.

Tale globalizzazione dei problemi si ripropone oggi a proposito del drammatico
conflitto bellico in corso all’interno dell’Europa, tra Russia e Ucraina, dal quale, oltre
ai danni incalcolabili di ogni guerra in termini di vittime, civili e militari, conseguono
la crisi energetica, la crisi finanziaria, la crisi umanitaria per tanta gente innocente
costretta a lasciare la propria casa e a perdere i beni più cari e, infine, la crisi
alimentare, che colpisce un numero crescente di persone in tutto il mondo,
soprattutto nei Paesi più poveri. Il conflitto ucraino sta infatti producendo enormi
ripercussioni nei Paesi nordafricani, che dipendono per l’80% dal grano proveniente
dall’Ucraina o dalla Russia. Questa crisi ci esorta a prendere in considerazione la
totalità della situazione reale in un’ottica globale, così come globali ne sono gli
effetti. Pertanto, come non è possibile pensare di affrontare la crisi energetica a
prescindere da quella politica, non si può al tempo stesso risolvere la crisi
alimentare a prescindere dalla persistenza dei conflitti, o la crisi climatica senza
prendere in considerazione il problema migratorio, o il soccorso alle economie più
fragili o ancora la tutela delle libertà fondamentali. Né si può prendere in
considerazione la vastità delle sofferenze umane senza tener conto della crisi
sociale, in cui, per un profitto economico o politico, il valore della persona umana
viene sminuito e i diritti umani vengono calpestati.

Tutti noi dobbiamo acquisire una sempre maggiore consapevolezza del fatto che il
grido del nostro pianeta maltrattato è inseparabile dal grido dell’umanità sofferente.
Risuonano a questo proposito quanto mai attuali le parole dettate circa duemila
anni fa da San Paolo nella Lettera ai Romani, là dove presenta il destino comune
dell’umanità e della creazione, la quale – dice l’Apostolo – nutre la speranza di
essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà
della gloria dei figli di Dio, in vista della quale tutta la creazione geme e soffre fino
ad oggi nelle doglie del parto (cfr 8,21-22).

Questo non è solo un obiettivo ultramondano, ma anche l’orizzonte dell’impegno di
uomini e donne di buona volontà. Che possa essere anche l’orizzonte dei vostri
dialoghi! Con questo auspicio vi auguro un sereno e fruttuoso lavoro, assicurando
per questo la mia preghiera e invocando su tutti Voi la benedizione di Dio.