10 Maggio 2019 | Discorso del Santo Padre

INCONTRO DEL SANTO PADRE FRANCESCO CON I PARTECIPANTI ALLA XXI ASSEMBLEA PLENARIA DELL’UNIONE INTERNAZIONALE DELLE SUPERIORE GENERALI (UISG)

Aula Paolo VI

[…] Terza domanda: Innanzitutto un grande grazie, Santo Padre. In questi giorni abbiamo trattato diversi temi, uno di questi è il dialogo interreligioso: grazie per tutto quello che Lei fa in questo ambito. Penso anche al dialogo ecumenico, e porto nel cuore la sofferenza che ho toccato con mano, che ho visto in tante parti per la divisione che c’è tra i cristiani. So che Lei ha già fatto tanto anche in questo settore. Chiedo: è possibile fare qualche passo in più per arrivare a questa comunione tra i cristiani? Grazie. Papa Francesco: Grazie a te. Credo che l’ecumenismo si faccia in cammino, sempre. È vero che i teologi devono studiare, discutere… Ma c’è quell’aneddoto – che è vero, mi hanno detto che è vero – che quando San Paolo VI incontrò Athenagoras – mi piacerebbe dire Sant’Athenagoras – Athenagoras disse a Paolo VI: “Facciamo una cosa: andiamo insieme noi, e i teologi li mandiamo su un’isola che riflettano e che facciano la teologia, e noi andiamo avanti insieme”. Uno scherzo, dicono che sia vero. Ma se non è vero è ben trovato. [L’ecumenismo] si fa sempre in cammino. Ci sono dei poveri? Andiamo insieme a lavorare con i poveri. Ci sono i migranti? Insieme. Sempre insieme. Questo è l’ecumenismo del povero, come io chiamo quello che si fa in cammino con le opere di carità. Ma c’è un altro ecumenismo: quello del sangue. Quando uccidono i cristiani per il fatto di essere cristiani, non domandano: “Tu sei anglicano? Tu sei luterano? Tu sei cattolico? Tu sei ortodosso?”. Uccidono. E il sangue si mischia. Io ricordo una volta che un parroco a Amburgo, il parroco di Sankt Josef a Wannsee, vicino ad Amburgo, era incaricato di portare avanti la causa di un sacerdote ghigliottinato dai nazisti per avere insegnato la catechesi ai bambini. Ma dopo di lui è stato ghigliottinato, per lo stesso motivo, un pastore luterano. E lui è andato dal vescovo dicendo: “Io non posso andare avanti con la causa di questo senza la causa del luterano, perché il loro sangue si è mischiato”. È l’ecumenismo del sangue. Abbiamo tanti, tanti martiri comuni. Paolo VI, quando canonizzò i martiri dell’Uganda, erano catechisti metà cattolici e metà anglicani, più o meno, e nel discorso di canonizzazione ha fatto menzione del martirio degli anglicani. Già Paolo VI aveva detto questo. C’è l’ecumenismo del sangue. Dobbiamo fare insieme il più possibile. Per esempio, vengo dal benedire l’esposizione sulla tratta [“Talitha kum”, aperta prima di questa udienza nell’atrio dell’Aula Paolo VI]: lavoriamo insieme, tutti, cattolici, evangelici, tutti, perché è un problema sociale che dobbiamo aiutare a risolvere. E questo credo che sia importante: l’ecumenismo si fa in cammino, non si fa soltanto con la riflessione teologica. Questo aiuterà, perché abbiamo fatto bei progressi, per esempio con i luterani, sulla giustificazione… bei progressi. Ma non possiamo rimanere fermi fino a che non si risolvano tutti i punti teologici. I teologi hanno una grande funzione nella Chiesa: che studino e che ci aiutino; ma noi, nel frattempo, dobbiamo camminare. E poi l’ecumenismo della preghiera. Sono tre. L’ecumenismo della preghiera, l’ecumenismo del sangue, l’ecumenismo del povero. Pregare uno per l’altro, anche uno con l’altro. Questo, per quanto riguarda l’ecumenismo. Nel dialogo interreligioso, anche lì cercare i valori comuni, cercare i valori comuni che ci sono, e questo va bene. Per esempio, tra i valori comuni, il rispetto per la vita dei neonati o dei non nati che hanno i musulmani è meraviglioso. […]