[…] Incontrandovi, penso a tanti vostri fratelli e sorelle dell’Etiopia e dell’Eritrea, la cui vita è segnata dalla povertà, e fino a pochi mesi fa dalla guerra fratricida, per la cui conclusione ringraziamo il Signore e chi nei due Paesi si è impegnato in prima persona. Prego sempre che si faccia tesoro degli anni di dolore vissuti da ambo le parti, e che non si cada più in divisioni tra etnie e tra Paesi dalle comuni radici. Voi sacerdoti, possiate sempre essere artefici di relazioni buone, costruttori di pace. Possiate educare a coltivare questo dono di Dio i fedeli che vi saranno affidati, medicando le ferite interiori ed esteriori che incontrerete e cercando di aiutare i percorsi di riconciliazione, per il futuro dei bambini e dei giovani delle vostre terre. Molti di essi, è triste doverlo ricordare, spinti dalla speranza hanno lasciato la loro patria a costo di immani fatiche e non di rado andando incontro a tragedie per terra e per mare. Ringrazio per l’accoglienza che i vostri fedeli hanno potuto sperimentare e per l’impegno che alcuni di voi già ora vivono nel seguirli pastoralmente in Europa e negli altri continenti. Si può fare ancora molto, e meglio, sia in patria che all’estero, mettendo a frutto gli anni di studio e permanenza in Roma, in un servizio umile e generoso, sempre sulla base dell’unione col Signore, al quale cui abbiamo donato l’intera nostra esistenza. […]