In questo senso vorrei condividere con voi un’esperienza di poche ore fa. Questa mattina ho avuto la gioia di incontrare, nel campo-profughi di Vrazhdebna, profughi e rifugiati provenienti da vari Paesi del mondo per trovare un contesto di vita migliore di quello che hanno lasciato, e anche, ho incontrato volontari della Caritas. [applauso ai volontari della Caritas, che si alzano in piedi, tutti con una maglietta rossa] Quando sono entrato qui e ho visto i volontari della Caritas, ho domandato chi fossero, perché pensavo fossero i vigili del fuoco! Così rossi! Lì [al Centro di Vrazhdebna] mi dicevano che il cuore del Centro – di questo Centro di rifugiati – nasce dalla consapevolezza che ogni persona è figlia di Dio, indipendentemente dall’etnia o dalla confessione religiosa. Per amare qualcuno non c’è bisogno di chiedergli il curriculum vitae; l’amore precede, sempre va avanti, si anticipa. Perché? Perché l’amore è gratuito. In questo Centro della Caritas sono molti i cristiani che hanno imparato a vedere con gli stessi occhi del Signore, che non si sofferma sugli aggettivi, ma cerca e attende ciascuno con occhi di Padre. Ma voi sapete una cosa? Dobbiamo stare attenti! Noi siamo caduti nella cultura dell’aggettivo: “questa persona è questo, questa persona è questo, questa persona è questo…”. E Dio non vuole questo. È una persona, è immagine di Dio. Niente aggettivi! Lasciamo che Dio metta gli aggettivi; noi mettiamo l’amore, in ogni persona. Così, questo vale anche per il chiacchiericcio. Con quanta facilità viene tra noi il chiacchiericcio! “Ah questo è quello, questo fa questo…”. Sempre “aggettiviamo” la gente. Io non sto parlando di voi, perché so che qui non c’è il chiacchiericcio, ma pensiamo al posto dove ci sono le chiacchiere. Questo è l’aggettivo: aggettivare la gente. Dobbiamo passare dalla cultura dell’aggettivo alla realtà del sostantivo. Vedere con gli occhi della fede è l’invito a non passare la vita affibbiando etichette, classificando chi è degno di amore e chi no, ma a cercare di creare le condizioni perché ogni persona possa sentirsi amata, soprattutto quelle che si sentono dimenticate da Dio perché sono dimenticate dai loro fratelli. Fratelli e sorelle, chi ama non perde tempo a piangersi addosso, ma vede sempre qualcosa di concreto che può fare. In questo Centro avete imparato a vedere i problemi, a riconoscerli, ad affrontarli; vi lasciate interpellare e cercate di discernere con gli occhi del Signore. Come disse Papa Giovanni: «Non ho mai conosciuto un pessimista che abbia concluso qualcosa di bene». I pessimisti non fanno mai qualcosa di bene. I pessimisti rovinano tutto. Quando io penso al pessimista, mi viene in mente una bella torta: cosa fa il pessimista? Versa aceto sulla torta, rovina tutto. I pessimisti rovinano tutto. Invece l’amore apre le porte, sempre! Papa Giovanni aveva ragione: «Non ho mai conosciuto un pessimista che abbia concluso qualcosa di bene». Il Signore è il primo a non essere pessimista e continuamente cerca di aprire per tutti noi vie di Risurrezione. Il Signore è un ottimista inguaribile! Sempre cerca di pensare bene di noi, di portarci avanti, di scommettere su di noi. Che bello quando le nostre comunità sono cantieri di speranza! L’ottimista è un uomo o una donna che crea nella comunità speranza.