Archive

PAPA FRANCESCO ANGELUS

Dopo l’Angelus:
Cari fratelli e sorelle,
Non si arresta, purtroppo, la violenta aggressione contro l’Ucraina, un massacro
insensato dove ogni giorno si ripetono scempi e atrocità. Non c’è giustificazione per
questo! Supplico tutti gli attori della comunità internazionale perché si impegnino
davvero nel far cessare questa guerra ripugnante.
Anche questa settimana missili e bombe si sono abbattuti su civili, anziani, bambini
e madri incinte. Sono andato a trovare i bambini feriti che sono qui a Roma. A uno
manca un braccio, l’altro è ferito alla testa… Bambini innocenti. Penso ai milioni di
rifugiati ucraini che devono fuggire lasciando indietro tutto e provo un grande
dolore per quanti non hanno nemmeno la possibilità di scappare. Tanti nonni,
ammalati e poveri, separati dai propri familiari, tanti bambini e persone fragili
restano a morire sotto le bombe, senza poter ricevere aiuto e senza trovare
sicurezza nemmeno nei rifugi antiaerei. Tutto questo è disumano! Anzi, è anche
sacrilego, perché va contro la sacralità della vita umana, soprattutto contro la vita
umana indifesa, che va rispettata e protetta, non eliminata, e che viene prima di
qualsiasi strategia! Non dimentichiamo: è una crudeltà, disumana e sacrilega!
Preghiamo in silenzio per quanti soffrono.
Mi consola sapere che alla popolazione rimasta sotto le bombe non manca la
vicinanza dei Pastori, che in questi giorni tragici stanno vivendo il Vangelo della
carità e della fraternità. Ho sentito in questi giorni alcuni di loro al telefono, come
sono vicini al popolo di Dio. Grazie, cari fratelli, care sorelle, per questa
testimonianza e per il sostegno concreto che state offrendo con coraggio a tanta
gente disperata! Penso anche al Nunzio Apostolico, appena fatto Nunzio, Monsignor
Visvaldas Kulbokas, che dall’inizio della guerra è rimasto a Kyiv insieme ai suoi
collaboratori e con la sua presenza mi rende vicino ogni giorno al martoriato popolo
ucraino. Stiamo vicini a questo popolo, abbracciamolo con l’affetto e con l’impegno
concreto e con la preghiera. E, per favore, non abituiamoci alla guerra e alla
violenza! Non stanchiamoci di accogliere con generosità, come si sta facendo: non
solo ora, nell’emergenza, ma anche nelle settimane e nei mesi che verranno. Perché
voi sapete che al primo momento, tutti ce la mettiamo tutta per accogliere, ma poi,
l’abitudine ci raffredda un po’ il cuore e ci dimentichiamo. Pensiamo a queste donne,
a questi bambini che con il tempo, senza lavoro, separate dai loro mariti, saranno
cercate dagli “avvoltoi” della società. Proteggiamoli, per favore. […]

Archive

PAPA FRANCESCO ANGELUS

Dopo l’Angelus:
[…] Vorrei ancora una volta esortare all’accoglienza dei tanti rifugiati, nei quali è
presente Cristo, e ringraziare per la grande rete di solidarietà che si è formata.
Chiedo a tutte le comunità diocesane e religiose di aumentare i momenti di
preghiera per la pace. Dio è solo Dio della pace, non è Dio della guerra, e chi
appoggia la violenza ne profana il nome. Ora preghiamo in silenzio per chi soffre e
perché Dio converta i cuori a una ferma volontà di pace. […]

Archive

PAPA FRANCESCO ANGELUS

Dopo l’Angelus:
Cari fratelli e sorelle,
in Ucraina scorrono fiumi di sangue e di lacrime. Non si tratta solo di un’operazione
militare, ma di guerra, che semina morte, distruzione e miseria. Le vittime sono
sempre più numerose, così come le persone in fuga, specialmente mamme e
bambini. In quel Paese martoriato cresce drammaticamente di ora in ora la
necessità di assistenza umanitaria.
Rivolgo il mio accorato appello perché si assicurino davvero i corridoi umanitari, e
sia garantito e facilitato l’accesso degli aiuti alle zone assediate, per offrire il vitale
soccorso ai nostri fratelli e sorelle oppressi dalle bombe e dalla paura.
Ringrazio tutti coloro che stanno accogliendo i profughi. Soprattutto imploro che
cessino gli attacchi armati e prevalga il negoziato – e prevalga pure il buon senso –.
E si torni a rispettare il diritto internazionale!
E vorrei ringraziare anche le giornaliste e i giornalisti che per garantire
l’informazione mettono a rischio la propria vita. Grazie, fratelli e sorelle, per questo
vostro servizio! Un servizio che ci permette di essere vicini al dramma di quella
popolazione e ci permette di valutare la crudeltà di una guerra. Grazie, fratelli e
sorelle.
Preghiamo insieme per l’Ucraina: qui davanti abbiamo le sue bandiere. Preghiamo
insieme, come fratelli, la Madonna Regina dell’Ucraina. Ave o Maria…
La Santa Sede è disposta a fare di tutto, a mettersi al servizio per questa pace. In
questi giorni, sono andati in Ucraina due Cardinali, per servire il popolo, per aiutare.
Il Cardinale Krajewski, Elemosiniere, per portare gli aiuti ai bisognosi, e il Cardinale
Czerny, Prefetto ad interim del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano
Integrale. Questa presenza dei due Cardinali lì è la presenza non solo del Papa, ma
di tutto il popolo cristiano che vuole avvicinarsi e dire: “La guerra è una pazzia!
Fermatevi, per favore! Guardate questa crudeltà!”. […]

Archive

SANTA MESSA, BENEDIZIONE E IMPOSIZIONE DELLE CENERI OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

[…] Ma se la preghiera, la carità e il digiuno devono maturare nel segreto, non sono
segreti i loro effetti. Preghiera, carità e digiuno non sono medicine solo per noi, ma
per tutti, perché possono cambiare la storia. Prima di tutto perché chi ne prova gli
effetti, quasi senza accorgersene, li trasmette anche agli altri; e soprattutto perché
la preghiera, la carità e il digiuno sono le vie principali che permettono a Dio di
intervenire nella vita nostra e del mondo. Sono le armi dello spirito, ed è con esse
che, in questa giornata di preghiera e di digiuno per l’Ucraina, imploriamo da Dio
quella pace che gli uomini da soli non riescono a raggiungere e a costruire.
O Signore, Tu che vedi nel segreto e ci ricompensi al di là di ogni nostra attesa,
ascolta la preghiera di quanti confidano in Te, soprattutto dei più umili, dei più
provati, di coloro che soffrono e fuggono sotto il frastuono delle armi. Rimetti nei
cuori la pace, ridona ai nostri giorni la tua pace. E così sia. […]

Archive

PAPA FRANCESCO ANGELUS

Dopo l’Angelus:
Cari fratelli e sorelle!
In questi giorni siamo stati sconvolti da qualcosa di tragico: la guerra. Più volte
abbiamo pregato perché non venisse imboccata questa strada. E non smettiamo di
pregare, anzi, supplichiamo Dio più intensamente. Per questo rinnovo a tutti l’invito
a fare del 2 marzo, Mercoledì delle ceneri, una giornata di preghiera e digiuno per la
pace in Ucraina. Una giornata per stare vicino alle sofferenze del popolo ucraino,
per sentirci tutti fratelli e implorare da Dio la fine della guerra.
Chi fa la guerra dimentica l’umanità. Non parte dalla gente, non guarda alla vita
concreta delle persone, ma mette davanti a tutto interessi di parte e di potere. Si
affida alla logica diabolica e perversa delle armi, che è la più lontana dalla volontà di
Dio. E si distanzia dalla gente comune, che vuole la pace; e che in ogni conflitto è la
vera vittima, che paga sulla propria pelle le follie della guerra. Penso agli anziani, a
quanti in queste ore cercano rifugio, alle mamme in fuga con i loro bambini… Sono
fratelli e sorelle per i quali è urgente aprire corridoi umanitari e che vanno accolti.
Con il cuore straziato per quanto accade in Ucraina – e non dimentichiamo le guerre
in altre parti del mondo, come nello Yemen, in Siria, in Etiopia… –, ripeto: tacciano
le armi! Dio sta con gli operatori di pace, non con chi usa la violenza. Perché chi
ama la pace, come recita la Costituzione Italiana, «ripudia la guerra come
strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle
controversie internazionali» (Art. 11). […]

Archive

VIDEOMESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO IN OCCASIONE DELLA XXX GIORNATA MONDIALE DEL MALATO

[…] Questo tempo di pandemia ci sta insegnando ad avere uno sguardo sulla
malattia come fenomeno globale e non solo individuale, e ci invita a riflettere su
altri tipi di “patologie” che minacciano l’umanità e il mondo. Individualismo e
indifferenza all’altro sono forme di egoismo che risultano purtroppo amplificate nella
società del benessere consumistico e del liberismo economico; e le conseguenti
disuguaglianze si riscontrano anche nel campo sanitario, dove alcuni godono delle
cosiddette “eccellenze” e molti altri stentano ad accedere alle cure di base. Per
sanare questo “virus” sociale, l’antidoto è la cultura della fraternità, fondata sulla
coscienza che siamo tutti uguali come persone umane, tutti uguali, figli di un unico
Padre (cfr Fratelli tutti, 272). Su questa base si potranno avere cure efficaci e per
tutti. Ma se non siamo convinti che siamo tutti uguali, la cosa non andrà bene. […]

Archive

PAPA FRANCESCO ANGELUS

Dopo l’Angelus:
Cari fratelli e sorelle,
[…] E martedì prossimo, memoria liturgica di Santa Giuseppina Bakhita, si
celebrerà la Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone.
Questa è una ferita profonda, inferta dalla ricerca vergognosa di interessi economici
senza alcun rispetto per la persona umana. Tante ragazze – le vediamo sulle strade
– che non sono libere, sono schiave dei trafficanti, che le mandano a lavorare e, se
non portano i soldi, le picchiano. Oggi succede questo nelle nostre città. Pensiamoci
sul serio.
Davanti a queste piaghe dell’umanità, esprimo il mio dolore ed esorto quanti ne
hanno la responsabilità ad agire in modo deciso, per impedire sia lo sfruttamento
sia le pratiche umilianti che affliggono in particolare le donne e le bambine. […]
[…] Nel Monferrato: John, un ragazzo ghanese, 25 anni, migrante, che per arrivare
qui ha sofferto tutto quello che soffrono tanti migranti, e alla fine si è sistemato nel
Monferrato, ha incominciato a lavorare, a fare il suo futuro, in un’azienda vinicola. E
poi si è ammalato di un cancro terribile, è in fin di vita. E quando gli hanno detto la
verità, cosa avrebbe voluto fare, [ha risposto:] “Tornare a casa per abbracciare mio
papà prima di morire”. Morendo, ha pensato al papà. E in quel paese del Monferrato
hanno fatto subito una raccolta e, imbottito di morfina, lo hanno messo sull’aereo,
lui e un compagno, e lo hanno inviato perché potesse morire tra le braccia del suo
papà. Questo ci fa vedere che oggi, in mezzo a tante brutte notizie, ci sono cose
belle, ci sono dei “santi della porta accanto”. Grazie per queste due testimonianze
che ci fanno bene. […]

Archive

SALUTO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AL GRUPPO DELLA FONDAZIONE CASA DELLO SPIRITO E DELLE ARTI

Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!
Grazie di questa visita. Ringrazio il mio amico Arnoldo Mosca Mondadori per la sua
presentazione. Grazie, Arnoldo.
Saluto i detenuti delle carceri di San Vittore a Milano, di Opera e di Alba, con i
Direttori e il personale. Mi congratulo per il vostro lavoro. Sono attività artigianali, e
hanno anche un valore simbolico cristiano: preparare le ostie per la celebrazione
eucaristica; costruire strumenti musicali con legno recuperato dalle barche dei
migranti; la falegnameria, come San Giuseppe e Gesù; la produzione del vino, che è
il simbolo della festa, ricordiamo le nozze di Cana!…
Saluto le persone rifugiate, che fanno lavori di sartoria.
Saluto le ragazze madri, con i loro bambini.
Saluto le persone con disabilità, che pure collaborano a preparare le ostie e i violini.
Saluto i musicisti dell’orchestra multietnica, con i direttori e il maestro Piovani che
ha composto la musica per il “Violino del mare”.
Saluto le persone venute dalla Spagna, dal Brasile e dall’Argentina, così come i
volontari e collaboratori.
Vi ringrazio tutti perché siete un seme di speranza. Con il sostegno della Fondazione
“Casa dello Spirito e delle Arti”, voi date dei segnali che si oppongono alla cultura
dello scarto, purtroppo diffusa. Invece voi cercate di costruire, con le “pietre
scartate”, una casa dove si respiri un clima di amicizia sociale e di fraternità. Non
tutto è facile – lo sappiamo –, non sono tutte “rose e fiori”! Ognuno di noi ha i suoi
limiti, i suoi sbagli e i suoi peccati. Tutti noi. Ma la misericordia di Dio è più grande,
e se ci accogliamo come fratelli e sorelle Lui ci perdona e ci aiuta ad andare avanti.
Fratelli e sorelle, ricordiamo con gratitudine quanti danno il loro contributo all’opera
della Fondazione; e un pensiero grato e orante va in particolare alla Signora Marisa
Baldoni.
Vi ringrazio ancora e vi incoraggio a continuare il cammino. La Madonna e San
Giuseppe vi accompagnino. Che abbiate sempre tra di voi e nei vostri laboratori lo
spirito della casa di Nazaret! Vi benedico con affetto. E voi, per favore, non
dimenticatevi di pregare per me. Grazie.

Archive

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA 56ma GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI

Cari fratelli e sorelle!
Lo scorso anno abbiamo riflettuto sulla necessità di “andare e vedere” per scoprire
la realtà e poterla raccontare a partire dall’esperienza degli eventi e dall’incontro
con le persone. Proseguendo in questa linea, desidero ora porre l’attenzione su un
altro verbo, “ascoltare”, decisivo nella grammatica della comunicazione e condizione
di un autentico dialogo. […]
[…] Anche la realtà delle migrazioni forzate è una problematica complessa e
nessuno ha la ricetta pronta per risolverla. Ripeto che, per vincere i pregiudizi sui
migranti e sciogliere la durezza dei nostri cuori, bisognerebbe provare ad ascoltare
le loro storie. Dare un nome e una storia a ciascuno di loro. Molti bravi giornalisti lo
fanno già. E molti altri vorrebbero farlo, se solo potessero. Incoraggiamoli!
Ascoltiamo queste storie! Ognuno poi sarà libero di sostenere le politiche migratorie
che riterrà più adeguate al proprio Paese. Ma avremo davanti agli occhi, in ogni
caso, non dei numeri, non dei pericolosi invasori, ma volti e storie di persone
concrete, sguardi, attese, sofferenze di uomini e donne da ascoltare.
Ascoltarsi nella Chiesa
Anche nella Chiesa c’è tanto bisogno di ascoltare e di ascoltarci. È il dono più
prezioso e generativo che possiamo offrire gli uni agli altri. Noi cristiani
dimentichiamo che il servizio dell’ascolto ci è stato affidato da Colui che è l’uditore
per eccellenza, alla cui opera siamo chiamati a partecipare. «Noi dobbiamo
ascoltare attraverso l’orecchio di Dio, se vogliamo poter parlare attraverso la sua
Parola». Così il teologo protestante Dietrich Bonhoeffer ci ricorda che il primo
servizio che si deve agli altri nella comunione consiste nel prestare loro ascolto. Chi
non sa ascoltare il fratello ben presto non sarà più capace di ascoltare nemmeno
Dio.
Nell’azione pastorale, l’opera più importante è “l’apostolato dell’orecchio”. Ascoltare,
prima di parlare, come esorta l’apostolo Giacomo: «Ognuno sia pronto ad ascoltare,
lento a parlare» (1,19). Dare gratuitamente un po’ del proprio tempo per ascoltare
le persone è il primo gesto di carità.
È stato da poco avviato un processo sinodale. Preghiamo perché sia una grande
occasione di ascolto reciproco. La comunione, infatti, non è il risultato di strategie e
programmi, ma si edifica nell’ascolto reciproco tra fratelli e sorelle. Come in un
coro, l’unità non richiede l’uniformità, la monotonia, ma la pluralità e varietà delle
voci, la polifonia. Allo stesso tempo, ogni voce del coro canta ascoltando le altre
voci e in relazione all’armonia dell’insieme. Questa armonia è ideata dal
compositore, ma la sua realizzazione dipende dalla sinfonia di tutte e singole le
voci.
Nella consapevolezza di partecipare a una comunione che ci precede e ci include,
possiamo riscoprire una Chiesa sinfonica, nella quale ognuno è in grado di cantare
con la propria voce, accogliendo come dono quelle degli altri, per manifestare
l’armonia dell’insieme che lo Spirito Santo compone.
Roma, San Giovanni in Laterano, 24 gennaio 2022, Memoria di San Francesco di
Sales.

Archive

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO ALLA DELEGAZIONE DELLA CUSTODIA DI TERRA SANTA NEL CENTENARIO DELLA RIVISTA “LA TERRA SANTA”

[…] Far conoscere la Terra Santa vuol dire trasmettere il “Quinto Vangelo”, cioè
l’ambiente storico e geografico in cui la Parola di Dio si è rivelata e poi fatta carne in
Gesù di Nazaret, per noi e per la nostra salvezza. Vuol dire anche far conoscere la
gente che vi abita oggi, la vita dei cristiani delle varie Chiese e denominazioni, ma
anche quella di ebrei e musulmani, per cercare di costruire, in un contesto
complesso e difficile com’è quello mediorientale, una società fraterna.
La comunicazione, in tempo di reti sociali, deve aiutare a costruire comunità, meglio
ancora, fraternità (cfr Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni
Sociali 2019). Vi incoraggio a raccontare la fraternità possibile: quella tra i cristiani
di Chiese e confessioni purtroppo ancora separate, ma che in Terra Santa sono
spesso già vicine all’unità, come io stesso ho avuto occasione di constatare.
Raccontare la fraternità possibile tra tutti i figli di Abramo, ebrei, cristiani e
musulmani. Raccontare la fraternità ecclesiale che si apre ai migranti, agli sfollati e
ai rifugiati, per restituire loro la dignità di cui sono stati privati quando hanno
dovuto lasciare la loro patria in cerca di un futuro per sé e per i figli. Raccontare
quella realtà.
Vi ringrazio perché, per raccontare la Terra Santa, vi sforzate di incontrare le
persone dove e come sono (cfr Messaggio per la G.M.C.S. 2021). Infatti, per
realizzare i vostri servizi, le vostre inchieste e le vostre pubblicazioni non vi limitate
ai territori più tranquilli, ma visitate anche le realtà più difficili e sofferenti, come la
Siria, il Libano, la Palestina e Gaza. So che cercate di presentare le storie di bene,
quelle di resistenza attiva al male della guerra, quelle di riconciliazione, quelle di
restituzione della dignità ai bambini derubati della loro infanzia, quelle dei rifugiati
con le loro tragedie ma anche con i loro sogni e le loro speranze. Grazie perché, per
fare così il vostro lavoro, non avete risparmiato le suole delle scarpe, e so che non
le risparmierete neanche in futuro, per poter raccontare tutto questo.
In effetti, nel comunicare una determinata realtà, nulla può completamente
sostituire l’esperienza personale, il vivere lì. E voi vivete e lavorate proprio nel luogo
in cui la Parola di Dio, il suo messaggio di salvezza si è fatto carne e si è reso
“incontrabile” in Gesù Cristo, non solo nelle sue parole, ma nei suoi occhi, nella sua
voce, nei suoi gesti (cfr Messaggio per la G.M.C.S. 2021). L’attrattiva di Gesù
«dipendeva dalla verità della sua predicazione, ma l’efficacia di ciò che diceva era
inscindibile dal suo sguardo, dai suoi atteggiamenti e persino dai suoi silenzi. I
discepoli non solamente ascoltavano le sue parole, lo guardavano parlare. Infatti in
Lui – il Verbo incarnato – la Parola si è fatta Volto, il Dio invisibile si è lasciato
vedere, sentire e toccare […] (cfr 1 Gv 1,1-3). La parola è efficace solo se si “vede”,
solo se ti coinvolge in un’esperienza, in un dialogo» (ibid.).
Cari comunicatori della Custodia di Terra Santa, voi siete chiamati a far conoscere
quello che il Sinodo sulla Parola di Dio (2008) e poi Papa Benedetto XVI hanno
chiamato “il Quinto Vangelo”, cioè quella Terra in cui la storia e la geografia della
salvezza si incontrano e permettono di fare una lettura nuova del testo biblico, in
particolare dei testi evangelici. Lì «possiamo vedere, anzi toccare la realtà della
storia che Dio ha realizzato con gli uomini. Cominciando con i luoghi della vita di
Abramo fino ai luoghi della vita di Gesù, dall’incarnazione fino alla tomba vuota,
segno della risurrezione. Sì, Dio è entrato in questa terra, ha agito con noi in questo
mondo» (Benedetto XVI, Regina Caeli, 17 maggio 2009). E il mistero pasquale
illumina e dà senso anche alla storia di oggi, al cammino delle popolazioni che
vivono in quella Terra oggi, cammino segnato purtroppo da ferite e conflitti ancora
oggi, ma che la grazia di Dio sempre apre alla speranza, speranza di fraternità e di
pace (cfr ibid.). Anche in questo senso, raccontando la Terra Santa, voi raccontate il
“Quinto Vangelo”, quello che Dio continua a scrivere nella storia.
Attraverso i mezzi di comunicazione sociale voi potete arricchire la fede di tanti,
anche di quelli che non hanno la possibilità di fare un pellegrinaggio nei luoghi
santi. Lo fate mediante il vostro impegno professionale, svolto ogni giorno con
competenza al servizio del Vangelo. Questo è prezioso per i credenti del mondo
intero e, nello stesso tempo, va a sostegno dei cristiani che vivono nella Terra di
Gesù. E voglio approfittare di questa occasione per esprimere a loro la mia
vicinanza. Li ricordo sempre, anche nella preghiera. Per favore, tornando a casa,
portate il mio saluto a la mia benedizione alle famiglie e alle comunità cristiane
della Terra Santa.
Cari fratelli e sorelle, vi accompagni sempre nella vostra attività la provvidenza del
Signore e la protezione della Vergine Santa. Imparto di cuore la Benedizione a tutti
voi e agli altri collaboratori che non sono potuti venire. E vi chiedo, dalla Terra
Santa, una preghiera anche per me. Grazie!