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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI MEMBRI DEL CONSIGLIO DI RAPPRESENTANZA DI “CARITAS INTERNATIONALIS”

[…] Vi invito ad avere sempre coraggio profetico, a rifiutare tutto ciò che umilia l’uomo, e ogni forma di sfruttamento che lo degrada. Continuate a porre quei piccoli e grandi segni di ospitalità e di solidarietà che hanno la capacità di illuminare la vita di bambini e anziani, di migranti e profughi in cerca di pace. Sono molto contento di apprendere che Caritas Internationalis porterà avanti una Campagna proprio sul tema delle migrazioni. Spero che questa bella iniziativa apra i cuori di tanti all’accoglienza dei profughi e dei migranti, perché possano sentirsi veramente “a casa” nelle nostre comunità. Sia vostra cura sostenere, con rinnovato impegno, i processi di sviluppo e i cammini di pace nei Paesi da cui questi nostri fratelli e sorelle fuggono o partono in cerca di un avvenire migliore. […]

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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO SULLA TRATTA DEGLI ESSERI UMANI PROMOSSO DA “RENATE” (RELIGIOUS IN EUROPE NETWORKING AGAINST TRAFFICKING AND EXPLOITATION)

Care sorelle e fratelli, do il cordiale benvenuto a voi che prendete parte a questa Seconda Assemblea della Rete Religiosa Europea contro la Tratta e lo Sfruttamento. Ringrazio Suor Imelda Poole per le sue gentili parole di saluto da parte vostra e vi offro i miei più sinceri auguri perché queste giornate di preghiera, riflessione e confronto siano fruttuose. Opportunamente questa vostra Assemblea ha luogo a Roma durante il Giubileo Straordinario della Misericordia. In questo tempo di grazia, tutti noi siamo invitati ad entrare più profondamente nel mistero della misericordia di Dio e, come il Buon Samaritano, portare il balsamo di tale misericordia alle tante ferite presenti nel nostro mondo. Una delle più dolorose di queste ferite aperte è la tratta di esseri umani, una moderna forma di schiavitù, che viola la dignità, dono di Dio, in tanti nostri fratelli e sorelle e costituisce un vero crimine contro l’umanità. Mentre molto è stato fatto per conoscere la gravità e l’estensione del fenomeno, molto di più resta da compiere per innalzare il livello di consapevolezza nell’opinione pubblica e per stabilire un migliore coordinamento di sforzi da parte dei governi, delle autorità giudiziarie, di quelle legislative e degli operatori sociali. Come ben sapete, una delle sfide a questo lavoro di sensibilizzazione, di educazione e di coordinamento è una certa indifferenza e persino complicità, una tendenza da parte di molti a voltarsi dall’altra parte (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 211) mentre potenti interessi economici e reti criminose sono all’opera. Per questa ragione esprimo il mio apprezzamento per il vostro impegno al fine di accrescere la coscienza sociale circa la dimensione di questa piaga, che colpisce specialmente le donne e i bambini. Ma in modo del tutto speciale vi ringrazio per la vostra fedele testimonianza al Vangelo della misericordia, come è dimostrato dal vostro impegno nel recupero e nella riabilitazione delle vittime. La vostra attività in questo ambito ci ricorda gli «enormi e spesso silenziosi sforzi che sono stati fatti per molti anni da congregazioni religiose, specialmente femminili» nel prendersi cura di coloro che sono stati feriti nella loro dignità e segnati dalle loro esperienze (cfr Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2015, 5). Penso in modo particolare al contributo specifico offerto da donne nell’accompagnare altre donne e bambini in un profondo e personale itinerario di guarigione e di reintegrazione. Care amiche e amici, ho fiducia che la vostra condivisione di esperienze, di conoscenze e di competenze contribuirà in questi giorni ad una più efficace testimonianza del Vangelo in una delle grandi “periferie” della nostra società contemporanea. Affidando voi e tutti coloro che voi servite all’amorevole intercessione di Maria, Madre di Misericordia, di cuore vi imparto la mia benedizione come pegno di gioia e di pace nel Signore. Mentre assicuro a tutti voi il mio ricordo nella preghiera, vi chiedo, per favore, di pregare per me. Grazie!

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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI PARTECIPANTI AL 3° INCONTRO MONDIALE DEI MOVIMENTI POPOLARI

[…] So che avete dedicato una giornata al dramma dei migranti, dei rifugiati e degli sfollati. Cosa fare di fronte a questa tragedia? Nel Dicastero di cui è responsabile il Cardinale Turkson c’è una sezione che si occupa di queste situazioni. Ho deciso che, almeno per un certo tempo, quella sezione dipenda direttamente dal Pontefice, perché questa è una situazione obbrobriosa, che posso solo descrivere con una parola che mi venne fuori spontaneamente a Lampedusa: vergogna.

Lì, come anche a Lesbo, ho potuto ascoltare da vicino la sofferenza di tante famiglie espulse dalla loro terra per motivi economici o violenze di ogni genere, folle esiliate – l’ho detto di fronte alle autorità di tutto il mondo – a causa di un sistema socio-economico ingiusto e delle guerre che non hanno cercato, che non hanno creato coloro che oggi soffrono il doloroso sradicamento dalla loro patria, ma piuttosto molti di coloro che si rifiutano di riceverli.

Faccio mie le parole di mio fratello l’Arcivescovo Hieronymos di Grecia: «Chi vede gli occhi dei bambini che incontriamo nei campi profughi è in grado di riconoscere immediatamente, nella sua interezza, la “bancarotta” dell’umanità» (Discorso nel Campo profughi di Moria, Lesbos, 16 aprile 2016). Cosa succede al mondo di oggi che, quando avviene la bancarotta di una banca, immediatamente appaiono somme scandalose per salvarla, ma quando avviene questa bancarotta dell’umanità non c’è quasi una millesima parte per salvare quei fratelli che soffrono tanto? E così il Mediterraneo è diventato un cimitero, e non solo il Mediterraneo… molti cimiteri vicino ai muri, muri macchiati di sangue innocente. Nei giorni di questo incontro – lo dite nel video – quanti sono i morti nel Mediterraneo?

La paura indurisce il cuore e si trasforma in crudeltà cieca che si rifiuta di vedere il sangue, il dolore, il volto dell’altro. Lo ha detto il mio fratello il Patriarca Bartolomeo: «Chi ha paura di voi non vi ha guardato negli occhi. Chi ha paura di voi non ha visto i vostri volti. Chi ha paura non vede i vostri figli. Dimentica che la dignità e la libertà trascendono la paura e trascendono la divisione. Dimentica che la migrazione non è un problema del Medio Oriente e dell’Africa settentrionale, dell’Europa e della Grecia. È un problema del mondo» (Discorso nel Campo profughi di Moria, Lesbos, 16 aprile 2016).

E’, veramente, un problema del mondo. Nessuno dovrebbe vedersi costretto a fuggire dalla propria patria. Ma il male è doppio quando, davanti a quelle terribili circostanze, il migrante si vede gettato nelle grinfie dei trafficanti di persone per attraversare le frontiere, ed è triplo se arrivando nella terra in cui si pensava di trovare un futuro migliore, si viene disprezzati, sfruttati, addirittura schiavizzati. Questo si può vedere in qualunque angolo di centinaia di città. O semplicemente non si lasciano entrare.

Chiedo a voi di fare tutto il possibile; di non dimenticare mai che anche Gesù, Maria e Giuseppe sperimentarono la condizione drammatica dei rifugiati. Vi chiedo di esercitare quella solidarietà così speciale che esiste tra coloro che hanno sofferto. Voi sapete recuperare fabbriche dai fallimenti, riciclare ciò che altri gettano, creare posti di lavoro, coltivare la terra, costruire abitazioni, integrare quartieri segregati e reclamare senza sosta come la vedova del Vangelo che chiede giustizia insistentemente (cfr Lc 18,1-8). Forse con il vostro esempio e la vostra insistenza, alcuni Stati e Organizzazioni internazionali apriranno gli occhi e adotteranno le misure adeguate per accogliere e integrare pienamente tutti coloro che, per un motivo o per un altro, cercano rifugio lontano da casa. E anche per affrontare le cause profonde per cui migliaia di uomini, donne e bambini vengono espulsi ogni giorno dalla loro terra natale. […]

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UDIENZA INTERRELIGIOSA DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

[…]Il tema della misericordia è familiare a molte tradizioni religiose e culturali, dove la compassione e la nonviolenza sono essenziali e indicano la via della vita: «Il rigido e il duro appartengono alla morte; il molle e il tenero appartengono alla vita», attesta un antico detto sapienziale (Tao-Te-Ching, 76). Chinarsi con compassionevole tenerezza verso l’umanità debole e bisognosa appartiene a un animo veramente religioso, che respinge la tentazione di prevaricare con la forza, che rifiuta di mercificare la vita umana e vede negli altri dei fratelli, mai dei numeri. Farsi vicini a quanti vivono situazioni che richiedono una maggiore cura, come la malattia, la disabilità, la povertà, l’ingiustizia, le conseguenze dei conflitti e delle migrazioni, è una chiamata che viene dal cuore di ogni tradizione autenticamente religiosa. È l’eco della voce divina, che parla alla coscienza di ciascuno, invitando a superare il ripiegamento su sé stessi e ad aprirsi: aprirsi all’Altro sopra di noi, che bussa alla porta del cuore; aprirsi all’altro accanto a noi, che bussa alla porta di casa, chiedendo attenzione e aiuto. […]

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EVENTO ECUMENICO NELLA MALMÖ ARENA DISCORSO DEL SANTO PADRE

[…] E dopo aver ascoltato queste forti testimonianze, che ci fanno pensare alla nostra vita e al modo in cui rispondiamo alle situazioni di necessità che si trovano accanto a noi, desidero ringraziare tutti i Governi che assistono i rifugiati, tutti i Governi che assistono i profughi e coloro che chiedono asilo, perché ogni azione in favore di queste persone che hanno necessità di protezione rappresenta un grande gesto di solidarietà e di riconoscimento della loro dignità. Per noi cristiani è una priorità andare incontro agli scartati – perché sono scartati dalla loro patria -, agli emarginati del nostro mondo e rendere tangibile la tenerezza e l’amore misericordioso di Dio, che non scarta nessuno, ma accoglie tutti. A noi cristiani oggi è chiesto di essere protagonisti della rivoluzione della tenerezza. […]

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UDIENZA GENERALE

[…] Oggi ci soffermiamo su questa parola di Gesù: «Ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito» (Mt 25,35-36). Nei nostri tempi è quanto mai attuale l’opera che riguarda i forestieri. La crisi economica, i conflitti armati e i cambiamenti climatici spingono tante persone a emigrare. Tuttavia, le migrazioni non sono un fenomeno nuovo, ma appartengono alla storia dell’umanità. È mancanza di memoria storica pensare che esse siano proprie solo dei nostri anni. […]
Nel corso dei secoli abbiamo assistito in proposito a grandi espressioni di solidarietà, anche se non sono mancate tensioni sociali. Oggi, il contesto di crisi economica favorisce purtroppo l’emergere di atteggiamenti di chiusura e di non accoglienza. In alcune parti del mondo sorgono muri e barriere. Sembra a volte che l’opera silenziosa di molti uomini e donne che, in diversi modi, si prodigano per aiutare e assistere i profughi e i migranti sia oscurata dal rumore di altri che danno voce a un istintivo egoismo. Ma la chiusura non è una soluzione, anzi, finisce per favorire i traffici criminali. L’unica via di soluzione è quella della solidarietà. Solidarietà con il migrante, solidarietà con il forestiero … […]

Anche oggi abbiamo bisogno di queste testimonianze perché la misericordia possa raggiungere tanti che sono nel bisogno. È un impegno che coinvolge tutti, nessuno escluso. Le diocesi, le parrocchie, gli istituti di vita consacrata, le associazioni e i movimenti, come i singoli cristiani, tutti siamo chiamati ad accogliere i fratelli e le sorelle che fuggono dalla guerra, dalla fame, dalla violenza e da condizioni di vita disumane. Tutti insieme siamo una grande forza di sostegno per quanti hanno perso patria, famiglia, lavoro e dignità. […]

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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI DIRIGENTI DELLA “FONDAZIONE VODAFONE”

Rivolgo il mio benvenuto a tutti voi e ringrazio l’Amministratore Delegato del Gruppo Vodafone per la sua presentazione di questa interessante iniziativa chiamata “Instant Schools for Africa”. Essa si propone, come abbiamo sentito, di consentire a numerosi giovani africani, di cui una parte ospitati in campi-profughi, di accedere on line a importanti risorse educative.[…]

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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI MEMBRI DI ORGANISMI CARITATIVI CATTOLICI CHE OPERANO NEL CONTESTO DELLA CRISI UMANITARIA IN SIRIA, IRAQ E NEI PAESI LIMITROFI

[…] A un anno di distanza dal nostro ultimo incontro, dobbiamo constatare con grande tristezza che, nonostante i molti sforzi prodigati in vari ambiti, la logica delle armi e della sopraffazione, gli interessi oscuri e la violenza continuano a devastare questi Paesi e che, fino ad ora, non si è saputo porre fine alle estenuanti sofferenze e alle continue violazioni dei diritti umani. Le conseguenze drammatiche della crisi sono ormai visibili ben oltre i confini della regione. Ne è espressione il grave fenomeno migratorio. […]

[…] Guardando ai tantissimi volti sofferenti, in Siria, in Iraq e nei Paesi vicini e lontani dove milioni di profughi sono costretti a cercare rifugio e protezione, la Chiesa scorge il volto del suo Signore durante la Passione.

Il lavoro di quanti, come voi che rappresentate tanti operatori sul campo, sono impegnati ad aiutare queste persone e a salvaguardarne la dignità è certamente un riflesso della misericordia di Dio e, in quanto tale, un segno che il male ha un limite e che non ha l’ultima parola. È un segno di grande speranza, per il quale voglio ringraziare, insieme con voi, tante persone anonime – ma non per Dio! – le quali, specialmente in questo anno giubilare, pregano e intercedono in silenzio per le vittime dei conflitti, soprattutto per i bambini e i più deboli, e così sostengono anche il vostro lavoro. Ad Aleppo, i bambini devono bere l’acqua inquinata! […]

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VISITA DEL SANTO PADRE FRANCESCO AD ASSISI PER LA GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LA PACE “SETE DI PACE. RELIGIONI E CULTURE IN DIALOGO” PAROLE DEL SANTO PADRE

[…] Non possiamo restare indifferenti. Oggi il mondo ha un’ardente sete di pace. In molti Paesi si soffre per guerre, spesso dimenticate, ma sempre causa di sofferenza e povertà. A Lesbo, con il caro Patriarca ecumenico Bartolomeo, abbiamo visto negli occhi dei rifugiati il dolore della guerra, l’angoscia di popoli assetati di pace. Penso a famiglie, la cui vita è stata sconvolta; ai bambini, che non hanno conosciuto nella vita altro che violenza; ad anziani, costretti a lasciare le loro terre: tutti loro hanno una grande sete di pace. Non vogliamo che queste tragedie cadano nell’oblio. Noi desideriamo dar voce insieme a quanti soffrono, a quanti sono senza voce e senza ascolto. Essi sanno bene, spesso meglio dei potenti, che non c’è nessun domani nella guerra e che la violenza delle armi distrugge la gioia della vita. […]

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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO PROMOSSO DALLA CONFEDERAZIONE EUROPEA DEGLI EX ALUNNI DEI GESUITI

Cari fratelli e sorelle,
Cari membri della Confederazione Europea e dell’Unione Mondiale degli Ex Alunni e Alunne dei Gesuiti,

Sono lieto di ricevervi oggi nel corso della vostra conferenza sulla migrazione e sulla crisi dei rifugiati. E’ la crisi umanitaria più grande, dopo la seconda guerra mondiale. Diplomati nelle scuole dei Gesuiti, siete venuti a Roma come “uomini e donne per gli altri”, in particolare – questa volta – per studiare le radici della migrazione forzata, per considerare la vostra responsabilità in rapporto all’attuale situazione e per essere inviati come promotori di cambiamento nelle vostre comunità d’origine.

Tragicamente, nel mondo oggi più di 65 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare i loro luoghi di residenza. Questo numero senza precedenti va oltre ogni immaginazione. Il numero complessivo dei profughi è ora più grande dell’intera popolazione dell’Italia! Se andiamo oltre la mera statistica, comunque, scopriremo che i rifugiati sono donne e uomini, ragazzi e ragazze che non sono diversi dai membri delle nostre famiglie e dai nostri amici. Ognuno di loro ha un nome, un volto e una storia, come l’inalienabile diritto di vivere in pace e di aspirare a un futuro migliore per i propri figli.

Avete dedicato la vostra Associazione mondiale alla memoria di Padre Pedro Arrupe, che è stato anche il fondatore del Jesuit Refugee Service, l’organizzazione che vi ha accompagnato durante questa settimana trascorsa a Roma. Più di trentacinque anni fa, Padre Arrupe si sentì mosso ad agire in risposta alla situazione dei “boat people” sud-vietnamiti, che si trovavano esposti agli attacchi dei pirati e alle tempeste nel Mar Cinese del Sud, mentre cercavano disperatamente di sfuggire alle violenze nella loro patria. Purtroppo, il mondo oggi si trova ancora coinvolto in innumerevoli conflitti. La terribile guerra in Siria, come le guerre civili nel Sud-Sudan e altrove nel mondo possono sembrare irrisolvibili. Questa è proprio la ragione per cui il vostro incontro “per contemplare e agire” relativamente alla questione dei rifugiati è così importante.

Più che mai oggi, mentre la guerra imperversa in diverse parti del mondo, mentre un numero mai raggiunto prima di rifugiati muore tentando di attraversare il Mar Mediterraneo – che è diventato un cimitero -, oppure trascorre anni e anni nei campi, la Chiesa ha bisogno che voi attingiate al coraggio e all’esempio di Padre Arrupe. Mediante la vostra educazione gesuita siete stati invitati a diventare “compagni di Gesù” e, con Sant’Ignazio di Loyola come vostra guida, siete stati inviati nel mondo per essere donne e uomini per e con gli altri. In questo frangente della storia, c’è un grande bisogno di persone che ascoltino il grido dei poveri e che rispondano con compassione e generosità.

Alla conclusione della Giornata Mondiale della Gioventù a Cracovia, poche settimane fa, ho detto alla gioventù là riunita di essere coraggiosa. Come diplomati in scuole rette dai padri gesuiti, sappiate anche essere coraggiosi nel rispondere alle necessità dei rifugiati nel tempo presente. Come alunni dei Padri gesuiti, vi farà bene, nel momento in cui trattate dei problemi sperimentati dai rifugiati, ricordare le vostre radici ignaziane. Mentre nei vostri Paesi vi applicate a comprendere le cause dell’immigrazione forzata e a servire i rifugiati, è necessario che offriate al Signore “tutta la vostra libertà, la vostra memoria, la vostra intelligenza e la vostra intera volontà”.

Nel corso di quest’Anno della Misericordia la Porta Santa della Basilica di San Pietro è rimasta aperta, a ricordare che la misericordia di Dio è offerta a tutti coloro che ne hanno bisogno, ora e sempre. Milioni di fedeli hanno compiuto il pellegrinaggio alla Porta Santa, qui e nelle chiese di tutto il mondo, facendo memoria del fatto che la misericordia di Dio dura per sempre ed è rivolta a tutti. Anche con il vostro aiuto la Chiesa sarà capace di rispondere più pienamente alla tragedia umana dei rifugiati mediante atti di misericordia che promuovano la loro integrazione nel contesto europeo e al di là di esso. Vi incoraggio perciò a dare il benvenuto ai rifugiati nelle vostre case e comunità, in modo che la loro prima esperienza d’Europa non sia quella traumatica di dormire al freddo nelle strade, ma quella di un’accoglienza calda e umana. Ricordate che l’autentica ospitalità è un profondo valore evangelico, che alimenta l’amore ed è la nostra più grande sicurezza contro gli odiosi atti di terrorismo.

Vi esorto ad attingere alle gioie ed ai successi che la vostra educazione gesuitica vi ha fornito nella cura dell’educazione dei rifugiati nel mondo. E’ un dato di fatto preoccupante che meno del 50% dei bambini rifugiati abbiano accesso alla scuola primaria. Sfortunatamente, tale numero si riduce al 22% per gli adolescenti rifugiati iscritti a scuole secondarie e a meno dell’1% che può accedere ad un’istruzione universitaria.

Insieme al Jesuit Refugee Service, mettete in movimento la vostra misericordia ed aiutate a trasformare questa situazione nel campo educativo. Nel fare questo, costruirete un’Europa più forte e un più luminoso futuro per i rifugiati.

A volte ci si può sentire soli nel momento in cui si cerca di tradurre in azione la misericordia. Sappiate però che unite il vostro lavoro a quello delle tante organizzazioni ecclesiali che lavorano nel campo umanitario, che si dedicano agli esclusi e agli emarginati. Più importante ancora, ricordate che l’amore di Dio vi accompagna in questo lavoro. Voi siete occhi, bocca, mani e cuore di Dio in questo mondo.

Vi ringrazio per esservi addentrati nelle difficili questioni poste dall’accoglienza ai profughi. Molte porte vi sono state aperte grazie alla educazione ricevuta dai Gesuiti, mentre i rifugiati trovano molte porte chiuse. Avete imparato molto dai rifugiati che avete incontrato. Nel lasciare Roma e tornare alle vostre case, vi esorto ad aiutare a trasformare le vostre comunità in luoghi di benvenuto dove tutti i figli di Dio hanno l’opportunità, non semplicemente di sopravvivere, ma di crescere, fiorire e portare frutto.

E mentre perseverate in questo costante lavoro per assicurare accoglienza e istruzione per i rifugiati, pensate alla Sacra Famiglia – Maria, Giuseppe e al Bambino Gesù – nel loro lungo viaggio in Egitto come rifugiati, mentre scappavano dalla violenza e trovavano rifugio tra gli stranieri. Ricordate parimenti le parole di Gesù: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto» (Mt 25,35). Portate queste parole e questi gesti con voi oggi. Possano esservi di incoraggiamento e di consolazione. Da parte mia, nell’assicurarvi la mia preghiera, vi chiedo per favore di non dimenticarvi di pregare per me. Grazie!