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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AL PRESIDENTE DEL PARLAMENTO LATINOAMERICANO E CARAIBICO (PARLATINO) IN OCCASIONE DELLA XXXIII ASSEMBLEA GENERALE

[…] Dietro ogni migrante c’è un essere umano con una propria storia, con una cultura e degli ideali. Un’analisi asettica produce misure sterilizzate; al contrario, la relazione con la persona in carne e ossa ci aiuta a percepire le profonde cicatrici che porta con sé, causate comunque e in ogni caso della sua migrazione. Questo incontro aiuterà a dare risposte fattibili a favore degli emigranti e dei paesi di accoglienza, e al tempo stesso contribuirà a far sì che gli accordi e le misure di sicurezza vengano esaminati a partire dall’esperienza diretta, osservando se coincidono o meno con la realtà. Come membri di una grande famiglia, dobbiamo lavorare per porre al centro “la persona” (cfr. Discorso al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 9 gennaio 2017); questa non è un mero numero e neppure un ente astratto, bensì un fratello o una sorella che ha bisogno di sentire il nostro aiuto e una mano amica.

In questo lavoro è indispensabile il dialogo. Non si può lavorare in modo isolato; abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri. Dobbiamo essere “capaci di passare da una cultura dello scarto ad una cultura dell’incontro e dell’accoglienza” (Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, 2014). È necessaria la collaborazione congiunta per elaborare strategie efficienti ed eque nell’accoglienza dei rifugiati. Ottenere un consenso tra le parti è un lavoro “artigianale”, minuzioso, quasi impercettibile, ma essenziale per dare gradualmente forma agli accordi e alle normative. Si devono offrire tutti gli elementi ai governi locali, come pure alla Comunità internazionale, al fine di elaborare i patti migliori per il bene di molti, specialmente di quanti soffrono nelle zone più vulnerabili del nostro pianeta, come anche in alcune aree dell’America Latina e dei Caraibi. Il dialogo è fondamentale per promuovere la solidarietà con quanti sono stati privati dei loro diritti fondamentali, come pure per incrementare la disponibilità ad accogliere quanti fuggono da situazioni drammatiche o disumane. […]

Il lavoro è enorme e occorrono uomini e donne di buona volontà che, con il loro impegno concreto, possano dare risposta a questo “grido”, che si leva dal cuore del migrante. Non possiamo chiudere le nostre orecchie al suo appello. Esorto i Governi nazionali ad assumersi le proprie responsabilità verso tutti coloro che risiedono nel loro territorio; e rinnovo l’impegno della Chiesa cattolica, attraverso la presenza delle Chiese locali e regionali, a rispondere a questa ferita che portano con sé tanti nostri fratelli e sorelle. […]

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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO PROMOSSO DALLA FEDERAZIONE EUROPEA DELLE ASSOCIAZIONI FAMILIARI CATTOLICHE (FAFCE)

[…] Quattro crisi specialmente attraversano l’Europa in questo momento: quella demografica – “l’inverno demografico” – quella migratoria, quella lavorativa e quella educativa. Queste crisi potrebbero trovare orizzonti positivi proprio nella cultura dell’incontro, laddove diversi attori sociali, economici e politici si uniscano per disegnare politiche in favore della famiglia. In questi quattro campi voi vi sforzate già di proporre risposte a misura di famiglia, vedendo in essa una risorsa e un alleato per la persona e il suo ambiente. In tal senso, il vostro compito molte volte sarà provocare un dialogo costruttivo con i vari attori dello scenario sociale, senza nascondere la vostra identità cristiana, anzi, questa identità vi farà vedere sempre al di là dell’apparenza e dell’istante. Come avete ben evidenziato, la cultura dell’istante richiama un’educazione per il domani. […]

Care famiglie, avete ricevuto molto dai vostri antenati. Essi sono la memoria permanente che ci deve spingere a mettere la sapienza del cuore e non solo la tecnica nella creazione di iniziative sulla famiglia e per la famiglia. Essi sono la memoria, e le giovani generazioni sono la responsabilità che vi sta davanti. Con questa sapienza, ad esempio, il vostro servizio alla sacralità della vita si concretizza nell’alleanza tra le generazioni; si concretizza nel servizio a tutti, specialmente ai più bisognosi, alle persone con disabilità, agli orfani; si concretizza nella solidarietà con i migranti; si concretizza nella paziente arte di educare che vede ogni giovane come soggetto degno di tutto l’amore familiare; si concretizza nel diritto alla vita del nascituro che ancora non ha voce; si concretizza in condizioni di vita degne per gli anziani. […]

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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO ALL’AZIONE CATTOLICA ITALIANA

[…] Allargate il vostro cuore per allargare il cuore delle vostre parrocchie. Siate viandanti della fede, per incontrare tutti, accogliere tutti, ascoltare tutti, abbracciare tutti. Ogni vita è vita amata dal Signore, ogni volto ci mostra il volto di Cristo, specialmente quello del povero, di chi è ferito dalla vita e di chi si sente abbandonato, di chi fugge dalla morte e cerca riparo tra le nostre case, nelle nostre città. «Nessuno può sentirsi esonerato dalla preoccupazione per i poveri e per la giustizia sociale» (ibid., 201).

Rimanete aperti alla realtà che vi circonda. Cercate senza timore il dialogo con chi vive accanto a voi, anche con chi la pensa diversamente ma come voi desidera la pace, la giustizia, la fraternità. È nel dialogo che si può progettare un futuro condiviso. È attraverso il dialogo che costruiamo la pace, prendendoci cura di tutti e dialogando con tutti. […]

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DISCORSO DEL SANTO PADRE AI PARTECIPANTI ALLA CONFERENZA INTERNAZIONALE PER LA PACE

[…] Educare all’apertura rispettosa e al dialogo sincero con l’altro, riconoscendone i diritti e le libertà fondamentali, specialmente quella religiosa, costituisce la via migliore per edificare insieme il futuro, per essere costruttori di civiltà. Perché l’unica alternativa alla civiltà dell’incontro è la inciviltà dello scontro, non ce n’è un’altra. E per contrastare veramente la barbarie di chi soffia sull’odio e incita alla violenza, occorre accompagnare e far maturare generazioni che rispondano alla logica incendiaria del male con la paziente crescita del bene: giovani che, come alberi ben piantati, siano radicati nel terreno della storia e, crescendo verso l’Alto e accanto agli altri, trasformino ogni giorno l’aria inquinata dell’odio nell’ossigeno della fraternità. […]

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INCONTRO CON LE AUTORITÀ VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE FRANCESCO IN EGITTO DISCORSO DEL SANTO PADRE

[…] L’ospitalità data con generosità più di duemila anni fa, rimane nella memoria collettiva dell’umanità ed è fonte di abbondanti benedizioni che ancora si estendono. L’Egitto, quindi, è una terra che, in un certo senso, sentiamo tutti come nostra! E come dite voi: “Misr um al dugna / L’Egitto è la madre dell’universo”. Anche oggi vi trovano accoglienza milioni di rifugiati provenienti da diversi Paesi, tra cui Sudan, Eritrea, Siria e Iraq, rifugiati che con lodevole impegno si cerca di integrare nella società egiziana. […]

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PAPA FRANCESCO UDIENZA GENERALE

[…] La nostra esistenza è un pellegrinaggio, un cammino. Anche quanti sono mossi da una speranza semplicemente umana, percepiscono la seduzione dell’orizzonte, che li spinge a esplorare mondi che ancora non conoscono. La nostra anima è un’anima migrante. La Bibbia è piena di storie di pellegrini e viaggiatori. La vocazione di Abramo comincia con questo comando: «Vattene dalla tua terra» (Gen 12,1). E il patriarca lascia quel pezzo di mondo che conosceva bene e che era una delle culle della civiltà del suo tempo. Tutto cospirava contro la sensatezza di quel viaggio. Eppure Abramo parte. Non si diventa uomini e donne maturi se non si percepisce l’attrattiva dell’orizzonte: quel limite tra il cielo e la terra che chiede di essere raggiunto da un popolo di camminatori. […]

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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO ALLA PROF. SSA MARGARET ARCHER, PRESIDENTE DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE SOCIALI, IN OCCASIONE DELLA SESSIONE PLENARIA

[…] Anche se viviamo in un mondo in cui la ricchezza abbonda, moltissime persone sono ancora vittime della povertà e dell’esclusione sociale. Le diseguaglianze – insieme alle guerre di predominio e ai cambiamenti climatici – sono le cause della più grande migrazione forzata nella storia, che colpisce oltre 65 milioni di essere umani. Si pensi anche al dramma crescente delle nuove schiavitù nelle forme del lavoro forzato, della prostituzione, del traffico di organi, che sono veri crimini contro l’umanità. È allarmante e sintomatico che oggi il corpo umano si compri e si venda, come fosse una merce di scambio. Quasi cent’anni fa, Pio XI prevedeva l’affermarsi di queste diseguaglianze e iniquità come conseguenza di una dittatura economica globale che chiamò «imperialismo internazionale del denaro» (Enc. Quadragesimo anno, 15 maggio 1931, 109). E fu Paolo VI che denunciò, quasi cinquant’anni dopo, la «nuova forma abusiva di dominio economico sul piano sociale, culturale e anche politico» (Lett. ap. Octogesima adveniens, 14 maggio 1971, 44). […]

Il XV secolo è stato il secolo del primo Umanesimo; all’inizio del XXI secolo sempre più forte si avverte l’esigenza di un nuovo Umanesimo. Allora fu la transizione dal feudalesimo alla società moderna il motore decisivo del mutamento; oggi, è un passaggio d’epoca altrettanto radicale: quello dalla società moderna a quella post-moderna. L’aumento endemico delle diseguaglianze sociali, la questione migratoria, i conflitti identitari, le nuove schiavitù, la questione ambientale, i problemi di biopolitica e biodiritto sono solamente alcune delle questioni che parlano dei disagi dell’oggi. Di fronte a tali sfide, il mero aggiornamento di vecchie categorie di pensiero o il ricorso a raffinate tecniche di decisione collettiva non bastano; occorre tentare vie nuove ispirate dal messaggio di Cristo. […]

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LITURGIA DELLA PAROLA CON LA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO, IN MEMORIA DEI “NUOVI MARTIRI” DEL XX E XXI SECOLO OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

[…] Io vorrei, oggi, aggiungere un’icona di più, in questa chiesa. Una donna. Non so il nome. Ma lei ci guarda dal cielo. Ero a Lesbo, salutavo i rifugiati e ho trovato un uomo trentenne, con tre bambini. Mi ha guardato e mi ha detto: “Padre, io sono musulmano. Mia moglie era cristiana. Nel nostro Paese sono venuti i terroristi, ci hanno guardato e ci hanno chiesto la religione e hanno visto lei con il crocifisso, e le hanno chiesto di buttarlo per terra. Lei non lo ha fatto e l’hanno sgozzata davanti a me. Ci amavamo tanto!”. Questa è l’icona che porto oggi come regalo qui. Non so se quell’uomo è ancora a Lesbo o è riuscito ad andare altrove. Non so se è stato capace di uscire da quel campo di concentramento, perché i campi di rifugiati – tanti – sono di concentramento, per la folla di gente che è lasciata lì. E i popoli generosi che li accolgono devono portare avanti anche questo peso, perché gli accordi internazionali sembra che siano più importanti dei diritti umani. E quest’uomo non aveva rancore: lui, musulmano, aveva questa croce del dolore portata avanti senza rancore. Si rifugiava nell’amore della moglie, graziata dal martirio. […]

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MESSAGGIO URBI ET ORBI DEL SANTO PADRE FRANCESCO PASQUA 2017

[…]Si fa carico di quanti sono vittime di antiche e nuove schiavitù: lavori disumani, traffici illeciti, sfruttamento e discriminazione, gravi dipendenze. Si fa carico dei bambini e degli adolescenti che vengono privati della loro spensieratezza per essere sfruttati; e di chi ha il cuore ferito per le violenze che subisce entro le mura della propria casa.

Il Pastore Risorto si fa compagno di strada di quanti sono costretti a lasciare la propria terra a causa di conflitti armati, di attacchi terroristici, di carestie, di regimi oppressivi. A questi migranti forzati Egli fa incontrare dei fratelli sotto ogni cielo, per condividere il pane e la speranza nel comune cammino.

In questi tempi, in modo particolare sostenga gli sforzi di quanti si adoperano attivamente per portare sollievo e conforto alla popolazione civile in Siria, l’amata e martoriata Siria, vittima di una guerra che non cessa di seminare orrore e morte. È di ieri l’ultimo ignobile attacco ai profughi in fuga che ha provocato numerosi morti e feriti. Doni pace a tutto il Medio Oriente, a partire dalla Terra Santa, come pure in Iraq e nello Yemen. […]

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SANTA MESSA DEL GIORNO OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

[…] E’ il primo annuncio: “E’ risorto”. E poi la confusione, il cuore chiuso, le apparizioni. Ma i discepoli restano chiusi tutta la giornata nel Cenacolo, perché avevano paura che accadesse a loro lo stesso che accadde a Gesù. E la Chiesa non cessa di dire alle nostre sconfitte, ai nostri cuori chiusi e timorosi: “Fermati, il Signore è risorto”. Ma se il Signore è risorto, come mai succedono queste cose? Come mai succedono tante disgrazie, malattie, traffico di persone, tratte di persone, guerre, distruzioni, mutilazioni, vendette, odio? Ma dov’è il Signore? […]