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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO PER DIRIGENTI DELLE PRINCIPALI IMPRESE DEL SETTORE PETROLIFERO, DEL GAS NATURALE E DI ALTRE ATTIVITÀ IMPRENDITORIALI COLLEGATE ALL’ENERGIA

[…] Vi sono inoltre anche alcune motivazioni etiche profonde per incamminarci verso una transizione energetica globale con un senso di urgenza. Come sappiamo, siamo colpiti dalle crisi climatiche. Tuttavia, gli effetti del cambiamento climatico non sono distribuiti in modo uniforme. Sono i poveri a soffrire maggiormente delle devastazioni del riscaldamento globale, con le crescenti perturbazioni in campo agricolo, l’insicurezza della disponibilità d’acqua e l’esposizione a gravi eventi meteorologici. Molti di quanti possono a malapena permetterselo sono già costretti ad abbandonare le loro case e a migrare in altri luoghi, senza sapere come verranno accolti. Molti di più dovranno farlo in futuro. La transizione verso l’energia accessibile e pulita è una responsabilità che abbiamo verso milioni di nostri fratelli e sorelle nel mondo, verso i Paesi poveri e verso le generazioni che verranno. […]

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VISITA DEL SANTO PADRE FRANCESCO A BARI MONIZIONE INTRODUTTIVA DEL SANTO PADRE ALLA PREGHIERA ECUMENICA PER LA PACE

[…] Ma su questa splendida regione si è addensata, specialmente negli ultimi anni, una fitta coltre di tenebre: guerra, violenza e distruzione, occupazioni e forme di fondamentalismo, migrazioni forzate e abbandono, il tutto nel silenzio di tanti e con la complicità di molti. Il Medio Oriente è divenuto terra di gente che lascia la propria terra. E c’è il rischio che la presenza di nostri fratelli e sorelle nella fede sia cancellata, deturpando il volto stesso della regione, perché un Medio Oriente senza cristiani non sarebbe Medio Oriente. […]

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SANTA MESSA PER I MIGRANTI OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

«Voi che calpestate il povero e sterminate gli umili […]. Ecco, verranno giorni in cui manderò la fame nel paese; […] fame di ascoltare le parole del Signore» (Am 8,4.11). Il monito del profeta Amos risulta ancora oggi di bruciante attualità. Quanti poveri oggi sono calpestati! Quanti piccoli vengono sterminati! Sono tutti vittime di quella cultura dello scarto che più volte è stata denunciata. E tra questi non posso non annoverare i migranti e i rifugiati, che continuano a bussare alle porte delle Nazioni che godono di maggiore benessere. Cinque anni fa, durante la mia visita a Lampedusa, ricordando le vittime dei naufragi, mi sono fatto eco del perenne appello all’umana responsabilità: «“Dov’è il tuo fratello? La voce del suo sangue grida fino a me”, dice Dio. Questa non è una domanda rivolta ad altri, è una domanda rivolta a me, a te, a ciascuno di noi» (Insegnamenti 1 [2013], vol. 2, 23). Purtroppo le risposte a questo appello, anche se generose, non sono state sufficienti, e ci troviamo oggi a piangere migliaia di morti. L’odierna acclamazione al Vangelo contiene l’invito di Gesù: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11,28). Il Signore promette ristoro e liberazione a tutti gli oppressi del mondo, ma ha bisogno di noi per rendere efficace la sua promessa. Ha bisogno dei nostri occhi per vedere le necessità dei fratelli e delle sorelle. Ha bisogno delle nostre mani per soccorrere. Ha bisogno della nostra voce per denunciare le ingiustizie commesse nel silenzio – talvolta complice – di molti. In effetti, dovrei parlare di molti silenzi: il silenzio del senso comune, il silenzio del “si è fatto sempre così”, il silenzio del “noi” sempre contrapposto al “voi”. Soprattutto, il Signore ha bisogno del nostro cuore per manifestare l’amore misericordioso di Dio verso gli ultimi, i reietti, gli abbandonati, gli emarginati. Nel Vangelo di oggi, Matteo racconta il giorno più importante della sua vita, quello in cui è stato chiamato dal Signore. L’Evangelista ricorda chiaramente il rimprovero di Gesù ai farisei, facili a subdole mormorazioni: «Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”» (9,13). È un’accusa diretta verso l’ipocrisia sterile di chi non vuole “sporcarsi le mani”, come il sacerdote e il levita della parabola del Buon Samaritano. Si tratta di una tentazione ben presente anche ai nostri giorni, che si traduce in una chiusura nei confronti di quanti hanno diritto, come noi, alla sicurezza e a una condizione di vita dignitosa, e che costruisce muri, reali o immaginari, invece di ponti. Di fronte alle sfide migratorie di oggi, l’unica risposta sensata è quella della solidarietà e della misericordia; una riposta che non fa troppi calcoli, ma esige un’equa divisione delle responsabilità, un’onesta e sincera valutazione delle alternative e una gestione oculata. Politica giusta è quella che si pone al servizio della persona, di tutte le persone interessate; che prevede soluzioni adatte a garantire la sicurezza, il rispetto dei diritti e della dignità di tutti; che sa guardare al bene del proprio Paese tenendo conto di quello degli altri Paesi, in un mondo sempre più interconnesso. E’ a questo mondo che guardano i giovani. Il Salmista ci ha indicato l’atteggiamento giusto da assumere in coscienza davanti a Dio: «Ho scelto la via della fedeltà, mi sono proposto i tuoi giudizi» (Sal 119,30). Un impegno di fedeltà e di retto giudizio che ci auguriamo di portare avanti assieme ai governanti della terra e alle persone di buona volontà. Per questo seguiamo con attenzione il lavoro della comunità internazionale per rispondere alle sfide poste dalle migrazioni contemporanee, armonizzando sapientemente solidarietà e sussidiarietà e identificando risorse e responsabilità. Desidero concludere con alcune parole in spagnolo, dirette particolarmente ai fedeli che sono venuti dalla Spagna. Quise celebrar el quinto aniversario de mi visita a Lampedusa con ustedes, quienes representan los socorristas y los rescatados en el Mar Mediterráneo. A los primeros quiero expresar mi agradecimiento por encarnar hoy la parábola del Buen Samaritano, quien se detuvo a salvar la vida del pobre hombre golpeado por los bandidos, sin preguntarle cuál era, su procedencia, sus razones de viaje o sus documentos…: simplemente decidió de hacerse cargo y de salvar su vida. A los rescatados quiero reiterar mi solidaridad y aliento, ya que conozco bien las tragedias de las que se están escapando. Les pido que sigan siendo testigos de la esperanza en un mundo cada día más preocupado de su presente, con muy poca visión de futuro y reacio a compartir, y que con su respeto por la cultura y las leyes del país que los acoge, elaboren conjuntamente el camino de la integración. Chiedo allo Spirito Santo di illuminare la nostra mente e di infiammare il nostro cuore per superare tutte le paure e le inquietudini e trasformarci in docili strumenti dell’amore misericordioso del Padre, pronti a dare la nostra vita per i fratelli e le sorelle, così come ha fatto il Signore Gesù Cristo per ciascuno di noi.

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MESSAGGIO DA PARTE DI SUA SANTITÀ PAPA FRANCESCO A SUA SANTITÀ BARTOLOMEO I IN OCCASIONE DEL SIMPOSIO INTERNAZIONALE “VERSO UN’ATTICA PIÙ VERDE: PRESERVARE IL PIANETA E PROTEGGERNE LA POPOLAZIONE”

[…] Conservo ancora vivido il ricordo del mio viaggio a Lesbo insieme a Sua Santità e a Sua Beatitudine Geronimo II, durante il quale abbiamo espresso la nostra comune preoccupazione per il dramma dei migranti e dei rifugiati che si trovano sull’isola. Mentre ero incantato dalla vista del cielo e del mare azzurri, fui colto dal pensiero che un simile mare meraviglioso fosse diventato la tomba di uomini, donne e bambini che avevano in buona parte soltanto cercato di fuggire da condizioni di vita disumane nei loro paesi di origine. Ebbi la possibilità di assistere in prima persona alla generosità dei Greci, così tanto pieni di valori umani e cristiani, e ai loro sforzi, nonostante gli effetti della crisi economica che stavano sperimentando, per aiutare coloro che, privi di qualsiasi bene materiale, erano approdati sulle loro coste. I forti contrasti che ho sperimentato durante la mia visita possono aiutarci a comprendere l’importanza del tema di questo simposio. Si sta sgretolando non soltanto la casa delle persone vulnerabili in tutto il mondo, come si può capire dal crescente esodo mondiale di migranti climatici e rifugiati ambientali. Come ho cercato di sottolineare nella mia Enciclica Laudato Sì, stiamo probabilmente condannando le generazioni future a una casa comune lasciata in rovina. Oggi dobbiamo porci con onestà una semplice domanda: ” Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?” (ibid., 160). Sulla scia della crisi ecologica dovremmo iniziare un serio esame di coscienza riguardo la protezione del pianeta affidato alla nostra cura. (cfr. Gen2:15). […]

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PAPA FRANCESCO ANGELUS

[…] Rimane grave la situazione in Siria, in particolare nella provincia di Daraa, dove le azioni militari di questi ultimi giorni hanno colpito anche scuole e ospedali, e hanno provocato migliaia di nuovi profughi. Rinnovo, insieme con la preghiera, il mio appello perché alla popolazione, già duramente provata da anni, siano risparmiate ulteriori sofferenze. […]

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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO ORGANIZZATO DALLA FONDAZIONE “CENTESIMUS ANNUS – PRO PONTIFICE”

[…] Le attuali difficoltà e crisi nel sistema economico hanno una innegabile dimensione etica: sono legate a una mentalità di egoismo e di esclusione che ha generato nei fatti una cultura dello scarto, cieca rispetto alla dignità umana dei più vulnerabili. Lo vediamo nella crescente “globalizzazione dell’indifferenza” davanti alle evidenti sfide morali che la famiglia umana è chiamata ad affrontare. Penso specialmente ai molteplici ostacoli allo sviluppo umano integrale di tanti nostri fratelli e sorelle, non solo nei Paesi materialmente più poveri ma sempre più anche in mezzo all’opulenza del mondo sviluppato. Penso anche alle urgenti questioni etiche legate ai movimenti migratori mondiali. […]

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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO IN OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE DELLE LETTERE CREDENZIALI DEGLI ECCELLENTISSIMI AMBASCIATORI DI TANZANIA, LESOTHO, PAKISTAN, MONGOLIA, DANIMARCA, ETIOPIA E FINLANDIA PRESSO LA SANTA SEDE

[…] Tra le questioni umanitarie più pressanti che la comunità internazionale ha ora di fronte vi è la necessità di accogliere, proteggere, promuovere e integrare quanti fuggono da guerra e fame o sono costretti da discriminazioni, persecuzioni, povertà e degrado ambientale a lasciare le loro terre. Come ho avuto occasione di ribadire nel mio messaggio per la Giornata Mondiale della Pace di quest’anno, tale problema ha una dimensione intrinsecamente etica, che trascende confini nazionali e concezioni limitate circa la sicurezza e l’interesse proprio. Nonostante la complessità e la delicatezza delle questioni politiche e sociali implicate, le singole nazioni e la comunità internazionale sono chiamate a contribuire al meglio delle loro possibilità all’opera di pacificazione e di riconciliazione, mediante decisioni e politiche caratterizzate soprattutto da compassione, lungimiranza e coraggio. […]

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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA 101ma GIORNATA DEI FEDELI CATTOLICI TEDESCHI

Cari fratelli e sorelle, Saluto cordialmente tutti voi in occasione del 101.ma Katholikentag che si svolge a Münster e sono lieto che siate venuti così numerosi. La vostra partecipazione è un chiaro segno di quanto vi stia a cuore il motto di questo Katholikentag, “Cerca la pace”. Questa parola è tratta dal Salmo 34: “Evita il male e fa il bene, cerca la pace e perseguila” (versetto 15). È un imperativo e una richiesta di aiuto di estrema attualità. Oggi non c’è tema più importante nel dibattito pubblico sulla religione che il problema del fanatismo e della propensione alla violenza. Lo osserviamo nella sfera familiare, nei luoghi di lavoro, nelle associazioni, nei quartieri, nelle regioni e nelle nazioni: ovunque l’uomo in quanto tale non sia considerato un dono di Dio c’è disaccordo, risentimento e odio. Sono profondamente preoccupato per le persone, specialmente per i bambini e i giovani, che sono costretti a fuggire a causa di guerra e violenza nel loro Paese per salvare la vita. Bussano alle nostre porte chiedendo aiuto e accoglienza. Nei loro occhi vediamo la nostalgia della pace. […]

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VIDEOMESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI PARTECIPANTI AL II FORUM INTERNAZIONALE SULLA SCHIAVITÙ MODERNA

Cari fratelli e sorelle, ho accolto con piacere l’invito a indirizzare un saluto a voi che state partecipando a questo Forum sulle forme moderne di schiavitù «Vecchi problemi nel nuovo mondo» organizzato dall’Arcidiocesi ortodossa di Buenos Aires guidata dal caro Metropolita Tarasios, e dall’Istituto Ortodosso Patriarca Atenagora di Berkeley in California e con il patrocinio del Patriarcato Ecumenico. Prima di tutto esprimo il mio ringraziamento più sentito al Patriarca ecumenico, Sua Santità Bartolomeo I, e all’Arcivescovo di Canterbury, Sua Grazia Justin Welby, che l’anno scorso hanno inaugurato questo Forum. Mi consola sapere che condividiamo la stessa preoccupazione per le vittime della schiavitù moderna. La schiavitù non è qualcosa di altri tempi. È una pratica che ha radici lontane e si manifesta ancora oggi e in molte forme diverse: traffico di esseri umani, sfruttamento del lavoro attraverso debiti, sfruttamento di minori, sfruttamento sessuale e di lavori domestici forzati sono alcune di queste tante forme. Ognuna più grave e disumana delle altre. Nonostante la mancanza di informazione disponibile su alcune regioni del mondo, le cifre sono drammaticamente elevate e, molto probabilmente, sottostimate. Secondo alcune statistiche recenti, ci sarebbero più di 40 milioni di persone, uomini, ma soprattutto donne e bambini, che soffrono la schiavitù. Solo per farci una idea possiamo pensare che se vivessero in un unica città sarebbe la più grande metropoli del nostro pianeta e avrebbe, più o meno, il quadruplo di tutta la popolazione urbana di Buenos Aires e della Grande Buenos Aires. Di fronte a questa realtà tragica, nessuno può lavarsi le mani se non vuole essere, in qualche modo, complice di questo crimine contro l’umanità. Un primo impegno che si impone è porre in azione una strategia che permetta una conoscenza importante del tema, rompendo quel velo di indifferenza che sembra gravare sul destino di questa porzione dell’umanità che soffre, che sta soffrendo. Sembra che molti non vogliano comprendere la portata del problema. Ci sono alcuni che, coinvolti direttamente in organizzazioni criminali, non vogliono che si parli di questo, semplicemente perché ricavano elevati benefici grazie alle nuove forme di schiavitù. C’è anche chi, pur conoscendo il problema, non vuole parlare perché si trova lì dove finisce la «catena di consumo», come consumatore dei “servizi” che offrono uomini, donne e bambini trasformati in schiavi. Non possiamo fingere di essere distratti: siamo tutti chiamati a uscire da qualsiasi forma di ipocrisia, affrontando la realtà che siamo parte del problema. Il problema non è sul marciapiede di fronte: mi coinvolge. Non ci è permesso guardare da un’altra parte e dichiarare la nostra ignoranza o innocenza. Un secondo impegno è quello di agire a favore di coloro che sono trasformati in schiavi: difendere i loro diritti, impedire che i corrotti e i criminali sfuggano alla giustizia e abbiano l’ultima parola sulle persone sfruttate. Non è sufficiente che alcuni Stati e Organismi internazionali adottino una politica particolarmente dura nel voler punire lo sfruttamento degli esseri umani, se poi non se ne affrontano le cause, le radici più profonde del problema. Quando i Paesi soffrono povertà estrema, soffrono violenza e corruzione, né l’economia, né il quadro legislativo, né le infrastrutture di base sono efficaci; non arrivano a garantire la sicurezza né i beni, né i diritti essenziali. In questo modo, è più facile che gli autori di questi crimini continuino ad agire con totale impunità. Inoltre, vi è un dato sociologico: la criminalità organizzata e il traffico illegale di esseri umani scelgono le loro vittime tra le persone che oggi hanno scarsi mezzi di sussistenza e ancor meno speranze per il futuro. Per essere più chiaro: tra i più poveri, tra i più emarginati, i più scartati. La risposta di base consiste nel creare opportunità per uno sviluppo umano integrale, iniziando con un’educazione di qualità: è questo il punto chiave, educazione di qualità fin dalla prima infanzia, per continuare a generare in seguito nuove opportunità di crescita attraverso il lavoro. Educazione e lavoro. Questo lavoro immenso, che richiede coraggio, pazienza e perseveranza, ha bisogno di uno sforzo comune e globale da parte dei diversi attori che compongono la società. Anche le Chiese devono dedicare a questo il loro impegno. Mentre individui e gruppi speculano vergognosamente sulla schiavitù, noi cristiani, tutti insieme, siamo chiamati a sviluppare ogni volta di più una maggiore collaborazione, perché si superi ogni tipo di disuguaglianza, ogni tipo di discriminazione, che sono proprio quelle che rendono possibile che un uomo possa fare schiavo un altro uomo. Un impegno comune per affrontare questa sfida sarà un aiuto prezioso per la costruzione di una società rinnovata e orientata alla libertà, alla giustizia e alla pace. Auguro che questo Forum abbia un buon successo; chiedo al Signore che vi benedica e benedica il lavoro che state facendo. E per favore non dimenticate di pregare per me. Grazie.

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VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE FRANCESCO AD ALESSANO (LECCE), NELLA DIOCESI DI UGENTO-SANTA MARIA DI LEUCA, E A MOLFETTA (BARI) NELLA DIOCESI DI MOLFETTA-RUVO-GIOVINAZZOTERLIZZI, NEL 25.mo ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI S.E. MONS. TONINO BELLO INCONTRO CON I FEDELI DISCORSO DEL SANTO PADRE

[…] Cari fratelli e sorelle, questa vocazione di pace appartiene alla vostra terra, a questa meravigliosa terra di frontiera – finis-terrae – che Don Tonino chiamava “terrafinestra”, perché dal Sud dell’Italia si spalanca ai tanti Sud del mondo, dove «i più poveri sono sempre più numerosi mentre i ricchi diventano sempre più ricchi e sempre di meno»[4]. Siete una «finestra aperta, da cui osservare tutte le povertà che incombono sulla storia»[5], ma siete soprattutto una finestra di speranza perché il Mediterraneo, storico bacino di civiltà, non sia mai un arco di guerra teso, ma un’arca di pace accogliente[6]. […]