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PAPA FRANCESCO ANGELUS

Dopo l’Angelus Cari fratelli e sorelle, domani ricorre la Giornata Mondiale contro la tratta di persone, promossa dalle Nazioni Unite. Questa piaga riduce in schiavitù molti uomini, donne e bambini con lo scopo dello sfruttamento lavorativo e sessuale, del commercio di organi, dell’accattonaggio e della delinquenza forzata. Anche qui, a Roma. Anche le rotte migratorie sono spesso utilizzate da trafficanti e sfruttatori per reclutare nuove vittime della tratta. E’ responsabilità di tutti denunciare le ingiustizie e contrastare con fermezza questo vergognoso crimine. […]

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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI PARTECIPANTI ALLA III CONFERENZA INTERNAZIONALE DI “CATHOLIC THEOLOGICAL ETHICS IN THE WORLD CHURCH”

[…] Il tema del vostro convegno si muove in una prospettiva a cui molto spesso io stesso ho fatto riferimento: “ponti e non muri”, vado ripetendo nella viva speranza che da ogni parte si ponga attenzione a questo bisogno che sempre più avvertiamo, anche se a volte contrastato da paure e regressioni. Si tratta invece, senza rinunciare alla prudenza, di cogliere ogni segnale e mobilitare ogni energia per eliminare nel mondo i muri di divisione e costruire ponti di fraternità. I tre punti focali del convegno incrociano in profondità questo cammino di costruzione di ponti in un’epoca critica, come particolarmente si rivela essere la nostra. La sfida ecologica viene da voi posta al centro di speciale attenzione, perché essa contiene in sé aspetti che possono causare gravi squilibri, non solo sull’asse del rapporto tra l’uomo e la natura, ma anche su quelli delle relazioni tra le generazioni e tra i popoli. Tale sfida – come emerge dall’Enciclica Laudato si’ – non è una tra le tante, ma è l’orizzonte di comprensione dell’etica ecologica e al tempo stesso dell’etica sociale. Per questo il richiamo che voi fate al tema dei migranti e rifugiati è molto serio e provoca una metanoia che riguarda la riflessione etico-teologica, prima ancora di ispirare atteggiamenti pastorali adeguati e prassi politiche responsabili e consapevoli. […]

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PAPA FRANCESCO ANGELUS

Dopo l’Angelus Cari fratelli e sorelle, sono giunte in queste ultime settimane drammatiche notizie di naufragi di barconi carichi di migranti nelle acque del Mediterraneo. Esprimo il mio dolore di fronte a tali tragedie ed assicuro per gli scomparsi e le loro famiglie il mio ricordo e la mia preghiera. Rivolgo un accorato appello affinché la comunità internazionale agisca con decisione e prontezza, onde evitare che simili tragedie abbiano a ripetersi, e per garantire la sicurezza, il rispetto dei diritti e della dignità di tutti. […]

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VISITA DEL SANTO PADRE FRANCESCO A BARI PAROLE DEL SANTO PADRE A CONCLUSIONE DEL DIALOGO

[…] La speranza ha il volto dei bambini. In Medio Oriente, da anni, un numero spaventoso di piccoli piange morti violente in famiglia e vede insidiata la terra natia, spesso con l’unica prospettiva di dover fuggire. Questa è la morte della speranza. Gli occhi di troppi fanciulli hanno passato la maggior parte della vita a vedere macerie anziché scuole, a sentire il boato sordo di bombe anziché il chiasso festoso di giochi. L’umanità ascolti – vi prego – il grido dei bambini, la cui bocca proclama la gloria di Dio (cfr Sal 8,3). È asciugando le loro lacrime che il mondo ritroverà la dignità. […]

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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA GENERALE DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA

[…] Occorre quindi procedere in un accurato discernimento delle complesse differenze fondamentali della vita umana: dell’uomo e della donna, della paternità e della maternità, della filiazione e della fraternità, della socialità e anche di tutte le diverse età della vita. Come pure di tutte le condizioni difficili e di tutti i passaggi delicati o pericolosi che esigono speciale sapienza etica e coraggiosa resistenza morale: la sessualità e la generazione, la malattia e la vecchiaia, l’insufficienza e la disabilità, la deprivazione e l’esclusione, la violenza e la guerra. «La difesa dell’innocente che non è nato, per esempio, deve essere chiara, ferma e appassionata, perché lì è in gioco la dignità della vita umana, sempre sacra, e lo esige l’amore per ogni persona al di là del suo sviluppo. Ma ugualmente sacra è la vita dei poveri che sono già nati, che si dibattono nella miseria, nell’abbandono, nell’esclusione, nella tratta di persone, nell’eutanasia nascosta dei malati e degli anziani privati di cura, nelle nuove forme di schiavitù, e in ogni forma di scarto» (Esort. ap. Gaudete et exsultate, 101). […]

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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI PARTECIPANTI ALLA RIUNIONE DELLE OPERE DI AIUTO ALLE CHIESE ORIENTALI (ROACO)

DISCORSO DEL SANTO PADRE La ROACO è una cosa molto importante. Il Medio Oriente oggi è un crocevia di situazioni difficili, dolorose. E anche in Medio Oriente c’è il rischio – non voglio dire la volontà di qualcuno –, il rischio di cancellare i cristiani. Un Medio Oriente senza cristiani non sarebbe il Medio Oriente. Per i 50 anni della ROACO volevo leggervi questo discorso [mostra il testo scritto]. Tutti voi lo avete in mano in inglese, e fare un “doppione” non va. Ma siccome la preoccupazione per il Medio Oriente è grande, mi permetto di dire qualcosa spontaneamente, e consegno il discorso scritto al Cardinale Sandri. Voi lo avete in inglese. E così non vi annoio ripetendo le stesse cose. Il Medio Oriente oggi soffre, piange, e alcune potenze mondiali guardano il Medio Oriente forse non tanto con preoccupazione per la cultura, la fede, la vita di quei popoli; bensì lo guardano per prenderne un pezzo e avere più dominio. “I cristiani – tutti dicono – sono i primi nel Medio Oriente, dobbiamo rispettarli”. Ma i fatti non sono così. Il numero dei cristiani diminuisce. Parlavo l’altro giorno con il Cardinale Zenari [Nunzio Apostolico in Siria]. Diminuisce. E tanti non vogliono tornare perché la sofferenza è forte. Amano la terra, amano la fede, ma la sofferenza è stata forte, molto forte. Il Medio Oriente è la culla del Cristianesimo: la terra di Gesù. Il vostro lavoro di aiuto al Medio Oriente, di preoccupazione per il Medio Oriente, è molto grande, molto importante. E ne sono tanto grato. In Medio Oriente ci sono le grandi Chiese, le Chiese antiche, con la loro teologia, le loro liturgie. E queste bellezze… ; i loro Santi Padri, i loro maestri spirituali… La grande tradizione del Medio Oriente. Dobbiamo custodire tutto questo. Dobbiamo lottare per questo. Voi lo fate, e vi ringrazio, perché quello è anche il succo – diciamo così – che viene dalle radici per dare vita alla nostra anima. Quanti di noi usiamo, per la nostra vita spirituale, la dottrina dei padri dell’Oriente, dei monaci antichi che ti insegnano la strada della contemplazione, della santità! Il Medio Oriente, in questo momento, nel dolore, è terra di migrazioni. E questo è uno dei problemi più gravi. Pensiamo che in Libano un terzo della popolazione sono rifugiati, la maggior parte siriani, perché ha accolto tanti siriani. Pensiamo in Giordania, che anche ha un numero grande di siriani, che soffrono… E anche la Turchia. Poi, l’Europa. Quando sono stato a Lesbo c’erano tanti siriani, tanti, pieno… Cristiani, islamici, che fuggivano. E in Italia lo stesso. È terra di migrazioni al di fuori. E anche fra gli stessi Paesi del Medio Oriente. […] Discorso del Santo Padre consegnato Cari amici, sono lieto di incontrarvi al termine dei lavori della vostra Assemblea Plenaria, che quest’anno coincide con il 50° di fondazione della ROACO. Saluto cordialmente il Cardinale Sandri e lo ringrazio per le sue parole di introduzione. Estendo il mio saluto riconoscente ai Rappresentanti Pontifici dei Paesi del Medio Oriente, che ogni giorno accompagnano la speranza delle popolazioni cristiane o di altre tradizioni religiose in terre purtroppo segnate da conflitti e sofferenze. Con gratitudine saluto i rappresentanti delle Agenzie cattoliche insieme ai benefattori della Congregazione per le Chiese Orientali, oltre a coloro che sono stati collaboratori negli anni passati e sono presenti in occasione dell’importante anniversario. Dopo il centenario del Dicastero, appena concluso, la ROACO vive il suo anno giubilare. Secondo le Scritture, nel 50° anno risuonava lo shofar, il corno che annunciava l’anno di liberazione degli schiavi, della remissione del debito, del ritorno in possesso della terra, il tutto fondato sulla consapevolezza del dono gratuito dell’alleanza e della terra, che ne era il segno, da parte di Dio al suo popolo. Vi invito a fare memoria grata del tempo trascorso, e anzitutto dei volti – alcuni hanno già concluso il loro pellegrinaggio terreno – che nella Congregazione come in ciascuna delle vostre Agenzie hanno contribuito allo sforzo di aiuto e di carità. Lo studio dei progetti e il loro sostegno materiale, grazie alla generosità di moltissimi fedeli in tutto il mondo, ha infatti consentito alle diverse espressioni delle Chiese Orientali cattoliche, sia nella madrepatria sia nella diaspora, di svilupparsi e portare avanti la testimonianza evangelica. Una testimonianza duramente provata, spesso attraverso dolori e persecuzioni, dapprima da parte dei regimi totalitari dell’Europa Orientale, poi, più di recente, da forme di fondamentalismo e fanatismo con pretesti religiosi e dai conflitti che sembrano non voler cessare soprattutto in Medio Oriente. La concreta solidarietà che avete espresso è venuta incontro alle emergenze delle guerre e delle migrazioni, ma anzitutto ha saputo garantire la vita stessa delle Chiese, le attività pastorali e di evangelizzazione, le opere sociali e assistenziali. Tutto ciò manifesta il volto della Chiesa di Cristo che annuncia il Vangelo con le opere e le parole, rendendo presente la carità stessa di Dio nei confronti di ogni uomo. Infatti, l’anno di grazia del Signore ha sempre una dimensione di liberazione interiore, del cuore dell’uomo oppresso dal peccato, ed esteriore, nella vita nuova dei redenti che anticipa i cieli nuovi e la terra nuova nei quali abiterà la giustizia. San Pietro, nel suo discorso dopo la Pentecoste, ricorda la profezia – a me tanto cara – di Gioele: «Su tutti effonderò il mio Spirito; i vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno sogni» (At 2,17). Le Chiese Orientali cattoliche, che sono testimoni viventi delle origini apostoliche, sono chiamate in maniera speciale a custodire e diffondere una scintilla del fuoco pentecostale: sono chiamate ogni giorno a riscoprire la propria presenza profetica in ogni luogo dove sono pellegrine. A cominciare da Gerusalemme, Città Santa la cui identità e vocazione peculiare va preservata al di là delle varie tensioni e dispute politiche, la presenza dei cristiani, benché piccolo gregge, attinge dallo Spirito la forza per la missione di testimonianza, oggi più urgente che mai. Dai luoghi santi, dove il sogno di Dio si è compiuto nel mistero dell’Incarnazione e della Morte e Risurrezione di Gesù Cristo, venga un rinnovato spirito di fortezza che animi i cristiani della Terra Santa e del Medio Oriente nel comprendere la loro specifica vocazione e nel dare ragione della fede e della speranza. I figli e le figlie delle Chiese Orientali cattoliche possano custodire la loro carica profetica, di annuncio del Vangelo di Gesù, anche nei contesti spesso più secolarizzati del nostro Occidente, dove giungono come emigrati o rifugiati. Possano trovare accoglienza sia sul piano pratico sia nell’ambito della vita ecclesiale, conservando e sviluppando il patrimonio delle proprie tradizioni. Essi, anche grazie al vostro aiuto, sono in grado di testimoniare ai nostri cuori, a volte intorpiditi, che vale ancora la pena di vivere e di soffrire per il Vangelo, pur essendo in minoranza o persino perseguitati, perché il Vangelo è la gioia e la vita degli uomini e delle donne di ogni tempo. […]

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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO IN OCCASIONE DEL PRANZO ORGANIZZATO DALLA CARITAS CON I RIFUGIATI PER LA CAMPAGNA “SHARE THE JOURNEY”

Cari fratelli e care sorelle, con questo messaggio desidero incoraggiarvi a proseguire il vostro cammino con i migranti e i rifugiati e a condividere un pasto con loro, come quello organizzato qui da Caritas. Come Caritas, avete raccolto l’invito a lanciare un’iniziativa di sensibilizzazione su scala mondiale a sostegno dei migranti e dei rifugiati: è la campagna “Condividiamo il cammino”, che abbiamo inaugurato assieme lo scorso 27 settembre. Oggi, vorrei invitare tutti – migranti, rifugiati, operatori Caritas e istituzioni – a cogliere i tratti di questo percorso che vi hanno segnato di più: quale speranza anima il vostro cammino? Provate a condividere questo pensiero e a “festeggiare” per quello che ci accomuna. Desidero, infine, incoraggiare voi di Caritas, la comunità dei fedeli con i suoi pastori, e tutte le persone di buona volontà a creare sempre nuovi spazi di condivisione, perché dai nostri incontri possa germogliare una rinnovata fraternità con i migranti e i rifugiati. Benedico di cuore la vostra mensa e vi auguro buon pranzo.

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PAPA FRANCESCO ANGELUS

[…] Mercoledì prossimo ricorrerà la Giornata Mondiale del Rifugiato, promossa dalle Nazioni Unite per richiamare l’attenzione su ciò che vivono, spesso con grandi ansietà e sofferenze, i nostri fratelli costretti a fuggire dalla loro terra a causa di conflitti e persecuzioni. Una Giornata che, quest’anno, cade nel vivo delle consultazioni tra i Governi per l’adozione di un Patto Mondiale sui Rifugiati, che si vuole adottare entro l’anno, come quello per una migrazione sicura, ordinata e regolare. Auspico che gli Stati coinvolti in questi processi raggiungano un’intesa per assicurare, con responsabilità e umanità, l’assistenza e la protezione a chi è forzato a lasciare il proprio Paese. Ma anche ciascuno di noi è chiamato ad essere vicino ai rifugiati, a trovare con loro momenti d’incontro, a valorizzare il loro contributo, perché anch’essi possano meglio inserirsi nelle comunità che li ricevono. In questo incontro e in questo reciproco rispetto e appoggio c’è la soluzione di tanti problemi. […]

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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO NAZIONALE DELLA FEDERAZIONE MAESTRI DEL LAVORO D’ITALIA

[…] Ci siano di guida, in questo cammino arduo ma entusiasmante, le Beatitudini di Gesù nel Vangelo (cfr Mt 5,3-11; Esort. ap. Gaudete et exsultate, 67-94): ci portino a guardare sempre con amore a Gesù stesso, che le ha incarnate nella sua Persona; ci mostrino che la santità non riguarda solo lo spirito, ma anche i piedi, per andare verso i fratelli, e le mani, per condividere con loro. Insegnino a noi e al nostro mondo a non diffidare o lasciare in balìa delle onde chi lascia la sua terra affamato di pane e di giustizia; ci portino a non vivere del superfluo, a spenderci per la promozione di tutti, a chinarci con compassione sui più deboli. Senza la comoda illusione che, dalla ricca tavola di pochi, possa “piovere” automaticamente il benessere per tutti. Questo non è vero. […]

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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO IN OCCASIONE DEL “II COLLOQUIO SANTA SEDE – MESSICO SULLA MIGRAZIONE INTERNAZIONALE”

Desidero far giungere il mio saluto a tutti i partecipanti a questo secondo Colloquio Santa Sede – Messico sulla migrazione internazionale, con un particolare ringraziamento per gli organizzatori e i relatori. Questo incontro avviene nel 25° anniversario del ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra gli Stati Uniti Messicani e la Santa Sede. E’ pertanto un’occasione propizia per rafforzare e rinnovare i nostri legami di collaborazione e di intesa per continuare a lavorare insieme in favore dei bisognosi e degli scartati della società. Nel momento attuale, in cui la Comunità internazionale è impegnata in due processi che condurranno ad adottare due patti globali, uno sui rifugiati e l’altro sulla migrazione sicura, ordinata e regolare, vorrei incoraggiarvi nel vostro compito e nel vostro sforzo affinché la responsabilità della gestione globale e condivisa della migrazione internazionale trovi il suo punto di forza nei valori della giustizia, della solidarietà e della compassione. A tal fine, occorre un cambiamento di mentalità: passare dal considerare l’altro come una minaccia alla nostra comodità allo stimarlo come qualcuno che con la sua esperienza di vita e i suoi valori può apportare molto e contribuire alla ricchezza della nostra società. Perciò, l’atteggiamento fondamentale è quello di «andare incontro all’altro, per accoglierlo, conoscerlo e riconoscerlo» (Omelia nella Messa per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, 14 gennaio 2018). Per far fronte e dare risposta al fenomeno della migrazione attuale, è necessario l’aiuto di tutta la Comunità internazionale, dal momento che esso ha una dimensione transnazionale, che supera le possibilità e i mezzi di molti Stati. Questa cooperazione internazionale è importante in tutte le tappe della migrazione, dal Paese di origine fino alla destinazione, come pure nel facilitare il ritorno e il transito. In ognuno di questi passaggi, il migrante è vulnerabile, si sente solo e isolato. Prendere coscienza di questo è di capitale importanza se si vuole dare una risposta concreta e degna a questa sfida umanitaria. Vorrei infine segnalare che nella questione della migrazione non sono in gioco solo numeri, bensì persone, con la loro storia, la loro cultura, i loro sentimenti e le loro aspirazioni. Queste persone, che sono nostri fratelli e sorelle, hanno bisogno di una protezione continua, indipendentemente dal loro status migratorio. I loro diritti fondamentali e la loro dignità devono essere protetti e difesi. Un’attenzione speciale va riservata ai migranti bambini, alle loro famiglie, a quanti sono vittime delle reti del traffico di esseri umani e a quelli che sono sfollati a causa di conflitti, disastri naturali e persecuzioni. Tutti costoro sperano che abbiamo il coraggio di abbattere il muro di quella complicità comoda e muta che aggrava la loro situazione di abbandono e che poniamo su di loro la nostra attenzione, la nostra compassione e la nostra dedizione. Rendo grazie a Dio per il lavoro e il servizio che prestate e vi esorto a continuare i vostri sforzi per andare incontro a questo grido dei nostri fratelli, che ci chiedono di riconoscerli come tali e di dare loro l’opportunità di vivere in dignità e pace, favorendo così lo sviluppo dei popoli. E imparto a tutti voi la Benedizione Apostolica.