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VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE IN LITUANIA, LETTONIA ED ESTONIA [22-25 SETTEMBRE 2018] INCONTRO CON LE AUTORITÀ, CON LA SOCIETÀ CIVILE E CON IL CORPO DIPLOMATICO DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

[…] Nel corso della sua storia, la Lituania ha saputo ospitare, accogliere, ricevere popoli di diverse etnie e religioni. Tutti hanno trovato in queste terre un posto per vivere: lituani, tartari, polacchi, russi, bielorussi, ucraini, armeni, tedeschi…; cattolici, ortodossi, protestanti, vecchi credenti, musulmani, ebrei…; sono vissuti insieme e in pace fino all’arrivo delle ideologie totalitarie che spezzarono la capacità di ospitare e armonizzare le differenze seminando violenza e diffidenza. Trarre forza dal passato significa recuperare la radice e mantenere sempre vivo quanto di più autentico e originale vive in voi e che vi ha permesso di crescere e di non soccombere come Nazione: la tolleranza, l’ospitalità, il rispetto e la solidarietà. […]

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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI SACERDOTI E AI MEMBRI DELLA CURIA DELL’ARCIDIOCESI DI VALENCIA (SPAGNA)

[…] In questo momento, devo ringraziarvi per tutto quello che fate in questa Arcidiocesi a favore dei più bisognosi, in particolare per la generosità e la grandezza di cuore nell’accoglienza dei migranti. Io ho fatto salti di gioia quando ho visto che avete accolto quella nave… Tutti loro trovano in voi una mano amica e un luogo dove poter sperimentare la vicinanza e l’amore. Grazie per l’esempio e la testimonianza che date, molto spesso con scarsità di mezzi e di aiuti, ma sempre con il più alto dei compensi, che non è il riconoscimento da parte dei potenti né dell’opinione pubblica, ma il sorriso di gratitudine sul volto di tante persone a cui avete restituito la speranza. […]

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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI PARTECIPANTI ALLA CONFERENZA MONDIALE SUL TEMA “XENOFOBIA, RAZZISMO E NAZIONALISMO POPULISTA, NEL CONTESTO DELLE MIGRAZIONI MONDIALI”

Signor Cardinale, Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio, Cari fratelli e sorelle, Sono lieto di accogliervi in occasione della Conferenza mondiale sul tema Xenofobia, razzismo e nazionalismo populista nel contesto delle migrazioni mondiali (Roma, 18- 20 settembre 2018). Saluto cordialmente i rappresentanti delle istituzioni delle Nazioni Unite, del Consiglio d’Europa, delle Chiese cristiane, in particolare del Consiglio Ecumenico delle Chiese, e delle altre religioni. Ringrazio il Cardinale Peter Turkson, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, per le cortesi espressioni che mi ha rivolto a nome di tutti i partecipanti. Viviamo tempi in cui sembrano riprendere vita e diffondersi sentimenti che a molti parevano superati. Sentimenti di sospetto, di timore, di disprezzo e perfino di odio nei confronti di individui o gruppi giudicati diversi in ragione della loro appartenenza etnica, nazionale o religiosa e, in quanto tali, ritenuti non abbastanza degni di partecipare pienamente alla vita della società. Questi sentimenti, poi, troppo spesso ispirano veri e propri atti di intolleranza, discriminazione o esclusione, che ledono gravemente la dignità delle persone coinvolte e i loro diritti fondamentali, incluso lo stesso diritto alla vita e all’integrità fisica e morale. Purtroppo accade pure che nel mondo della politica si ceda alla tentazione di strumentalizzare le paure o le oggettive difficoltà di alcuni gruppi e di servirsi di promesse illusorie per miopi interessi elettorali. La gravità di questi fenomeni non può lasciarci indifferenti. Siamo tutti chiamati, nei nostri rispettivi ruoli, a coltivare e promuovere il rispetto della dignità intrinseca di ogni persona umana, a cominciare dalla famiglia – luogo in cui si imparano fin dalla tenerissima età i valori della condivisione, dell’accoglienza, della fratellanza e della solidarietà – ma anche nei vari contesti sociali in cui operiamo. Penso, anzitutto, ai formatori e agli educatori, ai quali è richiesto un rinnovato impegno affinché nella scuola, nell’università e negli altri luoghi di formazione venga insegnato il rispetto di ogni persona umana, pur nelle diversità fisiche e culturali che la contraddistinguono, superando i pregiudizi. In un mondo in cui l’accesso a strumenti di informazione e di comunicazione è sempre più diffuso, una responsabilità particolare incombe su coloro che operano nel mondo delle comunicazioni sociali, i quali hanno il dovere di porsi al servizio della verità e diffondere le informazioni avendo cura di favorire la cultura dell’incontro e dell’apertura all’altro, nel reciproco rispetto delle diversità. Coloro, poi, che traggono giovamento economico dal clima di sfiducia nello straniero, in cui l’irregolarità o l’illegalità del soggiorno favorisce e nutre un sistema di precariato e di sfruttamento – talora a un livello tale da dar vita a vere e proprie forme di schiavitù – dovrebbero fare un profondo esame di coscienza, nella consapevolezza che un giorno dovranno rendere conto davanti a Dio delle scelte che hanno operato. Di fronte al dilagare di nuove forme di xenofobia e di razzismo, anche i leader di tutte le religioni hanno un’importante missione: quella di diffondere tra i loro fedeli i principi e i valori etici inscritti da Dio nel cuore dell’uomo, noti come la legge morale naturale. Si tratta di compiere e ispirare gesti che contribuiscano a costruire società fondate sul principio della sacralità della vita umana e sul rispetto della dignità di ogni persona, sulla carità, sulla fratellanza – che va ben oltre la tolleranza – e sulla solidarietà. In particolare, possano le Chiese cristiane farsi testimoni umili e operose dell’amore di Cristo. Per i cristiani, infatti, le responsabilità morali sopra menzionate assumono un significato ancora più profondo alla luce della fede. La comune origine e il legame singolare con il Creatore rendono tutte le persone membri di un’unica famiglia, fratelli e sorelle, creati a immagine e somiglianza di Dio, come insegna la Rivelazione biblica. La dignità di tutti gli uomini, l’unità fondamentale del genere umano e la chiamata a vivere da fratelli, trovano conferma e si rafforzano ulteriormente nella misura in cui si accoglie la Buona Notizia che tutti sono ugualmente salvati e riuniti da Cristo, al punto che – come dice san Paolo – «non c’è giudeo né greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti [… siamo] uno in Cristo Gesù» (Gal 3,28). In questa prospettiva, l’altro è non solo un essere da rispettare in virtù della sua intrinseca dignità, ma soprattutto un fratello o una sorella da amare. In Cristo, la tolleranza si trasforma in amore fraterno, in tenerezza e solidarietà operativa. Ciò vale soprattutto nei confronti dei più piccoli dei nostri fratelli, fra i quali possiamo riconoscere il forestiero, lo straniero, con cui Gesù stesso si è identificato. Nel giorno del giudizio universale, il Signore ci rammenterà: «ero straniero e non mi avete accolto» (Mt 25,43). Ma già oggi ci interpella: “sono straniero, non mi riconoscete?”. E quando Gesù diceva ai Dodici: «Non così dovrà essere tra voi» (Mt 20,26), non si riferiva solamente al dominio dei capi delle nazioni per quanto riguarda il potere politico, ma a tutto l’essere cristiano. Essere cristiani, infatti, è una chiamata ad andare controcorrente, a riconoscere, accogliere e servire Cristo stesso scartato nei fratelli. Consapevole delle molteplici espressioni di vicinanza, di accoglienza e di integrazione verso gli stranieri già esistenti, mi auguro che dall’incontro appena concluso possano scaturire tante altre iniziative di collaborazione, affinché possiamo costruire insieme società più giuste e solidali. Affido ciascuno di voi e le vostre famiglie all’intercessione di Maria Santissima, Madre della tenerezza, e di cuore imparto la Benedizione apostolica a voi e a tutti i vostri cari.

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VIDEOMESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI PARTECIPANTI AL V INCONTRO NAZIONALE DELLA PASTORALE ISPANO-LATINA

Cari fratelli Vescovi e delegati al V Incontro Nazionale di Pastorale Ispano/Latina, Mi rallegro di avere l’opportunità di parlarvi in questa occasione. È un fatto storico per la Chiesa negli Stati Uniti. Attraverso questo V Incontro voi cercate di creare una cultura dell’incontro che susciti la speranza: diverse culture, diversi modi di vivere, di pensare, di sentire s’incontrano e si cammina nella speranza. Vi siete proposti di ottenere un modo diverso di essere e di relazionarsi, che incoraggi ogni persona e ogni gruppo a condividere la ricchezza delle sue tradizioni, la ricchezza delle sue esperienze, ad abbattere muri, a costruire ponti. Vedo che il V Incontro è un modo concreto della Chiesa negli Stati Uniti per rispondere alla sfida di “uscire” da ogni tipo di comodità, di sistemazione, e diventare fermento di comunione con tutti coloro che cercano un futuro di speranza, specialmente con i giovani e con le famiglie che vivono nelle periferie della società. […] So che il processo di questo V Incontro ha confortato molti immigranti che vivono in situazioni di timore e d’incertezza. Il V Incontro ha offerto loro un senso più grande di comunità, amicizia e sostegno. È stato anche uno strumento di grazia che ha portato alla conversione del cuore di molte persone e, soprattutto, alla conversione pastorale di situazioni, e alla conversione pastorale delle Chiese particolari, delle parrocchie, dei collegi, di ogni tipo d’incontro ecclesiale. La conversione pastorale attraverso l’incontro, naturalmente, nell’adorazione di Gesù Cristo. Spero che questo V Incontro continui a dare frutti. E che la Chiesa, in tutti i suoi ambiti, continui ad accompagnare tale processo con la propria riflessione, con il proprio discernimento pastorale, anche dopo lo svolgimento dell’Incontro Nazionale. Ossia, che le Chiese particolari continuino ad accompagnare tutto questo processo. In modo particolare, vi chiedo di considerare in che modo le vostre Chiese particolari possono rispondere meglio alla crescente presenza, ai doni e al potenziale della gioventù e delle famiglie ispaniche e di altre culture. […]

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PAPA FRANCESCO ANGELUS

Dopo l’Angelus […] Oggi, due giorni dopo la Festa della Santa Croce, ho pensato di regalare a voi che siete qui in piazza un crocifisso. Eccolo qui [lo mostra]. Il crocifisso è il segno dell’amore di Dio, che in Gesù ha dato la vita per noi. Vi invito ad accogliere questo dono e a portarlo nelle vostre case, nella camera dei vostri bambini, o dei nonni…, in qualsiasi parte, ma che si veda nella casa. Non è un oggetto ornamentale, ma un segno religioso per contemplare e pregare. Guardando Gesù crocifisso, guardiamo la nostra salvezza. Non si paga niente. Se qualcuno vi dice che dovete pagare è un furbo! No, niente! Questo è un regalo del Papa. Ringrazio le suore, i poveri e i profughi che adesso distribuiranno questo dono, piccolo, ma prezioso! Come sempre, la fede viene dai piccoli, dagli umili. […]

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VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE FRANCESCO ALLE DIOCESI DI PIAZZA ARMERINA E DI PALERMO IN OCCASIONE DEL 25° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL BEATO PINO PUGLISI INCONTRO CON I GIOVANI DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

[…] La seconda domanda. Vediamo se ho scritto qualcosa… Davvero, la vostra isola è un centro di incontro di tante culture… Io non conosco la Sicilia, è la prima volta: sono stato a Lampedusa e ora, adesso, qui. Anche la vostra lingua, i vostri dialetti hanno radici di tante lingue, tante, perché è stato un crocevia di culture e tutte hanno lasciato una traccia culturale. Voi siete un popolo [frutto dell’]incontro di culture e di persone. Mi è piaciuto sentire questo, sentire dire da voi, da te, che la Sicilia – è al centro del Mediterraneo, è sempre stata terra di incontro. Non si tratta solo di una bella tradizione culturale, è un messaggio di fede. La vostra vocazione sarà sicuramente essere uomini e donne di incontro. Incontrare e fare incontrare; favorire gli incontri, perché il mondo di oggi è un mondo di scontri; di guerre, di scontri… La gente non si capisce… E la fede si fonda sull’incontro, un incontro con Dio. Dio non ci ha lasciati soli, è sceso Lui a incontrarci. Lui ci viene incontro, Lui ci precede, per incontrarci. La fede si fonda sull’incontro. E [nel]l’incontro fra noi, quanto conta la dignità degli altri? Dio vuole che noi ci salviamo insieme, non da soli, che siamo felici insieme, non egoisticamente da soli; che ci salviamo come popolo. Questa parola, “popolo”: voi siete un popolo con un’identità grande e dovete essere aperti a tutti i popoli che, come in altri tempi, vengono da voi. Con quel lavoro dell’integrazione, dell’accoglienza, di rispettare la dignità degli altri, della solidarietà… Per noi non sono buoni propositi per gente educata, ma tratti distintivi di un cristiano. Un cristiano che non è solidale, non è cristiano. La solidarietà è un tratto del cristiano. Quello che oggi manca, di cui c’è carestia, è l’amore: non l’amore sentimentale, che noi possiamo guardare nei teleromanzi, nelle telenovele, ma quello concreto, l’amore del Vangelo. E io vi dirò, a te e a tutti quelli che hanno fatto la domanda con te: come va il tuo amore? Come è il termometro del tuo amore? […]

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VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE FRANCESCO ALLE DIOCESI DI PIAZZA ARMERINA E DI PALERMO IN OCCASIONE DEL 25° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL BEATO PINO PUGLISI INCONTRO CON I FEDELI DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

[…] Il vostro Vescovo ha appena ricordato la scelta che la Chiesa di Piazza Armerina sta compiendo con gioiosa speranza, in mezzo alle diverse problematiche che limitano la serenità di questo territorio. Non sono poche le piaghe che vi affliggono. Esse hanno un nome: sottosviluppo sociale e culturale; sfruttamento dei lavoratori e mancanza di dignitosa occupazione per i giovani; migrazione di interi nuclei familiari; usura; alcolismo e altre dipendenze; gioco d’azzardo; sfilacciamento dei legami familiari. E di fronte a tanta sofferenza, la comunità ecclesiale può apparire, a volte, spaesata e stanca; a volte invece, grazie a Dio, è vivace e profetica, mentre ricerca nuovi modi di annunciare e offrire misericordia soprattutto ai fratelli caduti nella disaffezione, nella diffidenza, nella crisi della fede. Perché è vero: non è facile portare avanti la fede tra tante problematiche. Non è facile, io lo capisco. […]

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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO DI LAVORO SULLA CRISI IN SIRIA E NEI PAESI LIMITROFI

Cari fratelli e sorelle, buongiorno! saluto e ringrazio tutti voi che partecipate a questo sesto incontro di coordinamento sulla risposta della Chiesa alla crisi in Iraq, in Siria e nei paesi vicini, incontro che quest’anno coinvolge anche la Sezione Migranti e Rifugiati. Ringrazio particolarmente il Cardinale Peter Turkson e il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale per aver organizzato questo incontro, in collaborazione con la Segreteria di Stato e la Congregazione per le Chiese Orientali. Ringrazio anche il Signor Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, per la sua presenza e per il lavoro che svolge a favore dei rifugiati. Grazie tante! Da troppi anni i conflitti insanguinano quella regione e la situazione delle popolazioni in Siria e in Iraq e nei Paesi vicini continua a destare grande preoccupazione. Ogni giorno, nella preghiera, porto davanti al Signore le sofferenze e le necessità delle Chiese e dei popoli di quelle amate terre, come pure di coloro che si prodigano per dare loro aiuto. E questo è vero: ogni giorno. Con la vostra terza indagine sull’aiuto umanitario delle entità ecclesiali, state apportando un importante contributo per meglio comprendere le necessità e meglio coordinare gli aiuti in favore di queste popolazioni. Come ho più volte ricordato, esiste il rischio che la presenza cristiana sia cancellata proprio nella terra da cui si è propagata nel mondo la luce del Vangelo. In collaborazione con le Chiese sorelle, la Santa Chiesa lavora assiduamente per garantire un futuro a queste comunità cristiane. La Chiesa intera guarda a questi nostri fratelli e sorelle nella fede e li incoraggia con la vicinanza nella preghiera e la carità concreta a non rassegnarsi alle tenebre della violenza e a tenere accesa la lampada della speranza. La testimonianza d’amore con cui la Chiesa ascolta e risponde al grido di aiuto di tutti, a partire dai più deboli e poveri, è un luminoso segno per il presente e un seme di speranza che germoglierà nel futuro. Quest’opera squisitamente cristiana mi ricorda alcuni passaggi della cosiddetta “Preghiera semplice” attribuita a San Francesco d’Assisi: «Dov’è odio, fa’ che io porti l’amore […]. Dov’è disperazione, che io porti la speranza. Dov’è tristezza, che io porti la gioia». Tra le molte lodevoli iniziative da voi promosse, mi preme quest’anno citare il grande lavoro per sostenere il rientro delle comunità cristiane nella piana di Ninive, in Iraq, e le cure sanitarie assicurate a tanti malati poveri in Siria, in particolare attraverso il progetto “Ospedali Aperti”. Cari fratelli, insieme, con la grazia di Dio, guardiamo al futuro. Incoraggio voi, che operate a nome della Chiesa, a continuare a prendervi cura dell’educazione dei bambini, del lavoro dei giovani, della vicinanza agli anziani, della cura delle ferite psicologiche; senza dimenticare quelle dei cuori, che la Chiesa è chiamata a lenire: «Dov’è offesa, che io porti il perdono. Dov’è discordia, che io porti l’unione». Chiedo infine, con forza, alla Comunità internazionale di non dimenticare i tanti bisogni delle vittime di questa crisi, ma soprattutto di superare la logica degli interessi e di mettersi al servizio della pace ponendo fine alla guerra. Non possiamo chiudere gli occhi sulle cause che hanno costretto milioni di persone a lasciare, con dolore, la propria terra. Nello stesso tempo incoraggio tutti gli attori coinvolti e la Comunità internazionale a un rinnovato impegno in favore del rientro sicuro degli sfollati alle loro case. Assicurare loro protezione e futuro è un dovere di civiltà. È asciugando le lacrime dei fanciulli che non hanno visto altro che macerie, morte e distruzione che il mondo ritroverà la dignità (cfr Parole a conclusione del dialogo, Bari, 7 luglio 2018). A tale proposito, ribadisco il mio apprezzamento per i grandi sforzi a favore dei rifugiati compiuti da diversi Paesi della regione e dalle varie Organizzazioni tra cui alcune qui rappresentate. Facciamo nostra ancora la Preghiera: «O Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace […]. Dove sono le tenebre, che io porti la luce». Essere strumenti di pace e di luce: è l’augurio che faccio ad ognuno di voi. Dal profondo del cuore: grazie per tutto quello che fate ogni giorno, insieme a tanti uomini e donne di buona volontà. Grazie, grazie! Il Signore vi benedica e la Madonna vi accompagni.

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MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ PAPA FRANCESCO PER LA CELEBRAZIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LA CURA DEL CREATO

[…] Preghiamo affinché le acque non siano segno di separazione tra i popoli, ma di incontro per la comunità umana. Preghiamo perché sia salvaguardato chi rischia la vita sulle onde in cerca di un futuro migliore. Chiediamo al Signore e a chi svolge l’alto servizio della politica che le questioni più delicate della nostra epoca, come quelle legate alle migrazioni, ai cambiamenti climatici, al diritto per tutti di fruire dei beni primari, siano affrontate con responsabilità, con lungimiranza guardando al domani, con generosità e in spirito di collaborazione, soprattutto tra i Paesi che hanno maggiori disponibilità. Preghiamo per quanti si dedicano all’apostolato del mare, per chi aiuta a riflettere sui problemi in cui versano gli ecosistemi marittimi, per chi contribuisce all’elaborazione e all’applicazione di normative internazionali concernenti i mari che possano tutelare le persone, i Paesi, i beni, le risorse naturali – penso ad esempio alla fauna e alla flora ittica, così come alle barriere coralline (cfr ibid., 41) o ai fondali marini – e garantire uno sviluppo integrale nella prospettiva del bene comune dell’intera famiglia umana e non di interessi particolari. Ricordiamo anche quanti si adoperano per la custodia delle zone marittime, per la tutela degli oceani e della loro biodiversità, affinché svolgano questo compito responsabilmente e onestamente. […]

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VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE IN IRLANDA PER IL IX INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE (25-26 AGOSTO 2018) INCONTRO CON LE AUTORITÀ, LA SOCIETÀ CIVILE E IL CORPO DIPLOMATICO DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

[…] Il Vangelo ci ricorda che la vera pace è in definitiva dono di Dio; sgorga da cuori risanati e riconciliati e si estende fino ad abbracciare il mondo intero. Ma richiede anche, da parte nostra, una costante conversione, fonte di quelle risorse spirituali necessarie a costruire una società veramente solidale, giusta e al servizio del bene comune. Senza questo fondamento spirituale, l’ideale di una famiglia globale di nazioni rischia di diventare nient’altro che un vuoto luogo comune. Possiamo dire che l’obiettivo di generare prosperità economica, o finanziaria, porta da sé a un ordine sociale più giusto ed equo? Non potrebbe invece essere che la crescita di una “cultura dello scarto” materialistica, ci ha di fatto resi sempre più indifferenti ai poveri e ai membri più indifesi della famiglia umana, compresi i non nati, privati dello stesso diritto alla vita? Forse la sfida che più provoca le nostre coscienze in questi tempi è la massiccia crisi migratoria, che non è destinata a scomparire e la cui soluzione esige saggezza, ampiezza di vedute e una preoccupazione umanitaria che vada ben al di là di decisioni politiche a breve termine. […]