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VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ FRANCESCO NEGLI EMIRATI ARABI UNITI (3-5 FEBBRAIO 2019) INCONTRO INTERRELIGIOSO DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

[…] Il punto di partenza è riconoscere che Dio è all’origine dell’unica famiglia umana. Egli, che è il Creatore di tutto e di tutti, vuole che viviamo da fratelli e sorelle, abitando la casa comune del creato che Egli ci ha donato. Si fonda qui, alle radici della nostra comune umanità, la fratellanza, quale «vocazione contenuta nel disegno creatore di Dio»[1]. Essa ci dice che tutti abbiamo uguale dignità e che nessuno può essere padrone o schiavo degli altri. Non si può onorare il Creatore senza custodire la sacralità di ogni persona e di ogni vita umana: ciascuno è ugualmente prezioso agli occhi di Dio. Perché Egli non guarda alla famiglia umana con uno sguardo di preferenza che esclude, ma con uno sguardo di benevolenza che include. Pertanto, riconoscere ad ogni essere umano gli stessi diritti è glorificare il Nome di Dio sulla terra. Nel nome di Dio Creatore, dunque, va senza esitazione condannata ogni forma di violenza, perché è una grave profanazione del Nome di Dio utilizzarlo per giustificare l’odio e la violenza contro il fratello. Non esiste violenza che possa essere religiosamente giustificata. Nemico della fratellanza è l’individualismo, che si traduce nella volontà di affermare sé stessi e il proprio gruppo sopra gli altri. È un’insidia che minaccia tutti gli aspetti della vita, perfino la più alta e innata prerogativa dell’uomo, ossia l’apertura al trascendente e la religiosità. La vera religiosità consiste nell’amare Dio con tutto il cuore e il prossimo come sé stessi. La condotta religiosa ha dunque bisogno di essere continuamente purificata dalla ricorrente tentazione di giudicare gli altri nemici e avversari. Ciascun credo è chiamato a superare il divario tra amici e nemici, per assumere la prospettiva del Cielo, che abbraccia gli uomini senza privilegi e discriminazioni. Desidero perciò esprimere apprezzamento per l’impegno di questo Paese nel tollerare e garantire la libertà di culto, fronteggiando l’estremismo e l’odio. Così facendo, mentre si promuove la libertà fondamentale di professare il proprio credo, esigenza intrinseca alla realizzazione stessa dell’uomo, si vigila anche perché la religione non venga strumentalizzata e rischi, ammettendo violenza e terrorismo, di negare sé stessa.[…]

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PAPA FRANCESCO UDIENZA GENERALE

[…] Nella Via Crucis si impara l’amore paziente, silenzioso e concreto. A Panamá i giovani hanno portato con Gesù e Maria il peso della condizione di tanti fratelli e sorelle sofferenti nell’America Centrale e nel mondo intero. Tra questi ci sono tanti giovani vittime di diverse forme di schiavitù e povertà.[…]

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VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ FRANCESCO A PANAMA IN OCCASIONE DELLA XXXIV GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ (23-28 GENNAIO 2019) VIA CRUCIS CON I GIOVANI

[…] Padre, oggi la via crucis di tuo Figlio si prolunga: si prolunga nel grido soffocato dei bambini ai quali si impedisce di nascere e di tanti altri ai quali si nega il diritto di avere un’infanzia, una famiglia, un’educazione; nei bambini che non possono giocare, cantare, sognare…; si prolunga nelle donne maltrattate, sfruttate e abbandonate, spogliate e ignorate nella loro dignità; e negli occhi tristi dei giovani che si vedono strappar via le loro speranze di futuro dalla mancanza di educazione e di un lavoro degno; si prolunga nell’angoscia di giovani volti, nostri amici, che cadono nelle reti di gente senza scrupoli – tra di loro si trovano anche persone che dicono di servirti, Signore – , reti di sfruttamento, di criminalità e di abuso, che mangiano sulla vita dei giovani. La via crucis di tuo Figlio si prolunga in tanti giovani e famiglie che, assorbite in una spirale di morte a causa della droga, dell’alcol, della prostituzione e della tratta, si trovano privati non solo del futuro ma del presente. E così come furono spartite le tue vesti, Signore, viene spartita e maltrattata la loro dignità. […]

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VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ FRANCESCO A PANAMA IN OCCASIONE DELLA XXXIV GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ (23-28 GENNAIO 2019) INCONTRO CON I VESCOVI CENTROAMERICANI (SEDAC) DISCORSO DEL SANTO PADRE

Dopo l’Angelus […]Sono molti i giovani che purtroppo sono stati sedotti con risposte immediate che ipotecano la vita. E tanti altri ai quali è stata data un’illusione di corto respiro in alcuni movimenti, e che poi li rendono o pelagiani o convinti di bastare a sé stessi, e poi li abbandonano a metà strada. Ci dicevano i Padri sinodali: per costrizione o mancanza di alternative i giovani si trovano immersi in situazioni fortemente conflittuali e senza rapida soluzione: violenza domestica, femminicidio – che piaga vive il nostro continente in questo! – bande armate e criminali, traffico di droga, sfruttamento sessuale di minori e non più minori, e così via; e fa male vedere che, alla base di molte di queste situazioni, ci sono esperienze di orfanezza frutto di una cultura e di una società che è “impazzita” [se fue “desmadrando”] – senza madre, li ha resi orfani. Famiglie molto spesso logorate da un sistema economico che non mette al primo posto le persone e il bene comune e che ha fatto della speculazione il suo “paradiso” dove continuare a ingrassare non importa a spese di chi. E così i nostri giovani senza il calore di una casa, senza famiglia, senza comunità, senza appartenenza, sono lasciati in balìa del primo truffatore. […] […]Molti dei migranti hanno volto giovane, cercano qualcosa di meglio per le loro famiglie, non temono di rischiare e lasciare tutto pur di offrire le condizioni minime che garantiscano un futuro migliore. Su questo non basta solo la denuncia, ma dobbiamo anche annunciare concretamente una “buona notizia”. La Chiesa, grazie alla sua universalità, può offrire quell’ospitalità fraterna e accogliente in modo che le comunità di origine e quelle di arrivo dialoghino e contribuiscano a superare paure e diffidenze e rafforzino i legami che le migrazioni, nell’immaginario collettivo, minacciano di spezzare. “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare” la gente possono essere i quattro verbi con cui la Chiesa, in questa situazione migratoria, coniuga la sua maternità nell’oggi della storia (cfr Sinodo sui Giovani, Documento finale, 147). Il vicario generale di Parigi, mons. Benoist de Sinety, ha appena pubblicato un libro che ha come sottotitolo: “Accogliere i migranti, un appello al coraggio” (cfr Il faut que des voix s’élèvent. Accueil des migrants, un appel au courage, Paris 2018). È una gioia, questo libro. Lui è qui, alla Giornata. Tutti gli sforzi che potrete compiere gettando ponti tra comunità ecclesiali, parrocchiali, diocesane, come pure mediante le Conferenze episcopali saranno un gesto profetico della Chiesa che in Cristo è «segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano» (Cost. dogm. Lumen gentium, 1). E così la tentazione di limitarsi alla mera denuncia svanisce e si attua l’annuncio della Vita nuova che il Signore ci dona.[…]

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GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Quest’anno ho voluto celebrare la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato con
una Messa a cui siete invitati in particolare voi, migranti, rifugiati e richiedenti asilo.
Alcuni siete arrivati da poco in Italia, altri da molti anni siete residenti e lavorate, e
altri ancora costituiscono le cosiddette “seconde generazioni”.
Per tutti è risuonata in questa assemblea la Parola di Dio, che oggi ci invita ad
approfondire la speciale chiamata che il Signore rivolge ad ognuno di noi. Egli, come
ha fatto con Samuele (cfr 1 Sam 3,3b-10.19) ci chiama per nome – ognuno di noi –
e ci chiede di onorare il fatto che siamo stati creati quali esseri unici e irripetibili, tutti
diversi tra noi e con un ruolo singolare nella storia del mondo. Nel Vangelo (cfr Gv
1,35-42) i due discepoli di Giovanni chiedono a Gesù: «Dove dimori?» (v. 38),
lasciando intendere che dalla risposta a questa domanda dipende il loro giudizio sul
maestro di Nazaret. La risposta di Gesù è chiara: «Venite e vedrete!» (v. 39), e apre
a un incontro personale, che contempla un tempo adeguato per accogliere, conoscere
e riconoscere l’altro.
Nel messaggio per la Giornata di oggi ho scritto: «Ogni forestiero che bussa alla
nostra porta è un’occasione di incontro con Gesù Cristo, il quale si identifica con lo
straniero accolto o rifiutato di ogni epoca (cfr Mt 25,35.43)». E per il forestiero, il
migrante, il rifugiato, il profugo e il richiedente asilo ogni porta della nuova terra è
anche un’occasione di incontro con Gesù. Il suo invito «Venite e vedrete!» è oggi
rivolto a tutti noi, comunità locali e nuovi arrivati. È un invito a superare le nostre
paure per poter andare incontro all’altro, per accoglierlo, conoscerlo e riconoscerlo.
È un invito che offre l’opportunità di farsi prossimo all’altro per vedere dove e come
vive. Nel mondo di oggi, per i nuovi arrivati, accogliere, conoscere e riconoscere
significa conoscere e rispettare le leggi, la cultura e le tradizioni dei Paesi in cui sono
accolti. Significa pure comprendere le loro paure e apprensioni per il futuro. E per le
comunità locali, accogliere, conoscere e riconoscere significa aprirsi alla ricchezza
della diversità senza preconcetti, comprendere le potenzialità e le speranze dei nuovi
arrivati, così come la loro vulnerabilità e i loro timori.
L’incontro vero con l’altro non si ferma all’accoglienza, ma ci impegna tutti nelle altre
tre azioni che ho evidenziato nel Messaggio per questa Giornata: proteggere,
promuovere e integrare. E nell’incontro vero con il prossimo, saremo capaci di
riconoscere Gesù Cristo che chiede di essere accolto, protetto, promosso e integrato?
Come ci insegna la parabola evangelica del giudizio universale: il Signore era
affamato, assetato, nudo, ammalato, straniero e in carcere, e da alcuni e stato
soccorso mentre da altri no (cfr Mt25,31-46). Questo incontro vero con il Cristo è
fonte di salvezza, una salvezza che deve essere annunciata e portata a tutti, come ci
mostra l’apostolo Andrea. Dopo aver rivelato al fratello Simone: «Abbiamo trovato il
Messia» (Gv 1,41), Andrea lo conduce da Gesù affinché faccia la stessa esperienza
dell’incontro.
Non è facile entrare nella cultura altrui, mettersi nei panni di persone così diverse da
noi, comprenderne i pensieri e le esperienze. E così spesso rinunciamo all’incontro
con l’altro e alziamo barriere per difenderci. Le comunità locali, a volte, hanno paura
che i nuovi arrivati disturbino l’ordine costituito, “rubino” qualcosa di quanto si è
faticosamente costruito. Anche i nuovi arrivati hanno delle paure: temono il
confronto, il giudizio, la discriminazione, il fallimento. Queste paure sono legittime,
fondate su dubbi pienamente comprensibili da un punto di vista umano. Avere dubbi
e timori non è un peccato. Il peccato è lasciare che queste paure determinino le
nostre risposte, condizionino le nostre scelte, compromettano il rispetto e la
generosità, alimentino l’odio e il rifiuto. Il peccato è rinunciare all’incontro con l’altro,
all’incontro con il diverso, all’incontro con il prossimo, che di fatto è un’occasione
privilegiata di incontro con il Signore.
Da questo incontro con Gesù presente nel povero, nello scartato, nel rifugiato, nel
richiedente asilo, scaturisce la nostra preghiera di oggi. È una preghiera reciproca:
migranti e rifugiati pregano per le comunità locali, e le comunità locali pregano per i
nuovi arrivati e per i migranti di più lunga permanenza. Alla materna intercessione di
Maria Santissima affidiamo le speranze di tutti i migranti e i rifugiati del mondo e le
aspirazioni delle comunità che li accolgono, affinché, in conformità al supremo
comandamento divino della carità e dell’amore al prossimo, impariamo tutti ad amare
l’altro, lo straniero, come amiamo noi stessi.

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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI MEMBRI DEL CORPO DIPLOMATICO ACCREDITATO PRESSO LA SANTA SEDE PER LA PRESENTAZIONE DEGLI AUGURI PER IL NUOVO ANNO

[…] Da parte sua, anche la comunità internazionale con le sue organizzazioni è chiamata a dare voce a chi non ha voce. E tra i senza voce del nostro tempo vorrei ricordare le vittime delle altre guerre in corso, specialmente di quella in Siria, con l’immenso numero di morti che ha causato. Ancora una volta faccio appello alla comunità internazionale perché si favorisca una soluzione politica ad un conflitto che alla fine vedrà solo sconfitti. Soprattutto è fondamentale che cessino le violazioni del diritto umanitario, che provocano indicibili sofferenze alla popolazione civile, specialmente donne e bambini, e colpiscono strutture essenziali come gli ospedali, le scuole e i campi-profughi, nonché gli edifici religiosi. Non si possono poi dimenticare i numerosi profughi che il conflitto ha causato, mettendo anzitutto a dura prova i Paesi limitrofi. Ancora una volta voglio esprimere gratitudine alla Giordania e al Libano che hanno accolto con spirito fraterno e con non pochi sacrifici, numerose schiere di persone, esprimendo in pari tempo l’auspicio che i rifugiati possano fare rientro in patria, in condizioni di vita e di sicurezza adeguate. Il mio pensiero va pure ai diversi Paesi europei che hanno generosamente offerto ospitalità a chi si è trovato in difficoltà e pericolo. Tra quanti sono stati toccati dall’instabilità che da anni coinvolge il Medio Oriente vi sono specialmente i cristiani, che abitano quelle terre dai tempi degli Apostoli e che nei secoli hanno contribuito a edificarle e forgiarle. È oltremodo importante che i cristiani abbiano un posto nel futuro della Regione, e dunque incoraggio quanti hanno cercato rifugio in altri luoghi di fare il possibile per ritornare alle loro case e comunque a mantenere e a rinsaldare i legami con le comunità d’origine. In pari tempo, auspico che le autorità politiche non manchino di garantire loro la necessaria sicurezza e tutti gli altri requisiti che permettano ad essi di continuare a vivere nei Paesi di cui sono cittadini a pieno titolo e contribuire alla loro costruzione. Purtroppo, nel corso di questi anni, la Siria e in generale tutto il Medio Oriente si sono trovati ad essere teatro di scontro di molteplici interessi contrapposti. Oltre a quelli preminenti di natura politica e militare, non bisogna tralasciare pure il tentativo di frapporre inimicizia fra musulmani e cristiani. Anche se «nel corso dei secoli, non pochi dissensi e inimicizie sono sorte tra cristiani e musulmani»,[7] in diversi luoghi del Medio Oriente essi hanno potuto per lungo tempo convivere pacificamente. Prossimamente avrò l’occasione di recarmi in due Paesi a maggioranza musulmana, il Marocco e gli Emirati Arabi Uniti. Si tratterà di due importanti opportunità per sviluppare ulteriormente il dialogo interreligioso e la reciproca conoscenza fra i fedeli di entrambe le religioni, nell’ottavo centenario dello storico incontro tra san Francesco d’Assisi e il sultano al-Malik al-Kāmil. Tra i deboli del nostro tempo che la comunità internazionale è chiamata a difendere ci sono, insieme ai rifugiati, anche i migranti. Ancora una volta desidero richiamare l’attenzione dei Governi affinché si presti aiuto a quanti sono dovuti emigrare a causa del flagello della povertà, di ogni genere di violenza e di persecuzione, come pure delle catastrofi naturali e degli sconvolgimenti climatici, e affinché si facilitino le misure che permettono la loro integrazione sociale nei Paesi di accoglienza. Occorre poi che ci si adoperi perché le persone non siano costrette ad abbandonare la propria famiglia e nazione, o possano farvi ritorno in sicurezza e nel pieno rispetto della loro dignità e dei loro diritti umani. Ogni essere umano anela a una vita migliore e più felice e non si può risolvere la sfida della migrazione con la logica della violenza e dello scarto, né con soluzioni parziali. Non posso dunque che essere grato per gli sforzi di tanti governi e istituzioni che, mossi da generoso spirito di solidarietà e di carità cristiana, collaborano fraternamente in favore dei migranti. Tra questi desidero menzionare la Colombia, che, insieme con altri Paesi del continente, negli ultimi mesi ha accolto un ingente numero di persone provenienti dal Venezuela. In pari tempo, sono consapevole che le ondate migratorie di questi anni hanno causato diffidenza e preoccupazione tra la popolazione di molti Paesi, specialmente in Europa e nel Nord America, e ciò ha spinto diversi governi a limitare fortemente i flussi in entrata, anche se in transito. Tuttavia, ritengo che a una questione così universale non si possano dare soluzioni parziali. Le recenti emergenze hanno mostrato che è necessaria una risposta comune,concertata da tutti i Paesi, senza preclusioni e nel rispetto di ogni legittima istanza, sia degli Stati, sia dei migranti e dei rifugiati. In tale prospettiva, la Santa Sede si è adoperata attivamente nei negoziati e per l’adozione dei due Global Compacts sui Rifugiati e sulla Migrazione sicura, ordinata e regolare. In particolare, il Patto sulle migrazioni costituisce un importante passo avanti per la comunità internazionale che, nell’ambito delle Nazioni Unite, affronta per la prima volta a livello multilaterale il tema in un documento di rilievo. Nonostante la non-obbligatorietà giuridica di questi documenti e l’assenza di vari Governi alla recente Conferenza delle Nazioni Unite a Marrakech, i due Compacts saranno importanti punti di riferimento per l’impegno politico e per l’azione concreta di organizzazioni internazionali, legislatori e politici, come pure per coloro che sono impegnati per una gestione più responsabile, coordinata e sicura delle situazioni che riguardano i rifugiati e i migranti a vario titolo. Di entrambi i Patti, la Santa Sede apprezza l’intento e il carattere che ne facilita la messa in pratica, pur avendo espresso riserve circa quei documenti, richiamati nel Patto riguardante le migrazioni, che contengono terminologie e linee guida non corrispondenti ai suoi principi circa la vita e i diritti delle persone.

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SOLENNITÀ DELL’EPIFANIA DEL SIGNORE PAPA FRANCESCO ANGELUS

Dopo l’Angelus Cari fratelli e sorelle, da parecchi giorni quarantanove persone salvate nel Mare Mediterraneo sono a bordo di due navi di ONG, in cerca di un porto sicuro dove sbarcare. Rivolgo un accorato appello ai Leader europei, perché dimostrino concreta solidarietà nei confronti di queste persone. […]

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MESSAGGIO URBI ET ORBI DEL SANTO PADRE FRANCESCO NATALE 2018

[…] Il Bambino Gesù permetta all’amata e martoriata Siria di ritrovare la fraternità dopo questi lunghi anni di guerra. La Comunità internazionale si adoperi decisamente per una soluzione politica che accantoni le divisioni e gli interessi di parte, così che il popolo siriano, specialmente quanti hanno dovuto lasciare le proprie terre e cercare rifugio altrove, possa tornare a vivere in pace nella propria patria. […] Penso poi all’Africa, dove milioni di persone sono rifugiate o sfollate e necessitano di assistenza umanitaria e di sicurezza alimentare. Il Divino Bambino, Re della pace, faccia tacere le armi e sorgere un’alba nuova di fraternità in tutto il continente, benedicendo gli sforzi di quanti si adoperano per favorire percorsi di riconciliazione a livello politico e sociale. […]

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PAPA FRANCESCO ANGELUS

Dopo l’Angelus Cari fratelli e sorelle! Il mio pensiero va, in questo momento, alle popolazioni dell’Indonesia, colpite da violente calamità naturali, che hanno causato gravi perdite in vite umane, numerosi dispersi e senzatetto e ingenti danni materiali. Invito tutti ad unirsi a me nella preghiera per le vittime e i loro cari. Sono spiritualmente vicino agli sfollati e a tutte le persone provate, implorando da Dio sollievo nella loro sofferenza. Faccio appello perché non manchi a questi fratelli e sorelle la nostra solidarietà e il sostegno della Comunità Internazionale. Preghiamo insieme… Ave, o Maria… Saluto tutti voi, fedeli di Roma e pellegrini dall’Italia e da vari Paesi. Dopodomani sarà Natale e il mio pensiero va in particolare alle famiglie, che in questi giorni si ricongiungono: chi vive lontano dai genitori parte e torna a casa; i fratelli cercano di ritrovarsi… A Natale è bello e importante stare insieme in famiglia. Ma tante persone non hanno questa possibilità, per diversi motivi; e oggi vorrei rivolgermi in modo particolare a tutti coloro che sono lontani dalla loro famiglia e dalla loro terra. Cari fratelli e sorelle, il nostro Padre celeste non vi dimentica e non vi abbandona. Se siete cristiani, vi auguro di trovare nella Chiesa una vera famiglia, dove sperimentare il calore dell’amore fraterno. E a tutti, quanti sono lontani dalla loro famiglia, cristiani e non cristiani, dico: le porte della comunità cristiana sono aperte, Gesù nasce per tutti e dona a tutti l’amore di Dio. Vi auguro buona domenica. Non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci.

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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO ALLA CURIA ROMANA PER GLI AUGURI DI NATALE

[…] Le afflizioni Tante sono le afflizioni. Quanti immigrati – costretti a lasciare la patria e a rischiare la vita – incontrano la morte, o quanti sopravvivono ma trovano le porte chiuse e i loro fratelli in umanità impegnati nelle conquiste politiche e di potere. Quanta paura e pregiudizio! Quante persone e quanti bambini muoiono ogni giorno per mancanza di acqua, di cibo e di medicine! Quanta povertà e miseria! Quanta violenza contro i deboli e contro le donne! Quanti scenari di guerre dichiarate e non dichiarate! Quanto sangue innocente viene versato ogni giorno! Quanta disumanità e brutalità ci circondano da ogni parte! Quante persone vengono sistematicamente torturate ancora oggi nelle stazioni di polizia, nelle carceri e nei campi dei profughi in diverse parti del mondo! […]