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PAPA FRANCESCO UDIENZA GENERALE

[…] La disuguaglianza sociale e il degrado ambientale vanno di pari passo e
hanno la stessa radice (cfr Enc. Laudato si’ , 101): quella del peccato di voler
possedere, di voler dominare i fratelli e le sorelle, di voler possedere e dominare
la natura e lo stesso Dio. Ma questo non è il disegno della creazione
[…] Quando l’ossessione di possedere e dominare esclude milioni di persone dai
beni primari; quando la disuguaglianza economica e tecnologica è tale da
lacerare il tessuto sociale; e quando la dipendenza da un progresso materiale
illimitato minaccia la casa comune, allora non possiamo stare a guardare. No,
questo è desolante. Non possiamo stare a guardare! Con lo sguardo fisso su
Gesù (cfr. Eb 12,2) e con la certezza che il suo amore opera mediante la
comunità dei suoi discepoli, dobbiamo agire tutti insieme, nella speranza di
generare qualcosa di diverso e di meglio. La speranza cristiana, radicata in Dio, è
la nostra àncora. Essa sostiene la volontà di condividere, rafforzando la nostra
missione come discepoli di Cristo, il quale ha condiviso tutto con noi. […]
[…] E per finire, pensiamo ai bambini. Leggete le statistiche: quanti bambini,
oggi, muoiono di fame per una non buona distribuzione delle ricchezze, per un
sistema economico come ho detto prima; e quanti bambini, oggi, non hanno
diritto alla scuola, per lo stesso motivo. Che sia questa immagine, dei bambini
bisognosi per fame e per mancanza di educazione, che ci aiuti a capire che dopo
questa crisi dobbiamo uscire migliori. Grazie. […]

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PAPA FRANCESCO ANGELUS

Dopo l’Angelus:
[…] Domani, 24 agosto, ricorre il decimo anniversario del massacro di
settantadue migranti e San Fernando, a Tamaulipas, in Messico. Erano persone
di diversi Paesi che cercavano una vita migliore. Esprimo la mia solidarietà alle
famiglie delle vittime che ancora oggi invocano giustizia e verità su quanto
accaduto. Il Signore ci chiederà conto di tutti i migranti caduti nei viaggi della
speranza. Sono stati vittime della cultura dello scarto. […]

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PAPA FRANCESCO UDIENZA GENERALE

[…] Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana, esortando tutti ad
essere costruttori di unità e di pace in famiglia, nella Chiesa e nella società. Non è
facile essere costruttori di pace, sia nella famiglia che nella Chiesa… l’unità; ma
dobbiamo farlo, perché è un bel lavoro. Un pensiero anche al popolo dell’Ucraina,
che ancora soffre questa guerra così crudele. E preghiamo anche per i migranti che
stanno arrivando continuamente. […]

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SANTA MESSA NELL’ANNIVERSARIO DELLA VISITA A LAMPEDUSA OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Il Salmo responsoriale oggi ci invita a una ricerca costante del volto del Signore:
«Ricercate sempre il volto del Signore. Cercate il Signore e la sua potenza,
ricercate sempre il suo volto» (Sal 104). Questa ricerca costituisce un
atteggiamento fondamentale della vita del credente, che ha compreso che il fine
ultimo della propria esistenza è l’incontro con Dio.
La ricerca del volto di Dio è garanzia del buon esito del nostro viaggio attraverso
questo mondo, che è un esodo verso la vera Terra Promessa, la Patria celeste. Il
volto di Dio è la nostra meta ed è anche la nostra stella polare, che ci permette
di non perdere la via.
Il popolo d’Israele, descritto dal profeta Osea nella prima Lettura (cfr
10,1-3.7-8.12), all’epoca era un popolo smarrito, che aveva perso di vista la
Terra Promessa e vagava nel deserto dell’iniquità. La prosperità e l’abbondante
ricchezza avevano allontanato il cuore degli Israeliti dal Signore e l’avevano
riempito di falsità e di ingiustizia.
Si tratta di un peccato da cui anche noi, cristiani di oggi, non siamo immuni. «La
cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle
grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono
nulla, sono l’illusione, illusione del futile, del provvisorio, che porta
all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza»
(Omelia a Lampedusa, 8 luglio 2013).
L’appello di Osea ci raggiunge oggi come un rinnovato invito alla conversione, a
volgere i nostri occhi al Signore per scorgere il suo volto. Dice il profeta:
«Seminate per voi secondo giustizia e mieterete secondo bontà; dissodatevi un
campo nuovo, perché è tempo di cercare il Signore, finché egli venga e diffonda
su di voi la giustizia» (10,12).
La ricerca del volto di Dio è motivata da un anelito di incontro con il Signore,
incontro personale, un incontro con il suo immenso amore, con la sua potenza
che salva. I dodici Apostoli, di cui ci parla il Vangelo di oggi (cfr Mt 10,1-7),
hanno avuto la grazia di incontrarlo fisicamente in Gesù Cristo, Figlio di Dio
incarnato. Lui li ha chiamati per nome, ad uno ad uno – lo abbiamo sentito –,
guardandoli negli occhi; e loro hanno fissato il suo volto, hanno ascoltato la sua
voce, hanno visto i suoi prodigi. L’incontro personale con il Signore, tempo di
grazia e di salvezza, comporta la missione: «Strada facendo – li esorta Gesù –
predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino» (v. 7). Incontro e missione non
vanno separati.
Questo incontro personale con Gesù Cristo è possibile anche per noi, che siamo i
discepoli del terzo millennio. Protesi alla ricerca del volto del Signore, lo
possiamo riconoscere nel volto dei poveri, degli ammalati, degli abbandonati e
degli stranieri che Dio pone sul nostro cammino. E questo incontro diventa anche
per noi tempo di grazia e di salvezza, investendoci della stessa missione affidata
agli Apostoli.
Oggi ricorre il settimo anno, settimo anniversario della mia visita a Lampedusa.
Alla luce della Parola di Dio, vorrei ribadire quanto dicevo ai partecipanti al
meeting “Liberi dalla paura” nel febbraio dello scorso anno: «L’incontro con
l’altro è anche incontro con Cristo. Ce l’ha detto Lui stesso. È Lui che bussa alla
nostra porta affamato, assetato, forestiero, nudo, malato, carcerato, chiedendo
di essere incontrato e assistito, chiedendo di poter sbarcare. E se avessimo
ancora qualche dubbio, ecco la sua parola chiara: “In verità io vi dico: tutto
quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a
me” (Mt 25,40)».
«Tutto quello che avete fatto…», nel bene e nel male! Questo monito risulta oggi
di bruciante attualità. Dovremmo usarlo tutti come punto fondamentale del
nostro esame di coscienza, quello che facciamo tutti i giorni. Penso alla Libia, ai
campi di detenzione, agli abusi e alle violenze di cui sono vittime i migranti, ai
viaggi della speranza, ai salvataggi e ai respingimenti. «Tutto quello che avete
fatto… l’avete fatto a me».
Ricordo quel giorno, sette anni fa, proprio al Sud dell’Europa, in quell’isola…
Alcuni mi raccontavano le proprie storie, quanto avevano sofferto per arrivare lì.
E c’erano degli interpreti. Uno raccontava cose terribili nella sua lingua, e
l’interprete sembrava tradurre bene; ma questo parlava tanto e la traduzione era
breve. “Mah – pensai – si vede che questa lingua per esprimersi ha dei giri più
lunghi”. Quando sono tornato a casa, il pomeriggio, nella reception, c’era una
signora – pace alla sua anima, se n’è andata – che era figlia di etiopi. Capiva la
lingua e aveva guardato alla tv l’incontro. E mi ha detto questo: “Senta, quello
che il traduttore etiope Le ha detto non è nemmeno la quarta parte delle torture,
delle sofferenze, che hanno vissuto loro”. Mi hanno dato la versione “distillata”.
Questo succede oggi con la Libia: ci danno una versione “distillata”. La guerra sì
è brutta, lo sappiamo, ma voi non immaginate l’inferno che si vive lì, in quei
lager di detenzione. E questa gente veniva soltanto con la speranza e di
attraversare il mare.
La Vergine Maria, Solacium migrantium, ci aiuti a scoprire il volto del suo Figlio
in tutti i fratelli e le sorelle costretti a fuggire dalla loro terra per tante ingiustizie
da cui è ancora afflitto il nostro mondo. […]

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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI MEMBRI DELLA CATHOLIC PRESS ASSOCIATION IN OCCASIONE DELLA 2020 VIRTUAL CATHOLIC MEDIA CONFERENCE

[…] Cari amici, invoco su di voi e sul lavoro della vostra Conferenza i doni di
saggezza, comprensione e buon consiglio dello Spirito Santo. Solo lo sguardo
dello Spirito ci permette di non chiudere gli occhi davanti a coloro che soffrono e
di cercare il vero bene per tutti. Solo con quello sguardo possiamo lavorare
efficacemente per superare le malattie del razzismo, dell’ingiustizia e
dell’indifferenza che deturpano il volto della nostra famiglia comune. Attraverso
la vostra dedizione e il vostro lavoro quotidiano, potete aiutare gli altri a
contemplare situazioni e persone con gli occhi dello Spirito. Laddove il nostro
mondo parla troppo spesso con aggettivi e avverbi, possano i comunicatori
cristiani parlare con nomi che riconoscano e promuovano la rivendicazione
silenziosa della verità e favoriscano la dignità umana. Laddove il mondo vede
conflitti e divisioni, guardate alla sofferenza e ai poveri per dare voce alla
richiesta dei nostri fratelli e sorelle bisognosi di misericordia e comprensione.
[…]

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PAPA FRANCESCO ANGELUS

Dopo l’Angelus:
Cari fratelli e sorelle,
Ieri le Nazioni Unite hanno celebrato la Giornata Mondiale del Rifugiato. La crisi
provocata dal coronavirus ha messo in luce l’esigenza di assicurare la necessaria
protezione anche alle persone rifugiate, per garantire la loro dignità e sicurezza.
Vi invito ad unirvi alla mia preghiera per un rinnovato ed efficace impegno di
tutti a favore della effettiva protezione di ogni essere umano, in particolare di
quanti sono stati costretti a fuggire per situazioni di grave pericolo per loro o per
le loro famiglie. […]

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PAPA FRANCESCO ANGELUS

Dopo l’Angelus:
Cari fratelli e sorelle,
seguo con grande apprensione e anche con dolore la drammatica situazione in
Libia. È stata presente nella mia preghiera in questi ultimi giorni. Per favore,
esorto gli Organismi internazionali e quanti hanno responsabilità politiche e
militari a rilanciare con convinzione e risolutezza la ricerca di un cammino verso
la cessazione delle violenze, che porti alla pace, alla stabilità e all’unità del
Paese. Prego anche per le migliaia di migranti, rifugiati, richiedenti asilo e sfollati
interni in Libia. La situazione sanitaria ha aggravato le loro già precarie
condizioni, rendendoli più vulnerabili da forme di sfruttamento e violenza. C’è
crudeltà. Invito la comunità internazionale, per favore, a prendere a cuore la loro
condizione, individuando percorsi e fornendo mezzi per assicurare ad essi la
protezione di cui hanno bisogno, una condizione dignitosa e un futuro di
speranza. Fratelli e sorelle, di questo tutti abbiamo responsabilità, nessuno può
sentirsi dispensato. Preghiamo tutti per la Libia in silenzio.

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LETTERA DEL SANTO PADRE FRANCESCO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI COLOMBIA IN OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DELL’AMBIENTE

[…] Infine, vi incoraggio in questo compito che avete intrapreso, affinché le
vostre decisioni e conclusioni siano sempre a favore della costruzione di un
mondo sempre più abitabile e di una società più umana, dove ci sia posto per
tutti e dove nessuno sia di troppo. […]

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INCONTRO CON UNA DELEGAZIONE DI PARTECIPANTI AL MEETING INTERNAZIONALE DI ATLETICA “WE RUN TOGETHER – SIMUL CURREBANT”

Care amiche e cari amici sportivi,
domani, 21 maggio, avrebbe dovuto svolgersi a Castel Porziano il Meeting
internazionale di atletica “We Run Together – Simul Currebant”. Campioni
olimpici avrebbero corso – per la prima volta – con atleti paralimpici, atleti con
disabilità mentale, e con rifugiati, migranti e carcerati, che sarebbero stati anche
giudici di gara. Tutti insieme e con pari dignità. Una testimonianza concreta di
come dovrebbe essere lo sport: cioè un “ponte” che unisce donne e uomini di
religioni e culture diverse, promuovendo inclusione, amicizia, solidarietà,
educazione. Cioè un “ponte” di pace.

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PAPA FRANCESCO UDIENZA GENERALE

[…] Quando viene redatto il grande racconto biblico della Creazione, il popolo
d’Israele non sta attraversando dei giorni felici. Una potenza nemica aveva
occupato la terra; molti erano stati deportati, e ora si trovavano schiavi in
Mesopotamia. Non c’era più patria, né tempio, né vita sociale e religiosa, nulla.
Eppure, proprio partendo dal grande racconto della Creazione, qualcuno
comincia a ritrovare motivi di ringraziamento, a lodare Dio per l’esistenza. La
preghiera è la prima forza della speranza. Tu preghi e la speranza cresce, va
avanti. Io direi che la preghiera apre la porta alla speranza. La speranza c’è, ma
con la mia preghiera apro la porta. Perché gli uomini di preghiera custodiscono le
verità basilari; sono quelli che ripetono, anzitutto a sé stessi e poi a tutti gli altri,
che questa vita, nonostante tutte le sue fatiche e le sue prove, nonostante i suoi
giorni difficili, è colma di una grazia per cui meravigliarsi. E in quanto tale va
sempre difesa e protetta. […]