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PAPA FRANCESCO: ANGELUS

Dopo l’Angelus

Cari fratelli e sorelle,

sempre guardo con gratitudine all’impegno di coloro che collaborano in favore dei migranti. Tutti ringrazio per quello che fanno per i migranti. Oggi, in particolare, mi associo ai Vescovi della Colombia nell’esprimere riconoscenza per la decisione delle Autorità colombiane di implementare lo Statuto di Protezione Temporanea per i migranti venezuelani presenti nel Paese, favorendone l’accoglienza, la protezione e l’integrazione. E questo non lo fa un Paese ricchissimo, sovrasviluppato, no, lo fa un Paese con tanti problemi, di sviluppo, di povertà, di pace, quasi 70 anni di guerriglia… Ma con questo problema ha avuto il coraggio di guardare a quei migranti e fare questo Statuto. Grazie alla Colombia. Grazie!

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SALUTO DEL SANTO PADRE FRANCESCO ALLA DELEGAZIONE DELL’ISTITUTO EUROPEO DI STUDI INTERNAZIONALI, GUIDATA DAL CARDINALE A. ARBORELIUS, VESCOVO DI STOCCOLMA

Cari amici,

porgo un cordiale saluto a voi, che dirigete l’Istituto Europeo di Studi Internazionali, ed esprimo il mio apprezzamento per la presentazione del volume La cultura dell’incontro: relazioni internazionali, dialogo interreligioso e pace, che rappresenta il frutto dell’Incontro di Stoccolma nell’ottobre 2019. Saluto il Cardinale Anders Arborelius e lo ringrazio per il sostegno che la Chiesa in Svezia ha dato a questa iniziativa, a favore della promozione del dialogo tra le religioni e al servizio dell’unità della famiglia umana.

La persistente crisi sanitaria globale ha dolorosamente evidenziato l’urgente necessità di promuovere una cultura dell’incontro per l’intera umanità, affinché cresca tra gli uomini e le donne del nostro tempo il desiderio di incontrare gli altri, di cercare punti di contatto, di costruire ponti, di elaborare progetti che includano tutti (cfr Enc. Fratelli tutti, 216). In tale contesto, accolgo con particolare favore la ricerca di risposte alle opportunità e alle sfide che questa prospettiva pone alle religioni del mondo.

Come accademici e diplomatici di vari Paesi, voi e i vostri colleghi svolgete un ruolo importante nel promuovere tale cultura. Per sua natura, il vostro contributo chiede di fondarsi sia su un’analisi organica, sia su un orientamento alle applicazioni e ai risultati pratici e relazionali, con particolare attenzione ai diritti dei più poveri ed emarginati. In altre parole, le menti e i cuori devono essere in armonia nel perseguire il bene comune universale e – secondo la migliore tradizione della Scuola di Salamanca – nel cercare lo sviluppo integrale di ogni persona, senza eccezioni o ingiuste discriminazioni.

Attualmente, un tale approccio integrato alla difesa e alla promozione dei diritti di tutti spetta ai leader politici e religiosi, perché è proprio una cultura dell’incontro che può fornire la base per un mondo più unito e riconciliato. Solo questa cultura, inoltre, può portare a una giustizia sostenibile e alla pace per tutti, così come a un’autentica cura per la nostra casa comune.

Mentre l’umanità continua ad affrontare le incertezze e le sfide del presente, vi incoraggio a rimanere impegnati nella ricerca di strade nuove e creative, che portino alla crescita di questa cultura dell’incontro, a vantaggio anche della concordia e del benessere delle generazioni future. Vi ringrazio per la vostra visita, e vi chiedo per favore di ricordarmi nelle vostre preghiere. Grazie!

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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI MEMBRI DEL CORPO DIPLOMATICO ACCREDITATO PRESSO LA SANTA SEDE

[…] La chiusura dei confini a causa della pandemia, unitamente alla crisi economica, ha accentuato anche diverse emergenze umanitarie, tanto nelle zone di conflitto quanto nelle regioni colpite dal cambiamento climatico e dalla siccità, nonché nei campi per rifugiati e migranti. Penso particolarmente al Sudan, dove si sono rifugiate migliaia di persone in fuga dalla regione del Tigray, come pure ad altri Paesi dell’Africa sub-sahariana, o alla regione di Cabo Delgado in Mozambico, dove tanti sono state costretti ad abbandonare il proprio territorio e si trovano ora in condizioni assai precarie. Il mio pensiero va pure allo Yemen e all’amata Siria, dove, oltre ad altre gravi emergenze, l’insicurezza alimentare affligge gran parte della popolazione e i bambini sono stremati dalla malnutrizione.

In diversi casi le crisi umanitarie sono aggravate dalle sanzioni economiche, le quali, il più delle volte, finiscono per ripercuotersi principalmente sulle fasce più deboli della popolazione, anziché sui responsabili politici. Pertanto, pur comprendendo la logica delle sanzioni, la Santa Sede non ne vede l’efficacia e auspica un loro allentamento, anche per favorire il flusso di aiuti umanitari, innanzitutto di medicinali e di strumenti sanitari, oltremodo necessari in questo tempo di pandemia.

La congiuntura che stiamo attraversando sia analogamente di stimolo per condonare, o perlomeno ridurre, il debito che grava sui Paesi più poveri e che di fatto ne impedisce il recupero e il pieno sviluppo.

Lo scorso anno ha visto pure un ulteriore aumento dei migranti, i quali, complice la chiusura dei confini, sono dovuti ricorrere a percorsi sempre più pericolosi. Il flusso massiccio ha peraltro incontrato una crescita del numero dei respingimenti illegali, spesso attuati per impedire ai migranti di chiedere asilo, in violazione del principio di non-respingimento (non-refoulement). Molti vengono intercettati e rimpatriati in campi di raccolta e di detenzione, dove subiscono torture e violazioni dei diritti umani, quando non trovano la morte attraversando mari e altri confini naturali.

I corridoi umanitari, implementati nel corso degli ultimi anni, contribuiscono certamente ad affrontare alcune delle suddette problematiche, salvando numerose vite. Tuttavia, la portata della crisi rende sempre più urgente affrontare alla radice le cause che spingono a migrare, come pure esige uno sforzo comune per sostenere i Paesi di prima accoglienza, che si fanno carico dell’obbligo morale di salvare vite umane. Al riguardo, si attende con interesse la negoziazione del Nuovo Patto dell’Unione Europea sulla migrazione e l’asilo, pur osservando che politiche e meccanismi concreti non funzioneranno se non saranno sostenuti dalla necessaria volontà politica e dall’impegno di tutte le parti in causa, compresi la società civile e i migranti stessi.

La Santa Sede apprezza tutti gli sforzi compiuti in favore dei migranti e appoggia l’impegno dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), di cui quest’anno ricorre il 70° anniversario della fondazione, nel pieno rispetto dei valori espressi nella sua Costituzione e della cultura degli Stati membri in cui l’Organizzazione opera. Parimenti, la Santa Sede, quale membro del Comitato esecutivo dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), resta fedele ai principi enunciati nella Convenzione di Ginevra del 1951 sullo statuto dei rifugiati e al Protocollo del 1967, che stabiliscono la definizione legale di rifugiato, i loro diritti, nonché l’obbligo legale degli Stati a proteggerli. […]

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VIDEOMESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA 7.ma GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA E RIFLESSIONE CONTRO LA TRATTA DI PERSONE

Care sorelle e cari fratelli!

Mi rivolgo a tutti voi che lavorate contro la tratta di persone e che oggi siete spiritualmente uniti in questa Giornata Mondiale di preghiera, che ha anche un’intenzione specifica: una “Economia senza tratta”. Mi rallegra sapere che quest’anno diversi momenti di preghiera sono interreligiosi, uno di questi anche in Asia.

Estendo il mio messaggio a tutte le persone di buona volontà che pregano, si impegnano, studiano e riflettono per contrastare la tratta di persone; e soprattutto a chi – come Santa Bakhita, che oggi celebriamo – ha vissuto il dramma della tratta nella propria vita.

Questa giornata è importante, perché ci aiuta tutti a ricordare questo dramma, e ci incoraggia a non smettere di pregare e di lottare insieme. Possano la riflessione e la presa di coscienza essere sempre accompagnate da gesti concreti, che aprono anche strade di emancipazione sociale. L’obiettivo, infatti, è che ogni persona schiavizzata torni ad essere libera protagonista della propria vita e parte attiva della costruzione del bene comune.

Carissimi, questa è una Giornata di preghiera. Sì, c’è bisogno di pregare per sostenere le vittime della tratta e le persone che accompagnano i processi di integrazione e di reinserimento sociale. C’è bisogno di pregare perché impariamo ad avvicinarci con umanità e coraggio a chi è segnato da tanto dolore e disperazione, tenendo viva la speranza. Pregare per essere sentinelle capaci di discernere e fare scelte orientate al bene. La preghiera tocca il cuore e spinge ad azioni concrete, ad azioni innovative, coraggiose, che sanno assumere il rischio confidando nella potenza di Dio (cfr Mc 11,22-24).

La memoria liturgica di Santa Bakhita è un richiamo forte a questa dimensione della fede e della preghiera: la sua testimonianza risuona sempre viva e attuale! Ed è un richiamo a mettere al centro le persone trafficate, le loro famiglie, le loro comunità. Sono loro il centro del nostro pregare. Santa Bakhita ci ricorda che esse sono le protagoniste di questa giornata, e che tutti noi siamo al servizio (cfr Lc 17,10).

Ed ora vorrei condividere con voi alcuni spunti di riflessione e di azione riguardo al tema che avete scelto: l’“Economia senza tratta”. Altri spunti li potete trovare nel messaggio che ho rivolto ai partecipanti all’evento “Economy of Francesco, il 21 novembre scorso.

Un’economia senza tratta è

1. un’economia di cura. La cura può essere intesa come prendersi cura delle persone e della natura, offrendo prodotti e servizi per la crescita del bene comune. Un’economia che ha cura del lavoro, creando opportunità di impiego che non sfruttano il lavoratore per condizioni di lavoro degradanti e orari estenuanti. La pandemia del Covid ha esacerbato e aggravato le condizioni di sfruttamento lavorativo; la perdita di posti di lavoro ha penalizzato tante persone vittime della tratta in processo di riabilitazione e reinserimento sociale. «In questi momenti, nei quali tutto sembra dissolversi e perdere consistenza, ci fa bene appellarci alla solidità che deriva dal saperci responsabili della fragilità degli altri cercando un destino comune» (Enc. Fratelli tutti, 115). Dunque economia di cura significa economia solidale: lavoriamo per una solidità che si coniuga con la solidarietà. Siamo convinti che la solidarietà, ben amministrata, dà luogo a una costruzione sociale più sicura e più salda (cfr ibid.).

2. Un’economia senza tratta è un’economia con regole di mercato che promuovono la giustizia e non esclusivi interessi particolari. La tratta di persone trova terreno fertile nell’impostazione del capitalismo neoliberista, nella deregolamentazione dei mercati che mira a massimizzare i profitti senza limiti etici, senza limiti sociali, senza limiti ambientali (cfr ibid., 210). Se si segue questa logica, esiste solamente il calcolo di vantaggi e svantaggi. Le scelte non si fanno in base ai criteri etici, ma assecondando gli interessi dominanti, spesso abilmente rivestiti con un’apparenza umanitaria o ecologica. Le scelte non si fanno guardando le persone: le persone sono uno dei numeri, anche da sfruttare.

3. Per tutto questo, un’economia senza tratta è un’economia coraggiosa – ci vuole coraggio. Non nel senso della spregiudicatezza, delle operazioni azzardate alla ricerca di facili guadagni. No, in quel senso no; naturalmente non è il coraggio che ci vuole, questo Al contrario, è l’audacia della costruzione paziente, della programmazione che non guarda sempre e solo al vantaggio a brevissimo termine, ma ai frutti a medio e lungo termine e, soprattutto, alle persone. Il coraggio di coniugare il legittimo profitto con la promozione dell’occupazione e di condizioni dignitose di lavoro. In tempi di forte crisi, come l’attuale, questo coraggio è ancora più necessario. Nella crisi la tratta prolifera, lo sappiamo tutti: lo vediamo tutti i giorni. Nella crisi la tratta prolifera; dunque occorre rafforzare un’economia che risponda alla crisi in maniera non miope, in maniera durevole, in maniera solida.

Care sorelle e cari fratelli, mettiamo tutto questo nella nostra preghiera, in particolare oggi, per intercessione di Santa Bakhita. Prego per voi, e tutti insieme preghiamo per ogni persona che in questo momento è vittima della tratta. E voi, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!

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PAPA FRANCESCO: ANGELUS

Dopo l’Angelus:

Cari fratelli e sorelle!

Desidero rivolgere un appello in favore dei minori migranti non accompagnati. Sono tanti! Purtroppo, tra coloro che per vari motivi sono costretti a lasciare la propria patria, ci sono sempre decine di bambini e ragazzi soli, senza la famiglia ed esposti a molti pericoli. In questi giorni, mi è stata segnalata la drammatica situazione di quelli che si trovano sulla cosiddetta “rotta balcanica”. Ma ce ne sono in tutte le “rotte”. Facciamo in modo che a queste creature fragili e indifese non manchino la doverosa cura e canali umanitari preferenziali. […]

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PAPA FRANCESCO: ANGELUS

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi festeggiamo il Battesimo del Signore. Abbiamo lasciato, pochi giorni fa, Gesù bambino visitato dai Magi; oggi lo ritroviamo adulto sulle rive del Giordano. La Liturgia ci fa compiere un salto di circa trent’anni, trent’anni di cui sappiamo una cosa: furono anni di vita nascosta, che Gesù trascorse in famiglia – alcuni, prima, in Egitto, come migrante per fuggire dalla persecuzione di Erode, gli altri a Nazaret, imparando il mestiere di Giuseppe – in famiglia obbedendo ai genitori, studiando e lavorando. Colpisce che la maggior parte del tempo sulla Terra il Signore lo abbia passato così, vivendo la vita di tutti i giorni, senza apparire. Pensiamo che, secondo i Vangeli, sono stati tre gli anni di prediche, di miracoli e tante cose. Tre. E gli altri, tutti gli altri, di vita nascosta in famiglia. È un bel messaggio per noi: ci svela la grandezza del quotidiano, l’importanza agli occhi di Dio di ogni gesto e momento della vita, anche il più semplice, anche il più nascosto. […]

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PRIMI VESPRI DELLA SOLENNITÀ DI MARIA SS.MA MADRE DI DIO E TE DEUM DI RINGRAZIAMENTO PER L’ANNO TRASCORSO: OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

[…] Il buon samaritano, quando incontrò quel poveretto mezzo morto sul bordo della strada, non gli fece un discorso per spiegargli il senso di quanto gli era accaduto, magari per convincerlo che in fondo era per lui un bene. Il samaritano, mosso da compassione, si chinò su quell’estraneo trattandolo come un fratello e si prese cura di lui facendo tutto quanto era nelle sue possibilità (cfr Lc 10,25-37).

Qui, sì, forse possiamo trovare un “senso” di questo dramma che è la pandemia, come di altri flagelli che colpiscono l’umanità: quello di suscitare in noi la compassione e provocare atteggiamenti e gesti di vicinanza, di cura, di solidarietà, di affetto.

Pensiamo anche con gratitudine ai pubblici amministratori che sanno valorizzare tutte le buone risorse presenti nella città e nel territorio, che sono distaccati dagli interessi privati e anche da quelli del loro partito. Perché? Perché cercano davvero il bene di tutti, il bene comune, il bene a partire dai più svantaggiati. […]

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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO, A FIRMA DEL CARDINALE SEGRETARIO DI STATO PIETRO PAROLIN, AI PARTECIPANTI AL 43° INCONTRO EUROPEO ANIMATO DALLA COMUNITÀ DI TAIZÉ

[…] Al contrario, lasciatevi abitare da questa speranza, essa vi darà il coraggio di seguire Cristo e di lavorare insieme con e per i più bisognosi, in particolare per quanti fanno fatica ad affrontare le difficoltà del tempo presente. «La speranza è audace, sa guardare oltre la comodità personale, le piccole sicurezze e compensazioni che restringono l’orizzonte, per aprirsi a grandi ideali che rendono la vita più bella e dignitosa. Camminiamo nella speranza» (Fratelli tutti, n. 55). Possiate, nel corso di quest’anno, continuare a sviluppare una cultura dell’incontro e della fraternità e a camminare insieme verso quell’orizzonte di speranza rivelato dalla risurrezione di Cristo. […]

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LETTERA DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI LIBANESI IN OCCASIONE DEL NATALE

[…] Diletti figli e figlie del Libano,

Grande è il mio dolore nel vedere la sofferenza e l’angoscia che soffoca l’innata intraprendenza e vivacità del Paese dei Cedri. Ancor più, è doloroso il vedersi
rapire tutte le più care speranze di vivere in pace e di continuare ad essere per la storia e per il mondo un messaggio di libertà ed una testimonianza di buon vivere insieme; ed io che di vero cuore prendo parte, come ad ogni vostra contentezza, così anche ad ogni vostro dispiacere, sento nel vivo dell’animo la gravità delle vostre perdite, soprattutto quando penso ai tanti giovani cui viene tolta ogni speranza di un miglior avvenire. […]

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VIDEOMESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO (ONLINE) SULLA CRISI UMANITARIA SIRIANA E IRACHENA PROMOSSO DAL DICASTERO PER IL SERVIZIO DELLO SVILUPPO UMANO INTEGRALE

Cari amici,

è con gioia che vi rivolgo questo saluto affettuoso durante questo incontro
organizzato dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, insieme
ad altre istanze della Santa Sede, per discutere e riflettere sui gravissimi
problemi che ancora oggi affliggono le amate popolazioni di Siria, Iraq e Paesi
limitrofi.

Ogni sforzo – piccolo o grande – fatto per favorire il processo di pace, è come
mettere un mattone nella costruzione di una società giusta, che si apra
all’accoglienza, e dove tutti possano trovare un luogo per dimorare in pace. Il
mio pensiero va soprattutto alle persone che hanno dovuto lasciare le proprie
case per sfuggire agli orrori della guerra, alla ricerca di condizioni di vita migliore
per sé e per i propri cari. In particolare, ricordo i cristiani costretti ad
abbandonare i luoghi dove sono nati e cresciuti, dove si è sviluppata e arricchita
la loro fede. Bisogna fare in modo che la presenza cristiana, in queste terre,
continui ad essere ciò che è sempre stata: un segno di pace, di progresso, di
sviluppo e di riconciliazione tra le persone e i popoli.

In secondo luogo, il mio pensiero va ai rifugiati che vogliono rientrare nel loro
paese. Rivolgo un appello alla comunità internazionale, perché si faccia ogni
sforzo per favorire questo rientro, garantendo le condizioni di sicurezza e le
condizioni economiche necessarie perché ciò si possa avverare. Ogni gesto, ogni
sforzo in questa direzione è prezioso.

Un’ultima riflessione sull’opera delle agenzie cattoliche che sono impegnate negli
aiuti umanitari. Un pensiero di incoraggiamento a tutti voi, che, sull’esempio del
Buon Samaritano, vi adoperate senza riserve per accogliere, curare,
accompagnare i migranti e gli sfollati in queste terre, senza distinzione di credo e
di appartenenza. Come ho avuto modo di dire tante volte, la Chiesa non è una
ONG. La nostra azione caritatevole dev’essere ispirata dal e al Vangelo. Questi
aiuti devono essere un segno tangibile della carità di una Chiesa locale che aiuta
un’altra Chiesa che sta soffrendo, tramite questi mezzi meravigliosi che sono le
agenzie cattoliche di aiuto umanitario e di sviluppo. Una Chiesa che aiuta
un’altra Chiesa!

Per terminare, voglio farvi sapere che quando vi trovate a operare in questi
luoghi, non siete soli! Tutta la Chiesa si fa uno, per andare incontro all’uomo
ferito incappato nei briganti lungo il cammino da Gerusalemme a Gerico. Nel
vostro lavoro, vi accompagnerà sempre la mia benedizione, che oggi vi
impartisco volentieri, perché questo incontro porti nei vostri Paesi frutti
abbondanti di prosperità, di sviluppo e di pace, per una vita nuova. Grazie!