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SOLENNITÀ DI PENTECOSTE PAPA FRANCESCO REGINA CAELI

Dopo il Regina Caeli:
Cari fratelli e sorelle!
Affido alle preghiere di tutti voi la situazione in Colombia, che continua ad essere
preoccupante. In questa solennità di Pentecoste prego perché l’amato popolo
colombiano sappia accogliere i doni dello Spirito Santo affinché, attraverso un
dialogo serio, si possano trovare soluzioni giuste ai molteplici problemi di cui
soffrono specialmente i più poveri, a causa della pandemia. Esorto tutti a
evitare, per ragioni umanitarie, comportamenti dannosi per la popolazione
nell’esercizio del diritto alla protesta pacifica.
Preghiamo anche per le popolazioni della città di Goma, nella Repubblica
Democratica del Congo, costrette a fuggire a causa dell’eruzione del grande
vulcano Nyiragongo.
I fedeli cattolici in Cina domani celebrano la festa della Beata Vergine Maria,
Aiuto dei cristiani e celeste Patrona del loro grande Paese. La Madre del Signore
e della Chiesa è venerata con particolare devozione nel Santuario di Sheshan a
Shanghai ed è invocata assiduamente dalle famiglie cristiane, nelle prove e nelle
speranze della vita quotidiana. Quanto è buono e quanto è necessario che i
membri di una famiglia e di una comunità cristiana siano sempre più uniti
nell’amore e nella fede! In questo modo i genitori e i figli, i nonni e i bambini, i
pastori e i fedeli possono seguire l’esempio dei primi discepoli che, nella
solennità di Pentecoste, erano unanimi in preghiera con Maria in attesa dello
Spirito Santo. Vi invito, perciò, ad accompagnare con fervida preghiera i fedeli
cristiani in Cina, nostri carissimi fratelli e sorelle, che tengo nel profondo del mio
cuore. Lo Spirito Santo, protagonista della missione della Chiesa nel mondo, li
guidi e li aiuti ad essere portatori del lieto annuncio, testimoni di bontà e di
carità, e costruttori nella loro patria di giustizia e di pace.
E parlando della festività di domani, Maria Aiuto dei cristiani, un pensiero ai
salesiani e alle salesiane, che lavorano tanto, tanto nella Chiesa per i più lontani,
per i più emarginati, per la gioventù. Che il Signore li benedica e li porti avanti
con tante vocazioni sante!

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LETTERA DEL SANTO PADRE FRANCESCO IN OCCASIONE DELLA CONFERENZA “COSTRUIRE LA FRATERNITÀ, DIFENDERE LA GIUSTIZIA. SFIDE E OPPORTUNITÀ PER I POPOLI INSULARI”

Al Cardinale
PETER TURKSON
Prefetto
Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale
In occasione della Conferenza online su «Costruire la fraternità, difendere la
giustizia. Sfide e opportunità per i popoli insulari», che si tiene il 21 maggio
2021, promossa dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano integrale e
dal Centro Anglicano di Roma, le chiedo di trasmettere i miei saluti e oranti
migliori auspici agli organizzatori e a tutti coloro che vi prenderanno parte. Porgo
un particolare saluto a Sua Eccellenza Wavel Ramkalawan, Presidente della
Repubblica delle Seychelles, e a Sua Grazia Justin Welby, Arcivescovo di
Canterbury, con gratitudine per la loro partecipazione.
Questa importante iniziativa ecumenica, che comporta un mutuo dialogo nato
dalla saggezza e dall’esperienza di diverse tradizioni cristiane, offre ai credenti,
ai leader di governo e ai membri della società civile più in generale, specialmente
i giovani, un’opportunità per affrontare le sfide particolari che si pongono ai
popoli insulari. Tra queste vorrei menzionare la violenza, il terrorismo, la
povertà, la fame e le molte forme di ingiustizia e disuguaglianza sociale ed
economica che oggi nuocciono a tutti, specialmente alle donne e ai bambini.
Preoccupante è anche il fatto che molti popoli insulari sono esposti a
cambiamenti ambientali e climatici estremi, alcuni dei quali sono il risultato di
uno sfruttamento incontrollato delle risorse naturali e umane. Di conseguenza,
non sperimentano solo il deterioramento ambientale ma anche un
deterioramento umano e sociale che mette sempre più a rischio la vita degli
abitanti di queste isole e territori marini. È mia speranza che la Conferenza possa
contribuire allo sviluppo di politiche internazionali e regionali concrete, volte a far
fronte a queste sfide in modo più efficace e a rafforzare la consapevolezza della
responsabilità di ognuno di prendersi cura della nostra casa comune.
In questi mesi di pandemia siamo diventati sempre più coscienti della nostra
fragilità e di conseguenza della necessità di un’ecologia integrale che possa
sostenere non solo gli ecosistemi fisici, ma anche quelli umani. Poiché «tutto è in
relazione, […] la cura autentica della nostra stessa vita e delle nostre relazioni
con la natura è inseparabile dalla fraternità, dalla giustizia e dalla fedeltà nei
confronti degli altri» (Laudato si’, n. 70). Per questa ragione è ancor più
necessario un atteggiamento di solidarietà e di rispetto per ogni persona, creata
a immagine e somiglianza di Dio (cfr. Gn 1, 26-27), nell’unire l’amore sincero per
i nostri fratelli e sorelle al fermo impegno per risolvere i problemi ambientali e
sociali che affliggono quanti vivono in aree insulari e marine. Sono grato degli
sforzi costanti compiuti per costruire la fratellanza e difendere la giustizia nelle
società di tali regioni (cfr. Fratelli tutti, n. 271) e confido che il lavoro svolto
durante questo incontro sarà un segno del ruolo importante che i popoli insulari
possono svolgere nel favorire la crescita di un mondo più umano e inclusivo.
Con questi sentimenti, di cuore invoco sui partecipanti alla Conferenza le
benedizioni di Dio di saggezza, forza e pace.
Roma, da San Giovanni in Laterano, 21 maggio 2021
Francesco

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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI MEMBRI DELL’ASSOCIAZIONE “LAZARE”

[…] Vi esorto tutti a rimanere fedeli ai vostri obiettivi. Oggi più che mai abbiamo
bisogno di costruire un mondo, una società di relazioni fraterne e piene di vita.
Perché «le azioni derivano da un’unione che inclina sempre più verso l’altro
considerandolo prezioso, degno, gradito e bello, al di là delle apparenze fisiche o
morali. L’amore all’altro per quello che è ci spinge a cercare il meglio per la sua
vita. Solo coltivando questo modo di relazionarci renderemo possibile l’amicizia
sociale che non esclude nessuno e la fraternità aperta a tutti» (Enc. Fratelli tutti,
94). Vi invito pertanto a essere testimoni, testimoni della misericordia e della
bontà di Dio.
Affido ognuno di voi e le vostre famiglie, come pure i membri dell’Associazione
all’intercessione della Vergine Maria e di San Lazzaro, e vi imparto di cuore la
Benedizione apostolica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me.

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PRESENTAZIONE DELLE LETTERE CREDENZIALI DEGLI AMBASCIATORI DI SINGAPORE, ZIMBABWE, BANGLADESH, ALGERIA, SRI LANKA, BARBADOS, SVEZIA, FINLANDIA E NEPAL DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Eccellenze, Signore e Signori!
Sono lieto di accogliervi per la presentazione delle Lettere con le quali venite
accreditati come Ambasciatori Straordinari e Plenipotenziari dei vostri Paesi
presso la Santa Sede: di Singapore, Zimbabwe, Bangladesh, Algeria, Sri Lanka,
Barbados, Svezia, Finlandia e Nepal. Poiché gli effetti del coronavirus continuano
a farsi sentire, viaggiare rimane difficile, e per questo ringrazio vivamente
ciascuno di voi per la presenza qui oggi. Vi chiedo gentilmente di trasmettere ai
Capi di Stato che rappresentate i miei sentimenti di stima e di gratitudine per
loro e per la nobile missione che adempiono al servizio del loro popolo.
A causa della pandemia, la crisi sociale ed economica è diventata in tutto il
mondo ancora più grave. Sul piano personale, molti hanno perso persone care e
mezzi di sussistenza. Le famiglie, in particolare, si trovano ad affrontare gravi
difficoltà economiche e spesso non dispongono di un’adeguata protezione
sociale. La pandemia ci ha resi più consapevoli della nostra interdipendenza in
quanto membri dell’unica famiglia umana, come pure della necessità di essere
attenti ai poveri e agli indifesi che ci sono tra noi. Mentre cerchiamo di uscire
dalla crisi attuale, le nostre società sono poste di fronte alla sfida di compiere
passi concreti, veramente coraggiosi, per sviluppare una «cultura della cura»
globale (cfr Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2021), che possa
ispirare il sorgere di nuove relazioni e strutture di cooperazione al servizio della
solidarietà, del rispetto della dignità umana, dell’assistenza reciproca e della
giustizia sociale.
Purtroppo, la pandemia ci ha reso anche consapevoli che la comunità
internazionale sta vivendo «una crescente difficoltà, se non l’incapacità, di
cercare soluzioni comuni e condivise ai problemi del nostro mondo» (Discorso al
Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 8 febbraio 2021). A questo
proposito, penso alla necessità di affrontare questioni globali urgenti come quelle
delle migrazioni e del cambiamento climatico, nonché le crisi umanitarie che
spesso ne derivano. Penso anche al debito economico che grava su molti Paesi
che lottano per sopravvivere, e al “debito ecologico” che dobbiamo alla natura
stessa, nonché ai popoli e ai Paesi colpiti dal degrado ambientale causato
dall’uomo e dalla perdita di biodiversità. Questi problemi non sono
semplicemente politici o economici; sono questioni di giustizia, una giustizia che
non può più essere ignorata o rinviata. Si tratta infatti di un dovere morale
intergenerazionale, perché la serietà con cui rispondiamo a tali questioni
determina il mondo che lasciamo ai nostri figli.
Nello sviluppo di un consenso globale, in grado di rispondere a queste sfide
etiche che la nostra famiglia umana deve affrontare, la vostra opera di
diplomatici è di fondamentale importanza. Da parte sua, la Santa Sede,
attraverso le sue rappresentanze diplomatiche e la sua attività all’interno della
comunità internazionale, sostiene ogni sforzo per costruire un mondo in cui la
persona umana sia al centro, la finanza al servizio di uno sviluppo integrale e la
Terra, la nostra casa comune, sia protetta e curata. Attraverso le sue opere di
educazione, carità e assistenza sanitaria in tutto il mondo, la Chiesa si adopera
in favore del bene comune, promuovendo lo sviluppo delle persone e dei popoli,
e in questo modo cerca di contribuire alla causa della pace.
A questo proposito, il mio pensiero va a quanto sta accadendo in questi giorni in
Terra Santa. Ringrazio Dio per la decisione di fermare gli scontri armati e auspico
che si percorrano le vie del dialogo e della pace. Domani sera, gli Ordinari
Cattolici di Terra Santa celebreranno insieme ai loro fedeli la Veglia di Pentecoste
nella chiesa di Santo Stefano a Gerusalemme, implorando il dono della pace.
Colgo l’occasione per chiedere a tutti i pastori e i fedeli della Chiesa Cattolica di
unirsi a loro in preghiera. Che si elevi in ogni comunità la supplica allo Spirito
Santo «affinché israeliani e palestinesi possano trovare la strada del dialogo e
del perdono, per essere pazienti costruttori di pace e di giustizia, aprendosi,
passo dopo passo, ad una speranza comune, ad una convivenza tra fratelli»
(Regina Caeli, 16 maggio 2021).
Signori Ambasciatori, nell’offrirvi queste riflessioni, formulo i miei voti augurali
per le responsabilità che ora assumete e vi assicuro la collaborazione e l’aiuto
degli Uffici della Santa Sede nell’adempimento dei vostri doveri. Su di voi e sulle
vostre famiglie, sui vostri colleghi e collaboratori e su tutti i vostri connazionali,
invoco di cuore da Dio i doni di sapienza, di fortezza e di pace.

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PAPA FRANCESCO REGINA CAELI

Dopo il Regina Caeli:
[…] Oggi inizia la “Settimana Laudato si’”, per educarci sempre di più ad
ascoltare il grido della Terra e il grido dei poveri. Ringrazio il Dicastero per il
Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, il Movimento Cattolico Mondiale per il
Clima, Caritas Internationalis e le numerose organizzazioni aderenti, e invito
tutti a partecipare. […]

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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI MEMBRI DELL’ASSOCIAZIONE “METER”

Cari fratelli e sorelle,
sono lieto di incontrare voi rappresentanti dell’Associazione Meter, che dal 1989
– quando pochi parlavano di questa piaga – è impegnata nella lotta alla pedofilia
in Italia e in altri Paesi. Saluto e ringrazio il Vescovo Mons. Antonio Staglianò e
Don Fortunato Di Noto, che ha fondato questa importante realtà. E saluto e
ringrazio il Cardinale Paolo Lojudice, e quanti in vari modi sostengono
l’Associazione, a tutela e difesa dei bambini abusati e maltrattati.
In questi anni, col vostro lavoro generoso, avete contribuito a rendere visibile
l’amore della Chiesa per i più piccoli e indifesi. Quante volte, come il buon
samaritano del Vangelo, vi siete fatti vicini con rispetto e compassione, per
accogliere, consolare, proteggere! Vicinanza, compassione e tenerezza: è lo stile
di Dio. Quante ferite spirituali avete fasciato! Per tutto questo la Comunità
ecclesiale vi è riconoscente.
La vostra Associazione possiamo paragonarla a una casa. Quando diciamo “casa”
pensiamo a un luogo di accoglienza, di riparo, di custodia. La parola casa ha un
sapore tipicamente familiare, che evoca il calore, l’affetto, la tenerezza che si
possono sperimentare appunto in una famiglia, specialmente nel momento
dell’angoscia e del dolore. E voi siete stati e siete “casa” per tanti bambini violati
nella loro innocenza o schiavizzati dall’egoismo degli adulti. Siete stati e siete
casa di speranza, favorendo in molte vittime un percorso di liberazione e di
riscatto. Vi incoraggio pertanto a proseguire in questa benemerita attività sociale
e umana, continuando a offrire il vostro prezioso contributo nel servizio di
protezione dell’infanzia.
Il vostro lavoro è quanto mai necessario perché, purtroppo, continuano gli abusi
perpetrati ai danni dei bambini. Mi riferisco in modo particolare agli adescamenti
che avvengono mediante internet e i vari social media, con pagine e portali
dedicati alla pedopornografia. Si tratta di una piaga che, da una parte, richiede
di essere affrontata con rinnovata determinazione dalle istituzioni pubbliche,
dalle autorità, e dall’altra, necessita di una presa di coscienza ancora più forte
delle famiglie e delle diverse agenzie educative. Anche oggi vediamo quante
volte nelle famiglie, la prima reazione è coprire tutto; una prima reazione che c’è
sempre anche in altre istituzioni e anche nella Chiesa. Dobbiamo lottare con
questa abitudine vecchia di coprire. So che voi siete sempre vigili nel proteggere
i bambini anche nel contesto dei più moderni mezzi di comunicazione.
L’abuso sui minori è una sorta di “omicidio psicologico” e in tanti casi una
cancellazione dell’infanzia. Perciò, la protezione dei bambini contro lo
sfruttamento sessuale è un dovere di tutti gli Stati, chiamati a individuare sia i
trafficanti sia gli abusatori. In pari tempo, sono quanto mai doverose la denuncia
e la prevenzione attuate nei vari ambiti della società: scuola, realtà sportive,
ricreative e culturali, comunità religiose, singoli individui. Inoltre, nel campo
della tutela dei minori e nella lotta alla pedofilia occorre predisporre interventi
specifici per un aiuto efficace alle vittime.
Su tutti questi fronti l’Associazione Meter collabora attivamente con organi
istituzionali e con diversi settori della società civile, tramite anche opportuni
protocolli di intesa. Continuate senza tentennamenti la vostra opera, ponendo
particolare attenzione all’espetto educativo, per formare nella gente una
coscienza salda e sradicare la cultura dell’abuso e dello sfruttamento.
Il logo della vostra Associazione è formato da una grande lettera “M” che
richiama l’idea di grembo, accoglienza, protezione e l’abbraccio ai più piccoli.
All’interno della “M” si trovano dodici stelle, simbolo della corona della Vergine
Maria, Madre di Gesù e madre di tutti i bambini. Ella, madre premurosa, tutta
protesa ad amare suo Figlio Gesù, è modello e guida per l’intera Associazione,
stimolando ad amare con carità evangelica i bambini vittime di schiavitù e di
violenza. La carità verso il prossimo è inseparabile dalla carità che Dio ha per noi
e che noi abbiamo per Lui. Per questo vi esorto a radicare sempre la vostra
attività quotidiana nella quotidiana relazione con Dio: nella preghiera personale e
comunitaria, nell’ascolto della sua Parola e soprattutto nell’Eucaristia,
sacramento di unità e vincolo di carità.
Cari fratelli e sorelle, rinnovo ai responsabili, ai soci, ai volontari e a quanti
cooperano con la vostra Associazione il mio apprezzamento e la mia
riconoscenza. Non abbiate paura di fronte alle incomprensioni e alle difficoltà; ce
ne sono tante, ma non abbiate paura. Andate avanti con coraggio e
perseveranza. Vi accompagno con la mia preghiera e anche con la mia
benedizione. E anche voi, per favore, non dimenticatevi di pregare per me.
Grazie!

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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA 107ma GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO 2021

Cari fratelli e sorelle!

Nella Lettera Enciclica Fratelli tutti ho espresso una preoccupazione e un desiderio, che ancora occupano un posto importante nel mio cuore: «Passata la crisi sanitaria, la peggiore reazione sarebbe quella di cadere ancora di più in un febbrile consumismo e in nuove forme di auto-protezione egoistica. Voglia il Cielo che alla fine non ci siano più “gli altri”, ma solo un “noi”» (n. 35).

Per questo ho pensato di dedicare il messaggio per la 107a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato a questo tema: “Verso un noi sempre più grande”, volendo così indicare un chiaro orizzonte per il nostro comune cammino in questo mondo.

La storia del “noi”

Questo orizzonte è presente nello stesso progetto creativo di Dio: «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi”» (Gen 1,27-28). Dio ci ha creati maschio e femmina, esseri diversi e complementari per formare insieme un noi destinato a diventare sempre più grande con il moltiplicarsi delle generazioni. Dio ci ha creati a sua immagine, a immagine del suo Essere Uno e Trino, comunione nella diversità.

E quando, a causa della sua disobbedienza, l’essere umano si è allontanato da  Dio, Questi, nella sua misericordia, ha voluto offrire un cammino di riconciliazione non a singoli individui, ma a un popolo, a un noi destinato ad includere tutta la famiglia umana, tutti i popoli: «Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio» (Ap 21,3).

La storia della salvezza vede dunque un noi all’inizio e un noi alla fine, e al centro il mistero di Cristo, morto e risorto «perché tutti siano una sola cosa» (Gv 17,21). Il tempo presente, però, ci mostra che il noi voluto da Dio è rotto e frammentato, ferito e sfigurato. E questo si verifica specialmente nei momenti di maggiore crisi, come ora per la pandemia. I nazionalismi chiusi e aggressivi (cfr Fratelli tutti, 11) e l’individualismo radicale (cfr ibid., 105) sgretolano o dividono il noi, tanto nel mondo quanto all’interno della Chiesa. E il prezzo più alto lo pagano coloro che più facilmente possono diventare gli altri: gli stranieri, i migranti, gli emarginati, che abitano le periferie esistenziali.

In realtà, siamo tutti sulla stessa barca e siamo chiamati a impegnarci perché non ci siano più muri che ci separano, non ci siano più gli altri, ma solo un noi, grande come l’intera umanità. Per questo colgo l’occasione di questa Giornata per lanciare un duplice appello a camminare insieme verso a un noi sempre più grande, rivolgendomi anzitutto ai fedeli cattolici e poi a tutti gli uomini e le donne del mondo.

Una Chiesa sempre più cattolica

Per i membri della Chiesa Cattolica tale appello si traduce in un impegno ad essere sempre più fedeli al loro essere cattolici, realizzando quanto San Paolo raccomandava alla comunità di Efeso: «Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo» (Ef 4,4-5).

Infatti la cattolicità della Chiesa, la sua universalità è una realtà che chiede di essere accolta e vissuta in ogni epoca, secondo la volontà e la grazia del Signore che ci ha promesso di essere con noi sempre, fino alla fine dei tempi (cfr Mt 28,20). Il suo Spirito ci rende capaci di abbracciare tutti per fare comunione nella diversità, armonizzando le differenze senza mai imporre una uniformità che spersonalizza. Nell’incontro con la diversità degli stranieri, dei migranti, dei rifugiati, e nel dialogo interculturale che ne può scaturire ci è data l’opportunità di crescere come Chiesa, di arricchirci mutuamente. In effetti, dovunque si trovi, ogni battezzato è a pieno diritto membro della comunità ecclesiale locale, membro dell’unica Chiesa, abitante nell’unica casa, componente dell’unica famiglia.

I fedeli cattolici sono chiamati a impegnarsi, ciascuno a partire dalla comunità in cui vive, affinché la Chiesa diventi sempre più inclusiva, dando seguito alla missione affidata da Gesù Cristo agli Apostoli: «Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,7-8).

Oggi la Chiesa è chiamata a uscire per le strade delle periferie esistenziali per curare chi è ferito e cercare chi è smarrito, senza pregiudizi o paure, senza proselitismo, ma pronta ad allargare la sua tenda per accogliere tutti. Tra gli abitanti delle periferie troveremo tanti migranti e rifugiati, sfollati e vittime di tratta, ai quali il Signore vuole sia manifestato il suo amore e annunciata la sua salvezza. «I flussi migratori contemporanei costituiscono una nuova “frontiera” missionaria, un’occasione privilegiata di annunciare Gesù Cristo e il suo Vangelo senza muoversi dal proprio ambiente, di testimoniare concretamente la fede cristiana nella carità e nel profondo rispetto per altre espressioni religiose. L’incontro con migranti e rifugiati di altre confessioni e religioni è un terreno fecondo per lo sviluppo di un dialogo ecumenico e interreligioso sincero e arricchente» (Discorso ai Direttori Nazionali della Pastorale per i Migranti, 22 settembre 2017).

Un mondo sempre più inclusivo

A tutti gli uomini e le donne del mondo va il mio appello a camminare insieme verso un noi sempre più grande, a ricomporre la famiglia umana, per costruire assieme il nostro futuro di giustizia e di pace, assicurando che nessuno rimanga escluso.

Il futuro delle nostre società è un futuro “a colori”, arricchito dalla diversità e dalle relazioni interculturali. Per questo dobbiamo imparare oggi a vivere insieme, in armonia e pace. Mi è particolarmente cara l’immagine, nel giorno del “battesimo” della Chiesa a Pentecoste, della gente di Gerusalemme che ascolta l’annuncio della salvezza subito dopo la discesa dello Spirito Santo: «Siamo Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadocia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Ebrei e proseliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio» (At 2,9-11).

È l’ideale della nuova Gerusalemme (cfr Is 60; Ap 21,3), dove tutti i popoli si ritrovano uniti, in pace e concordia, celebrando la bontà di Dio e le meraviglie del creato. Ma per raggiungere questo ideale dobbiamo impegnarci tutti per abbattere i muri che ci separano e costruire ponti che favoriscano la cultura dell’incontro, consapevoli dell’intima interconnessione che esiste tra noi. In questa prospettiva, le migrazioni contemporanee ci offrono l’opportunità di superare le nostre paure per lasciarci arricchire dalla diversità del dono di ciascuno. Allora, se lo vogliamo, possiamo trasformare le frontiere in luoghi privilegiati di incontro, dove può fiorire il miracolo di un noi sempre più grande.

A tutti gli uomini e le donne del mondo chiedo di impiegare bene i doni che il Signore ci ha affidato per conservare e rendere ancora più bella la sua creazione. «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”» (Lc 19,12-13). Il Signore ci chiederà conto del nostro operato! Ma perché alla nostra Casa comune sia assicurata la giusta cura, dobbiamo costituirci in un noi sempre più grande, sempre più corresponsabile, nella forte convinzione che ogni bene fatto al mondo è fatto alle generazioni presenti e a quelle future. Si tratta di un impegno personale e collettivo, che si fa carico di tutti i fratelli e le sorelle che continueranno a soffrire mentre cerchiamo di realizzare uno sviluppo più sostenibile, equilibrato e inclusivo. Un impegno che non fa distinzione tra autoctoni e stranieri, tra residenti e ospiti, perché si tratta di un tesoro comune, dalla cui cura come pure dai cui benefici nessuno dev’essere escluso.

Il sogno ha inizio

Il profeta Gioele preannunciava il futuro messianico come un tempo di sogni e di visioni ispirati dallo Spirito: «Io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni» (3,1). Siamo chiamati a sognare insieme. Non dobbiamo aver paura di sognare e di farlo insieme come un’unica umanità, come compagni dello stesso viaggio, come figli e figlie di questa stessa terra che è la nostra Casa comune, tutti sorelle e fratelli (cfr Enc. Fratelli tutti, 8).

Preghiera

Padre santo e amato,
il tuo Figlio Gesù ci ha insegnato
che nei Cieli si sprigiona una gioia grande
quando qualcuno che era perduto
viene ritrovato,
quando qualcuno che era escluso, rifiutato o scartato
viene riaccolto nel nostro noi,
che diventa così sempre più grande.

Ti preghiamo di concedere a tutti i discepoli di Gesù
e a tutte le persone di buona volontà
la grazia di compiere la tua volontà nel mondo.
Benedici ogni gesto di accoglienza e di assistenza
che ricolloca chiunque sia in esilio
nel noi della comunità e della Chiesa,
affinché la nostra terra possa diventare,
così come Tu l’hai creata,la Casa comune di tutti i fratelli e le sorelle. Amen.

Roma, San Giovanni in Laterano, 3 maggio 2021, Festa dei Santi Apostoli Filippo e Giacomo

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PAPA FRANCESCO: REGINA CAELI

Dopo il Regina Caeli

Cari fratelli e sorelle!

[…] Il mio pensiero oggi va anche all’Associazione Meter, che incoraggio a continuare nell’impegno in favore dei bambini vittime della violenza e dello sfruttamento. […]

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PAPA FRANCESCO: REGINA CAELI

Dopo il Regina Caeli

Cari fratelli e sorelle!

[…] Vi confesso che sono molto addolorato per la tragedia che ancora una volta si è consumata nei giorni scorsi nel Mediterraneo. Centotrenta migranti sono morti in mare. Sono persone, sono vite umane, che per due giorni interi hanno implorato invano aiuto, un aiuto che non è arrivato. Fratelli e sorelle, interroghiamoci tutti su questa ennesima tragedia. È il momento della vergogna. Preghiamo per questi fratelli e sorelle, e per tanti che continuano a morire in questi drammatici viaggi. Preghiamo anche per coloro che possono aiutare ma preferiscono guardare da un’altra parte. Preghiamo in silenzio per loro. […]

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PAPA FRANCESCO: REGINA CAELI

Prima di concludere questa celebrazione, vorrei ringraziare quanti hanno collaborato per prepararla e per trasmetterla in diretta. E saluto tutti coloro che sono collegati tramite i media.
Un saluto particolare rivolgo a voi, presenti qui nella chiesa di Santo Spirito in Sassia, Santuario della Divina Misericordia: fedeli abituali, personale infermieristico, carcerati, persone con disabilità, rifugiati e migranti, Suore Ospedaliere della Divina Misericordia, volontari della Protezione Civile.

Voi rappresentate alcune realtà nelle quali la misericordia si fa concreta, si fa vicinanza, servizio, attenzione alle persone in difficoltà. Vi auguro di sentirvi sempre misericordiati per essere a vostra volta misericordiosi.

La Vergine Maria, Madre della Misericordia, ottenga questa grazia a tutti noi.