7 Luglio 2015 | Discorso del Santo Padre, Incontro

INCONTRO CON LA SOCIETÀ CIVILE DISCORSO DEL SANTO PADRE

Chiesa di San Francisco, Quito (Ecuador)

[…] La migrazione, la concentrazione urbana, il consumismo, la crisi della famiglia, la disoccupazione, le sacche di povertà producono incertezze e tensioni che costituiscono una minaccia per la convivenza sociale. Le norme e le leggi, così come i progetti della comunità civile, devono cercare l’inclusione, per favorire spazi di dialogo, spazi di incontro e quindi lasciare al ricordo doloroso qualunque tipo di repressione, il controllo illimitato e la sottrazione di libertà. La speranza di un futuro migliore richiede di offrire reali opportunità ai cittadini, soprattutto ai giovani, creando occupazione, con una crescita economica che arrivi a tutti, e non rimanga nelle statistiche macroeconomiche, creando uno sviluppo sostenibile che generi un tessuto sociale forte e ben coeso. Se non c’è solidarietà questo è impossibile. Ho accennato ai giovani e alla mancanza di lavoro. A livello mondiale è allarmante. Paesi europei che erano ad alto livello alcuni decenni fa, adesso stanno subendo nella popolazione giovanile – dai 25 anni in giù – un 40/50% di disoccupazione. Se non c’è solidarietà questo non si risolve. Dicevo ai Salesiani [a Torino]: “Voi, che Don Bosco ha fondato per educare, oggi, educazione di emergenza per quei giovani che non hanno lavoro!”. Perché? Emergenza per prepararli a piccoli lavori che diano loro la dignità di poter portare il pane a casa. A questi giovani disoccupati, che sono quelli che chiamiamo i “né né”: né studiano né lavorano, che prospettiva rimane? Le dipendenze, la tristezza, la depressione, il suicidio – non si pubblicano integralmente le statistiche sui suicidi giovanili – o arruolarsi in progetti di follia sociale, che almeno presentino loro un ideale? Oggi ci è chiesto di curare, in modo speciale, con solidarietà, questo terzo settore di esclusione della cultura dello scarto. Il primo sono i bambini, perché o non li si vuole – ci sono paesi sviluppati che hanno una natalità quasi dello zero per cento –, o li si uccide prima che nascano. Poi gli anziani, che si abbandonano e li si lascia e si dimentica che sono la saggezza e la memoria del loro popolo. Li si scarta. E adesso è venuto il turno dei giovani. A chi hanno lasciato il posto? Ai servitori dell’egoismo, del dio denaro che sta al centro di un sistema che ci schiaccia tutti. […]